Vincenzo Noto

 

 

IL RUOLO DEI CATTOLICI A PALERMO

 

Nino Alongi, su Repubblica di domenica 13 edizione di Palermo, lanciava un appello al mondo cattolico cittadino perché portasse un concreto contributo a fare uscire la città dal baratro nel quale è stata condotta da politici mediocri e da una classe dirigente che, salvo qualche rara eccezione, ha dato una pessima prova di sè.

E per stimolare la riflessione di quanti, ormai con qualche capello bianco in più, hanno vissuto stagioni anche entusiasmanti, ricorda il tempo della Primavera di Palermo che aveva trasformato questa città in un grande laboratorio culturale e politico, facendone punto di riferimento nel Mediterraneo e nel mondo intero (si pensi al discorso della Clinton al teatro Massimo).

Alongi sa benissimo, essendone stato parte attiva, che il laicato cattolico non solo è stato in prima fila nella creazione delle premesse alla Primavera, ma è riuscito a coinvolgere anche la parte sana laica in processi di micro e macro politica che costringevano tutti a liberarsi del malcostume politico imperante nelle sedi istituzionali, alla vigilia di quel grande stravolgimento avvenuto con la fine della Democrazia Cristiana e dei partiti satelliti con cui il partito di Lima amministrava tutto in Sicilia.

Alongi chiede al laicato cattolico di tentare oggi una operazione analoga. Ma è ovvio che occorre prima rispondere con molta sincerità a questa domanda: In che condizioni si trova il laicato cattolico organizzato a Palermo? E’ vero che vive chiuso in una devozione intimistica o si dedica solo ad opere di assistenzialismo, come lascia intendere Alongi nel suo articolo? Per quanto mi riguarda ritengo che tutte e due queste realtà sono utili ad una vita cristiana che non si fermi solo alla fede, ma che tenga nel giusto rilievo  anche le opere, secondo l’insegnamento di san Giacomo. La cosa che, invece, mi sembra grave e complessa è che il laicato palermitano organizzato non vive oggi le tensioni che viveva negli anni ottanta per cui, alla fine, il suo contributo al momento presente per fare uscire Palermo dal disastro culturale e morale in cui versa rischia di essere ben poca cosa.

Il laicato cattolico e non cattolico  della Primavera  di Palermo è stato frutto di una azione pastorale lungimirante e concreta di un cardinale che porta un nome ben preciso, Salvatore Pappalardo. Che è stata guida ferma e sicura di una comunità ecclesiale e civile aggredita in tutti i modi dalla malavita organizzata, dalla corruzione politica, costretto a registrare resistenze anche all’interno del mondo cattolico.

Si pensi, ma solo per fare un esempio, che cosa ha rappresentato per Palermo e la Sicilia l’omelia del cardinale Pappalardo nella chiesa di san Domenico il giorno dei funerali del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della giovane moglie, Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo.

Il laicato cattolico andava orgoglioso del suo pastore che, a sua volta, era orgoglioso di come i laici più sensibili avevano colto in pieno il senso più vero della sua missione. Come direttore dell’Agenzia Mondo Cattolico di Sicilia ho vissuto in maniera molto attiva quel periodo e ricordo il fermento di proposte che provenivano dai Docenti cattolici, dall’Aimc, dalle Acli, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, ma anche di come il mondo marxista guardava con estrema attenzione ai cattolici anticipando in qualche modo gli sconvolgimenti  del crollo del muro di Berlino.

Il mondo cattolico palermitano è oggi attraversato da una tensione etica simile? Non mi pare. Non si tratta di attribuire colpe o responsabilità a qualcuno o ignorare il fatto che anche a Palermo ci sono laici cattolici di grande spessore spirituale e culturale, quanto di registrare un fenomeno di mediocrità d’insieme che attraversa tutta la città, la sua classe dirigente e anche il mondo cattolico che si è fatto fagocitare dalla politica del privato e dalla soddisfazione del bisogno personale, familiare o del gruppo di appartenenza. Al tempo della Primavera  palermitana la politica veniva considerata un settore nobile di impegno (Paolo sesto ci ha insegnato che la politica è la più alta forma di carità), oggi chi ha un minimo di sensibilità sociale per il bene comune è costretto a scappare e a rifugiarsi in un mondo tutto suo in attesa di tempi migliori. E così Palermo è sempre più in agonia, e il mondo cattolico, che non coincide con il clero le sue istituzioni e le chiese che sono anche piene,  non da segni di grande vitalità.

Vincenzo Noto

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009