Vincenzo Noto

 

 

ELEZIONI A PALERMO, DOBBIAMO SCEGLIERE

IL SINDACO O CHI PROCACCIA PREBENDE?

 

 

Le giravolte di Massimo Costa, prima candidato MPA-FLI e nel giro di poche ore invece candidato del PDL o più precisamente del suo amico estimatore il presidente dell’Assemblea regionale, Cascio, fanno passare in secondo ordine le diatribe tutte interne al PD su chi ha vinto le primarie Ferrandelli o la Borsellino per candidarsi a sindaco di Palermo.

Le conflittualità interne ai diversi raggruppamenti, il numero dei candidati che fanno sfoggio in una costosissima cartellonistica, il passaggio da un partito all’altro e da un gruppo al suo opposto fanno pensare che ci sono troppi interessi per andare a sedere nella prima poltrona di Palazzo delle Aquile dal momento che chi ha seguito anche a distanza la vita politica di Palermo sa che chiunque farà il sindaco si troverà in un dopo Cammarata che è simile ad un dopoguerra.

Sorge allora spontanea una terribile domanda: ma quali sono le reali intenzioni di chi  si propone alla carica di primo cittadino? E così come sorge spontanea la domanda sorge spontanea anche la risposta che in altri contesti politici avremmo considerato qualunquista: ogni candidato risponde a determinati gruppi e quindi a determinati interessi che dovrà garantire nell’eventualità di diventare sindaco della città.

La stessa cosa ovviamente vale anche per quanti si candidano a far parte del Consiglio comunale o dei consigli circoscrizionali. Sembra finita la politica come servizio, quasi sacrificio per dedicarsi alla collettività che ha bisogno ovviamente di essere amministrata da chi possiede determinate qualità e competenze.    Diventa sempre più difficile proporre a giovani che mostrano buone qualità politiche di candidarsi alle cariche amministrative proprio perché non sono portatori di interessi particolari o non saprebbero adattarsi a chi di questi interessi ne ha da difendere non pochi.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009