Vincenzo Noto

 

      

Non si può negare che l’articolo di Vincenzo Noto, al di là della provocatorietà del titolo, affronti un tema – quello del “distacco” dei cittadini dalla politica - che purtroppo riemerge in tutta la sua essenzialità alla vigilia di ogni tornata elettorale – amministrativa o politica che sia. “Avere in odio” la politica identifica quel sentimento di reazione alla sua crisi di valori testimoniata sia dai comportamenti, a dir poco sconcertanti, di singoli politici, sia dalla sempre più diffusa convinzione circa l’incapacità dei partiti di essere luogo di elaborazione di idee e del ceto politico che li rappresenta di affrontare e avviare a soluzione con lucidità e coerenza i problemi della collettività senza scadere nell’opportunismo cinico o peggio nell’affarismo bieco.

E’ un misto di rassegnazione e disaffezione che viene declinato anche col termine “antipolitica”, dove ”anti” vuole significare non solo la dimensione della contrapposizione verso la nobile arte della Politica ma anche una dichiarata affermazione della sua “fine”.

Non è questa la sede per approfondire significato e portata del termine “antipolitica”; credo sia bene, tuttavia, richiamare all’attenzione di ciascuno di noi quanto ha recentemente scritto Remo Bodei (Sole 24 Ore, Domenica 17/5/09) circa il fatto che quando la democrazia (e quindi della politica) è incapace di fornire risposte adeguate alle esigenze della collettività, questa è indotta a cercare altrove tali risposte.

Si tratta, comunque, di un fenomeno non nuovo nel nostro Paese (basti ricordare il movimento dell’Uomo qualunque) ma che oggi sembra avere un sempre maggior radicamento - causa anche il venir meno di quelle che una volta erano chiamate “ideologie” - che al di là delle schermaglie polemiche porta a considerare partiti e uomini politici tutti sullo stesso piano e soprattutto tutti interessati unicamente al (proprio) potere.

Certo, lo spettacolo cui assistiamo quotidianamente non aiuta a contrastare questo sentimento di ostilità che, sia chiaro, non potrà mai portare a nulla di buono. Il buon funzionamento della cosa pubblica resta a mio avviso appannaggio della politica, attraverso la partecipazione al voto come espressione del gioco democratico.

In particolare, coloro che si richiamano ai valori del cristianesimo hanno un motivo in più per meditare sul “cosa fare” per recuperare la vera dimensione della Politica, in un quadro in cui cattolici (veri e presunti) sono presenti in tutti gli schieramenti con visioni contrapposte non solo in materie eticamente sensibili ma anche su aspetti concernenti problematiche meno impegnative.

Allora non resta che il sano discernimento nello scegliere i candidati cui dare fiducia.

 

Salvatore La Mantia

 

 

progetto: SoMigrafica 2009