Vincenzo Noto

 

 

Il dono della forza

La Sicilia terra di testimoni coraggiosi

 

C’è quella frase del profeta Abacuc, nella prima lettura della liturgia domenicale, che ci aiuta a comprendere lo spirito con il quale il Papa si è rivolto al popolo siciliano. Abacuc implora il Signore, dice Benedetto XVI, “a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia: soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede”. Spiega il Papa: colui che non agisce secondo Dio, che confida nel proprio potere, è destinato a cadere. Il giusto, colui che confida “in una realtà nascosta ma solida”, confida in Dio, “per questo avrà la vita”.

Come non leggere in queste parole un messaggio per la Sicilia, per Palermo, dove, ricorda, “non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”. Il pensiero del Papa va a quanti vivono concretamente “la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza di lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale, a causa della criminalità organizzata”.

Benedetto XVI, per la prima volta in Sicilia da Papa, dice di essere nell’isola per condividere gioie e speranza, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni; per dare un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani. Per dire ai giovani di non cadere nella spirale della criminalità mafiosa, di reagire, appunto, guidati dai valori evangelici. Non solo parole, ma anche gesti, come quel fermarsi, sulla strada per l’aeroporto la sera di domenica, nei pressi di Capaci, là dove una lapide ricorda il sacrificio del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della scorta.

Ricorda alcune figure-simbolo, il Papa. Innanzitutto don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia 17 anni fa; ricorda, con i giovani, Rosario Livatino, il giudice ucciso a 38 anni mentre nella sua vettura andava, senza scorta, a svolgere il suo compito di magistrato. Terra di santi, la Sicilia, afferma. Per questo ai laici ripete: “Non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili”. Ed ecco che riecheggia la frase del profeta Abacuc: “La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra”.

Il viaggio diventa così occasione per lanciare alcuni messaggi; innanzitutto ai laici, ai quali chiede di non aver timore di vivere e testimoniare la fede “nei vari ambiti della società e nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili”. Come fece don Pino Puglisi, lo ricorda alla messa, ma anche al clero e ai seminaristi, riuniti in cattedrale. Un sacerdote come tanti altri, don Puglisi, non un prete antimafia, non un uomo che decide di incatenarsi ai cancelli dei palazzi del potere; ma un prete, appunto, che sceglie di vivere e testimoniare fino in fondo la sua fedeltà al Vangelo e il suo amore per gli uomini e le donne di Brancaccio. Ed è proprio questa sua fedeltà, questo suo amore, quel sorriso, e la frase “me l’aspettavo”, a toccare e convertire il cuore del suo assassino.

Così ai laici il Papa dice: non vergognatevi di dare testimonianza al Signore. Ci si deve vergognare del male “che si arreca alla comunità civile e religiosa, con azioni che non amano venire alla luce”. Ancora: “La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare”.

Con i giovani è messaggio di speranza, di coraggio nella fede. Con loro conclude la sua giornata palermitana, una visita segnata dalla presenza di folle alla celebrazione della mattina – padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha parlato di 200 mila persone – e lungo le strade percorse dal corteo papale. Folla di giovani anche a piazza Politeama, per quella che si può benissimo definire una vera festa per il Papa. Dice loro Benedetto XVI: non rassegnatevi al male, non abbiate paura di andare contro corrente. L’immagine che usa è quella degli alberi; proprio come alberi, dice ai giovani, dovete avere radici ben piantate nel grande fiume del bene: “Non cedete alle tentazioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”. Siate invece “come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra”.

Ai giovani dice ancora di conoscere le loro difficoltà nell’attuale contesto sociale: sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel Sud d’Italia. “E conosco anche l’impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede”. Voi siete “segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia”.

 

Fabio Zavattaro

 

 

progetto: SoMigrafica 2009