Vincenzo Noto

 

      

BERLUSCONI STRAPARLA. DICI LA TUA

Hanno suscitato molta preoccupazione le parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dinnanzi alla annuale assemblea di Confindustria. Le sue parole, come sempre, hanno finito per offuscare i veri problemi dell’industria italiana in piena crisi, e hanno suscitato polemiche che sembrano rivelare ancora di più i sentimenti di ostilità verso non tanto il numero dei parlamentari o le regole del loro lavoro, quanto verso la stessa natura del Parlamento come organo legislativo e di controllo dell’attività governativa.

Non ci si può nascondere il fatto che Burlusconi in un momento in cui ha cominciato il suo declino morale e politico  per le vicende familiari, le veline, la “papi”, i “cucù”, la disoccupazione e così continuando, voglia scaricare sugli altri le responsabilità di una gestione pubblica fondata sulla cultura della azienda familiare e non sulle regole della democrazia garantite dalla Carta costituzionale che vuole pure cambiare. Come tutti i grandi leaders populisti riesce ancora a riempire le piazze e ad ottenere ampi consensi. Ma come ci insegna la storia tutti i regimi che fanno appello diretto al popolo saltando le istituzioni parlamentari finiscono, e restano solo le macerie di governi che appellandosi al popolo lo hanno sempre danneggiato e sfruttato per realizzare sistemi farneticanti.

Si tratta di un momento molto delicato per il nostro paese che sul piano internazionale perde ogni giorno prestigio, visto che tutti i giornali di grande rilievo all’estero sono costretti ad occuparsi dell’Italia soltanto per le vicende affettive del presidente del Consiglio. L’Italia che lavora, che tira la cinghia, che ogni giorno lotta per mettere insieme pranzo e cena non ha nemmeno il tempo per pensare e finisce con l’avallare un sistema che nei più sensibili democraticamente suscita molti interrogativi.

Ovviamente questa è soltanto una chiave di lettura della situazione molto complessa del nostro paese e su essa chiediamo a tutti di esprimersi inviando il proprio parere. Intanto pubblichiamo due interventi che sono abbastanza autorevoli nella realtà politica siciliana.

 

 

Piuttosto che gridare allo scandalo è opportuno capire perché certe cose avvengono. Le dichiarazioni in merito al Parlamento, rese da Berlusconi all’Assemblea della Confindustria, non mi sembrano infatti, assolutamente sorprendenti se si tiene conto dello stile “nuovo” che il premier si è imposto in questi ultimi anni. Uno stile spesso alla ricerca del sensazionale, che tende a dissacrare o, nella migliore delle ipotesi, a banalizzare quel che è sempre stato considerato sacrale.

Uno stile che, però, coglie, anche se in modo plateale, il sentire della gente comune.

Quello che Berlusconi dice non è forse quello che pensa la gente comune ?

Sfido chiunque a dimostrarmi che la gente, genericamente e qualunquisticamente, non si senta in conflitto con un sistema, del quale il Parlamento è asse centrale, che troppo spesso si manifesta come area di privilegio ?

Ecco allora il suo richiamo diretto al popolo, a quella gente comune di cui dicevo, che gli offre una massa crescente di consensi in grado di assicurargli il potere.

Quello di Berlusconi, nonostante talune similitudini soprattutto sul tema della sapiente gestione dei media, non ha nulla a che dividere con lo stile mussoliniano come da qualche parte si tende ad accreditare. Lo stile mussoliniano, anch’esso nazional-popolare, sollecitava il presenzialismo e la partecipazione pubblica, quello berlusconiano tende piuttosto a chiudere i cittadini nel privato, magari un privato virtuale ma, pur sempre un privato che ama delegare riservandosi, laddove possibile, giudizi generici che fanno di tutta l’erba un fascio, ma sostanzialmente indolori perché non seguiti da comportamenti conseguenti.

Pasquale Hamel

 

 

 

Berlusconi rispetti il Parlamento

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha nuovamente criticato oggi il parlamento ribadendo, davanti alla platea di Confindustria, la necessità di rafforzare i suoi poteri.

Un Parlamento già oggi largamente controllato dal presidente del Consiglio, che ha nominato i parlamentari eletti “in quota” Forza Italia, dopo avere imposto la riforma elettorale che ha soppresso il voto di preferenza dei candidati, cioè la libertà per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti da mandare alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica.

E a conferma di quella che è la sua pessima idea della democrazia, Silvio Berlusconi si è vantato di avere “un governo che per la prima volta è retto da un imprenditore e da una squadra di ministri che sembrano membri di un Cda (cioè di un Consiglio di Amministrazione) per la loro efficienza”.

Il presidente del Consiglio pensa forse che l’Italia sia una delle sue tante aziende, in cui i cittadini esercitano la democrazia solo al momento del voto, cioè un secondo ogni cinque anni? E’ evidente che siamo di fronte ad una concezione della democrazia che definirei autoritaria, che nulla ha a che vedere con la democrazia partecipata, che invece valorizza la partecipazione attiva e costante dei cittadini alla vita democratica del Paese, anche attraverso il ruolo dei parlamentari eletti e dei corpi sociali intermedi.

Il presidente del Consiglio ha inoltre affermato che “dobbiamo però fare i conti con una legislazione da ammodernare perché il premier non ha praticamente nessun potere e dovremo arrivare ad un ddl di iniziativa popolare perché non si può chiedere ai capponi e ai tacchini di anticipare il Natale". Dichiarazioni, queste, che offendendo non solo i parlamentari ma soprattutto il parlamento, che è l’architrave del nostro sistema democratico.

Sono anch’io convinto che sia necessario ridurre il numero dei parlamentari, per tagliare i costi della politica e migliorare la funzionalità del parlamento, ma per farlo non è necessario attaccare le istituzioni democratiche previste dalla Costituzione. Non condivido invece per niente la necessità di dare maggiori poteri al premier a discapito del parlamento.

"Il presidente del Consiglio – ha detto ancora sbagliando Berlusconi - non ha nessun potere perché la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e quindi tutti i poteri sono stati dati al parlamento e non al premier". Forse Berlusconi vorrebbe cancellare la tripartizione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, assumendoli personalmente?

E’ certo che, dopo avere attaccato ieri la magistratura, titolare del potere giudiziario,  Berlusconi chiede oggi più poteri criticando i parlamentari, che secondo il premier non saprebbero come votare, tanto che sarebbe meglio, a  suo dire, fare votare solo i capigruppo. Invece di pensare a rafforzare i suoi poteri, consigliamo a Berlusconi di occuparsi della crisi economica che travolge famiglie e imprese.

Giuseppe Lupo

Deputato all’ARS e componente

della segreteria nazionale del PD

 

 

 

A RUOTA LIBERA

Il Cavaliere va ormai a ruota libera; è contro i giudici, contro i giornali, contro l’opposizione ed è anche contro il Parlamento.

Se il Capo del governo si limitasse ad invocare  un parlamento meno pletorico e più agile nella sua attività non ci sarebbero obiezioni rilevanti da fare, ma il suo odierno intervento davanti alla platea di Confindustria è stato ancora una volta privo di stile e rivelatore di una concezione dello Stato che  vuole affidare al Parlamento,   poche decisioni e scarso potere di controllo, per di più negandogli una vera legittimazione popolare.

Oggi il Premier ha sostenuto che “le rivoluzioni sono più forti delle riforme” perché c’è un Parlamento che rallenta tutto  ed è – nella visione del monarca democratico – quasi un inciampo, un ostacolo da rimuovere modificandone la struttura e….. forse anche depotenziandolo per ridurlo ad un organo poco più che consultivo.

Sono, però,  gli stessi deputati in carica che dovrebbero riformare il Parlamento portandone ad un centinaio i componenti, ma – in un crescendo di eleganza da statista – il Cavaliere afferma che  non è possibile chiedere “ai capponi e ai tacchini di anticipare il Natale”.

Come si fa a non trattenere l’indignazione?

Eppure il consenso per il Cavaliere è sempre alto!

Bisogna svegliarsi ed esercitare una cittadinanza piena ed attiva difendendo la democrazia e le sue fondamentali articolazioni.

Il Parlamento deve restare il centro pulsante della vita democratica del Paese, semmai deve essere reso più rappresentativo della comunità nazionale.

Il Cavaliere non se la prenda con tutti pensando che, col vento in poppa, può fare quello che vuole.

Sessanta componenti del governo non gli bastano; gli basterebbero cento deputati.

L’idea di Berlusconi, novello Napoleone, è un’idea retrograda ed accentratrice, di chi vuol accrescere senza limiti il suo potere e di chi non tollera nessuna critica e considera i giudici che potrebbero condannarlo come suoi pregiudiziali nemici.

Rino La Placa

 

 

progetto: SoMigrafica 2009