Vincenzo Noto

 

 

VERSO UNA CHIESA REALMENTE LIBERA

 

E’ scontata la tentazione di molti commentatori della prolusione di apertura del cardinale Bagnasco alla sezione autunnale del Consiglio di Presidenza della Conferenza episcopale italiana di leggerla in chiave antiberlusconiana, perché – diciamolo chiaramente – l’arcivescovo di Genova sassolini dalle scarpe se ne è tolti tanti, sempre con grande signorilità di toni e di linguaggio.

Quando Bagnasco dice ai suoi confratelli e a tutti quelli che in Italia si riconoscono nell’insegnamento della chiesa cattolica che “occorre, inoltre, che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda (art.54), ha davanti a se, ovviamente, lo stile di vita, sottoposto a processo pubblico mediatico, del capo di governo che ammette pure di “non essere santo”. Da sottolineare l’alto profilo delle parole di Bagnasco che non scende sul terreno dei pettegolezzi o dei rimproveri moralistici, ma ricorda, in termini molto laici, la stessa carta fondamentale della nostra vita repubblicana che esige misura, sobrietà, disciplina e onore, valori che sono di tutti e per tutti.

E se qualcuno pensava di trattare in termini mercantili con gli organi ufficiali della chiesa su questioni che il parlamento si avvia a definire (per tutti ricordiamo la legge sul fine vita), Bagnasco gli ricorda che la chiesa di popolo, la chiesa, che resta amica di tutti e non ha avversari, ma è sempre accanto ad ogni uomo con l’annuncio del vangelo, non “si lascia intimidire da nessuno” perché si considera profondamente libera. Nemmeno da chi usa i giornali come arma per strategie politiche e partitiche alle quali la chiesa resta totalmente estrane, anche se troppo spesso ne è vittima. Come è accaduto per l’attacco ad Avvenire a al suo direttore, Boffo, al quale Bagnasco dedica le prime parole della sua prolusione.

L’arcivescovo di Genova non ignora che ormai da troppo tempo il popolo italiano sembra imbarbarito nel discutere di politica, animato da rancori e odiosità, più che dall’amore verso l’Italia e la sua gente e, per questo, rivolge un caloroso appello alla “serenità” e al “dialogo” perché vengano messe da parte contrapposizioni che fanno soltanto molto male alla gente che lavora e  si sacrifica ogni giorno per condurre una vita dignitosa.

Interessante anche il ricordo dei 150 anni dell’Unità d’Italia cosa che fa intuire come la Chiesa italiana guarda al paese in termini unitari.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009