Vincenzo Noto

 

      

PASQUA: L’AMORE OLTRE IL DIRITTO

 

 

    Quando il sacerdote benedice il fuoco, all’inizio della veglia pasquale, invita i fedeli a pregare “perché le feste pasquali accendano  in noi il desiderio del cielo.”

     Attaccati come siamo alle cose della terra e a tutto ciò che in qualche modo ci fa aggrappare a questa vita, come se essa fosse la realtà definitiva che ci coinvolge, abbiamo veramente bisogno di cominciare a guardare con una certa insistenza alle cose del cielo e a tutte le realtà che con questa espressione intendiamo rappresentare: Dio, la vita eterna, la gioia, la speranza, l’amore, il dono gratuito, la bellezza, la solidarietà, la dignità di ogni uomo. Credo che celebrare la Pasqua, la risurrezione di Gesù che vince le tenebre della morte e ritorna tra i suoi discepoli pieno di futuro, oggi, mentre la comunità nazionale è a lutto per il terremoto che ha colpito la terra di Abruzzo, significa aggrapparsi alla vita che supera ogni forma di morte, aggrapparsi alla speranza che stritola ogni incertezza e sfiducia. Celebrare la Pasqua significa prendere coscienza nel più profondo della nostra coscienza che l’amore vince su tutto anche sul diritto.

    Che diritto avevano ad essere perdonati coloro che hanno messo in croce Gesù? Che diritto aveva il ladrone pentito che viene accolto subito nel regno di Dio?

     Sentire Gesù che dall’alto di una croce, diventata cattedra di amore, pronuncia la più breve ed illogica  arringa ( Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno), in difesa di imputati che non vogliono nemmeno essere difesi e si intestardiscono a chiedere la sua morte, provoca domande che meritano in occasione della Pasqua risposte adeguate. E’ proprio vero che Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo figlio unigenito a morire per noi, ed è anche vero che nessuno ha un amore più grande di chi dona la propria vita per i propri fratelli. Siamo stati amati senza nessun diritto, oltre ogni più ragionevole logica.

    Guardando il sepolcro vuoto come hanno fatto Maria di Magdala e Maria madre di Giacomo, e come hanno fatto i discepoli Giovanni e Pietro avvertiti dalle donne preoccupate che il corpo di Gesù fosse stato trafugato, dobbiamo prendere atto che solo l’amore vince la morte. Un amore senza calcoli, che non si aspetta nulla dall’altro, che sa prodigarsi anche e soprattutto a favore di chi secondo i nostri criteri non meriterebbe nessuna attenzione. La Pasqua è il trionfo della vita sulla morte, dell’amore sul diritto. Tutto ci è stato dato in dono o, meglio ancora, per-dono. E di questo diventano subito testimoni credibili gli apostoli che escono da un contesto di paura chiusi nel cenacolo e annunciano a tutti che Cristo è risorto, il sepolcro è vuoto, la morte è stata sconfitta, la vita si riprende tutto. Ogni nostro gesto di amore gratuito, per-dono, diventa testimonianza della risurrezione di Gesù, diventa risurrezione quotidiana di un Cristo che non si rassegna a stare nel sepolcro, diventa risurrezione di ogni uomo mortificato nel suo diritto di vita.

      Attorno a noi c’è troppa presenza della morte: guerre, fame, soprusi, ingiustizie, cattiverie, oppressioni, terremoti. Ad ogni cristiano la responsabilità di trasformare tutti i  sepolcri in mezzo ai quali è costretto a muoversi, in tombe vuote che segnano il trionfo sulla morte, sulla cattiveria, sul disordine morale e su tutto ciò che infanga la dignità dei figli di Dio, di tutti i nostri fratelli in umanità.

    Questo significa dire alle persone che incontriamo nella nostra vita: Buona Pasqua. Cristo è risorto e con lui risorgiamo anche noi che diventiamo strumenti di risurrezione per tutti gli altri. Dire buona pasqua significa ancora dire al fratello che sta soffrendo che non è più solo perché noi stiamo accanto a lui come dei cirenei pronti a sostenerlo nel portare il peso di una croce che rischia di farlo soccombere senza la nostra presenza.

    Giovanni e Pietro prendono coscienza che Gesù è risorto, così come aveva preannunciato, soltanto quando vedono il sudario ben sistemato nel sepolcro rimasto vuoto. Nessuno aveva portato via il corpo di Gesù per utilizzarlo a fini di parte, o nemico o amico. Quel sudario sta a significare che tutto è stato fatto con ordine. Quando anche noi avremo, nel contesto di morte in cui viviamo, messo a posto ogni cosa, anche il sudario nel quale  sono avvolti i corpi martoriati dei nostri fratelli, allora potremo dire che Cristo è risorto, e continua a risorgere anche nel momento presente.

     La risurrezione di Gesù ha dato a quanti avevano seguito angosciati la via della croce sino al Calvario, la gioia di ritornare a sperare, a costruire pazientemente una rete di relazioni umane che parlano il linguaggio della vita, dell’amore e dell’eternità.

    Dinnanzi ad un nostro fratello che soffre non chiediamoci se ha diritto ad essere amato o a chi possiamo rivolgerci per farlo aiutare. Passiamo all’azione noi senza riconoscergli nessun diritto ma amandolo, andando oltre ogni logica di diritti e di doveri, dandogli tutto, dandogli il nostro tempo e il nostro impegno, dandogli quell’amore che solo parla il linguaggio della  risurrezione. Fare pasqua in un contesto di morte deve significare urlare a tutti che la vita vince, che la speranza non muore, che Cristo nostra Pasqua, ci ha liberati dal peccato e dalla morte e ci ha proiettati in un futuro di gioia e di eternità al quale non avevamo nessun diritto. Il diritto uccide l’amore, la morte e la risurrezione di Gesù hanno ucciso la logica del diritto per proclamare l’avvento dell’amore. Anche se il mondo sembra andare in tutt’altra direzione. Auguri di Buona Pasqua.

 

                                                                                                Vincenzo Noto

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009