Vincenzo Noto

 

 

Con le “piaghe aperte” del nostro territorio

Prendiamoci cura, facciamo “squadra” 

 

Abbiamo iniziato un nuovo anno. Ci verranno donati 365 giorni per essere e diventare persone migliori in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Nelle prime pagine dell’agenda “missionaria” - regalatami dalle Francescane Missionarie di Maria che operano a Mazara del Vallo -  trovo le appropriate espressioni: “Cosa chiedere?  - in questo 2010 - Che le lacrime siano poche e condivise. Che le gioie siano sempre presenti, e l’innocenza dei bambini e la saggezza dei vecchi siano sempre rispettate. Che l’affetto sia presente in un semplice foglio di carta. Che il cuore sia sempre aperto per accogliere nuove amicizie, nuovi amori, nuove conquiste”. Mi soffermo su qualche “conquista” che dovrebbe stare a cuore a tanti. Un “traguardo-conquista” che speriamo si cerchi di attuare è quello di saper ben osservare le “piaghe aperte” del nostro territorio e di cercare di affrontarle con continua attenzione. Avere gli occhi e il cuore ben aperti alle situazioni umane più problematiche, causate dall’egoismo e dalla cattiveria di alcuni, è il primo “miglioramento” che dobbiamo realizzare. La prima “ferita” dalle nostre parti è  l’atteggiamento - purtroppo si va diffondendo - che va dall’individualismo esasperato (“penso solo ai miei interessi, non ho tempo da perdere in incontri e per collaborare”) all’autolesionismo cieco (“non c’è nessuna cosa buona e onesta in questo paese”).  Rinchiudersi nel proprio limitato privato e impegnarsi esclusivamente a “far soldi”,  disprezzando tutto (dai politici ad ogni seria iniziativa sociale e culturale) sta provocando effetti gravi a cominciare dalle nuove generazioni. Non si comprende ancora, che senza un minimo di fiducia e un’apertura “gratuita” e costruttiva nei confronti dei nostri simili, andiamo davvero a “sbattere”?  Altra dannosa “piaga” è poi  la disoccupazione e il conseguente sfruttamento dei lavoratori  - locali e immigrati -  da parte di persone e gruppi economici apparentemente a posto.  Persiste ancora  "l'atteggiamento di chi considera il lavoratore come uno strumento di produzione", così che "l'uomo è offeso nella sua dignità di persona". E questo "sfruttamento", fatto di precarietà, orari impossibili, paghe basse, e di non rari "casi, specialmente per quanto concerne le donne, in cui è negato il diritto al rispetto della dignità della persona". Ma il lavoro umano non può essere trattato - come insegnava Papa Wojtyla -  solamente come una forza necessaria alla produzione, la cosiddetta "forza lavorativa". L'uomo non può essere trattato solamente come mezzo di produzione.  In aggiunta a queste due “profonde ferite”, vi è la “cancrena” dell’intreccio tra pezzi delle istituzioni pubbliche e la criminalità organizzata. Sprechi di denaro pubblico, fenomeni di clientelismo, contribuiti maggiori concessi ad enti “amici”, “consulenze” regalate a qualche fan elettorale, “legami” tra qualche politico e aziende private, progetti pubblici destinati a dare occupazione a “fedelissimi”. Fatti che evidentemente “inquinano” la convivenza e tarpano le “ali” a chi non vuole essere complice di tale degrado. Ma di fronte a queste “malattie” vi è una unica risposta: prenderci cura di quanto non è autenticamente umano e assumerci le nostre personali responsabilità, facendo “squadra” di comunione e di positiva creatività.

 

Francesco Fiorino

 

 

progetto: SoMigrafica 2009