Vincenzo Noto

 

 

L’ARCIVESCOVO MONTENEGRO TRA LA FOLLA

UN GESTO DI DENUNCIA E DI PROFEZIA CRISTIANA

 

 

L’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, non ha voluto celebrare i funerali dei due piccoli di Favara che hanno perso la vita nel crollo della loro casa fatiscente. In un comunicato il presule spiega il perché del suo gesto annunciato qualche mese fa dopo l’ alluvione che ha distrutto alcuni centri del messinese dove è stato per tanti anni vescovo ausiliare.

Monsignor Montenegro,  che è stato anche presidente di Caritas italiana, ha voluto partecipare alle esequie celebrate dall’arciprete di Favara don Mimmo Zambito, tra la folla, fedele tra i fedeli, ma più presente che mai negli incubi delle autorità politiche ed amministrative che hanno letto il gesto del presule agrigentino come una contestazione al loro operato.

Dopo l’alluvione che ha travolto  Giampilieri e Scaletta Zanclea monsignor Montenegro aveva scritto alle autorità: “Chiedo anche al Signore che non arrivi mai il momento di dovermi rifiutare di celebrare funerali «previsti» e «preannunciati», perché quel giorno, se mai dovesse arrivare, il mio posto – da agrigentino – sarà tra la nostra gente a pregare, ma non me la sentirò di parlare, come sarebbe successo se fossi stato a Messina”. “ Non è un sottrarmi al mio ruolo di vescovo - scrive ancora Montenegro – di pastore della porzione di popolo che il Signore mi ha affidato, ma un farmi solidale e vicino alla famiglia Bellavia in questo giorno che è giorno di preghiera e di silenzio.”

La scelta di Montenegro ha provocato consensi tra i cittadini di Favara ma anche malumore tra amministratori e la gente che conta in un paese dove tutti sapevano ma dove tutti  poco cristianamente facevano finta di non vedere. Si tratta di un preciso atto di denuncia per come sono andate le cose sin ad ora e non soltanto nell’agrigentino, ma anche di un messaggio carico di profezia per il futuro. Molti centri storici della Sicilia sono in condizioni simili a quello di Favara, dovunque ci sono case popolari completate e non assegnate e quindi distrutte dai vandali mentre centinaia di famiglie fanno la fila negli uffici comunali per conoscere graduatorie diventate sogni ed incubi.

Le parole e gli atti di monsignor Montenegro sono condivise pienamente dalla comunità ecclesiale siciliana che spera veramente in una svolta nella amministrazione della cosa pubblica gestita, troppo spesso, come cosa assolutamente privata o di gruppi partitici che ne decidono le sorti sempre a danno della collettività. Ma non devono essere solo i vescovi a prendere atteggiamenti simili, ma anche parroci e laici cattolici impegnati nelle numerose realtà ecclesiali. Dio sta sempre dalla parte dei poveri ci ripete il salmo 18, ma non sempre nelle comunità si ha la sensazione che la stessa cosa faccia la chiesa. Montenegro, senza nessuna arroganza, ha lanciato una sfida che tutti dobbiamo sapere accogliere per diventare lievito in una massa sempre meno capace di ascoltare la parola di Dio ma desiderosa di segni profetici che ne sconvolgano la poco cristiana.

 

Vincenzo Noto

 

 

progetto: SoMigrafica 2009