Vincenzo Noto

 

 

CHIESA ITALINA E MEZZOGIORNO. QUALCOSA  NON FUNZIONA

 

I vescovi italiani auspicano un paese solidale nel nuovo documento dedicato al Mezzogiorno ( del testo ce ne occupiamo in altri articoli), proprio mentre in Italia  va in frantumi ogni idea di bene comune o di sviluppo programmato, nel quale ci sia posto per una equa spartizione della ricchezza nazionale. Il Nord diventa sempre più ricco e si sposta verso l’Europa che conta, e il Sud  arranca senza produrre ricchezza, anzi consumando risorse che appartengono ad altre aree del paese, e si avvicina sempre più ai paesi del Nord Africa.

Il documento della Cei, ricco di suggestioni e di analisi che ne fanno apprezzare lo spirito con cui è stato pensato e redatto, ricorda un altro documento della Chiesa italiana pubblicato  20 fa “Sviluppo nella solidarietà” rimasto sostanzialmente lettera morta perché non solo il divario Nord-Sud non è stato colmato, ma è addirittura aumentato portando, negli ultimi tempi, ad una ripresa dell’emigrazione giovanile che impoverisce ulteriormente le regioni del Mezzogiorno.

Questo documento  come , del resto, molti altri, rischia di trovare spazio per qualche giorno nei quotidiani, forse le diocesi organizzeranno convegni estivi con esperti di materie economiche, ma difficilmente produrrà una conversione innanzitutto delle chiese del sud capaci di incidere nel divenire di una cultura economicamente piagnona, incapace di organizzarsi per un corretto utilizzo delle risorse, che si alimenta di chiacchiere e non riesce a mettersi in discussione perché sempre  orgogliosa.

La conversione, auspicata da molti, deve portare anche ad una profonda revisione dei rapporti tra mondi ecclesiali e classe politica, frutto ed espressione di una gestione del potere che limita e impoverisce tutto il meridione, valorizzando le lodevoli eccezioni.

Se quanti nella Chiesa italiana hanno a cuore le sorti del Mezzogiorno non aggrediscono seriamente il problema della classe politica, della sua formazione, e dei rapporti con essa, cosa che mi pare questo nuovo documento non mette in primo piano (nessuno ovviamente auspica il ritorno al colleteralismo con la Democrazia Cristiana, ma nemmeno si può essere indifferenti sulla classe dirigente preoccupandosi soltanto di avere rapporti personali per ottenere vantaggi al momento opportuno), passeranno altri venti anni, si produrranno nel frattempo nuovi documenti, ma il Sud, nella sua accezione negativa, resterà sempre Sud e il Nord continuerà a crescere e prosperare godendo anche di tutti i vantaggi che un nuovo federalismo si appresta a garantirgli.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009