Vincenzo Noto |
DON PINO PUGLISI E’ UN MARTIRE
Tredici associazioni sollecitano il Papa a riconoscere la sua morte per la Fedeltà a Cristo
Le associazioni "Chiesa e Città", "Presenza del Vangelo", "Comunità di Sant'Egidio", "Istituto Santa Famiglia", "Milizia dell'Immacolata di Sicilia" "Agesci Conca d'Oro", "Movimento dei Focolari", "Equipes Notre Dame", "Associazione P. Giuseppe Puglisi Sì, ma verso dove?", "Azione Cattolica di Palermo", "Centro Arrupe", "Serra Club Palermo" e "Associazione Amici di 3P", sono convinte che la proclamazione del martirio di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 e per il quale è in corso il processo di beatificazione, avrebbe un significato particolare per l'intera Sicilia. Per questo motivo hanno inviato una lettera al Santo Padre Benedetto XVI, per il tramite del segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, con cui chiedono il riconoscimento del martirio del parroco di "San Gaetano Maria Santissima del Divino Amore" a Brancaccio.
"Beatissimo Padre, poiché il martirio è un dono dell'amore di Dio, questa nostra Chiesa Palermitana - si legge nell'incipit della nota – fermamente consapevole di avere ricevuto questo dono, ha iniziato l'itinerario previsto dai canoni della Chiesa perché venga riconosciuta la morte di don Giuseppe Puglisi, presbitero di questa Chiesa ucciso dalla mafia, come martirio cristiano. I vescovi siciliani hanno dichiarato nel 1994 che la «incompatibilità con il Vangelo è intrinseca alla mafia per se stessa, per le sue motivazioni e per le sue finalità, oltre che per i mezzi e per i metodi adoperati. La mafia appartiene, senza possibilità di eccezione, al regno del peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del Maligno. Per questa ragione, tutti coloro che, in qualsiasi modo deliberatamente, fanno parte della mafia o a essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposi-zione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori della comunione della sua Chiesa». "Una profonda ispirazione evangelica - continua la nota -permeava l'azione pastorale di questo parroco della borgata palermitana di Brancaccio. L’annunzio di Gesù Cristo desiderava incarnarlo nel territorio, assumendone tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana. Ma questo significava evidenziare le piaghe di sofferen-za e di sfruttamento, significava inserire nel territorio fermenti evangelici nuovi, attenzioni nuove che turbavano equilibri e interessi consolidati, aprivano varchi nel controllo del territorio da parte della mafia, sollecitavano una fede religiosa che si traduceva in processi di liberazione dal male. Ma questa fedeltà a Cristo e al suo vangelo segnò la sua condanna a morte. Don Giuseppe Puglisi ha realizzato quella "coraggiosa testimonianza" di fede cristiana di cui aveva parlato papa Giovanni Paolo Il pochi mesi prima ad Agrigento: «La vera forza in grado di vincere queste tendenze distruttive sgorga dalla fede. Questa però esige non solo un'intima adesione personale ma anche una coraggiosa testimonianza esteriore, che si esprime in una convinta condanna del male. Essa esige qui, nella vostra terra, una chiara riprovazione della cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente disumana, antievangelica, nemica della dignità delle persone e della convivenza civile». Il Papa poi aggiungeva l'invito a testimoniare Gesù Cristo fino al martirio: «La chiesa siciliana è chiamata, oggi come ieri, a condividere l'impegno, la fatica e i rischi di coloro che lottano, anche con discapito personale, per gettare le premesse di un futuro di progresso, di giustizia e di pace per l'intera isola». Pochi giorni dopo l'uccisione di Puglisi, il papa augurava: «Che il sangue innocente di questo sacerdote porti pace alla cara Sicilia». In questa nostra terra di Sicilia il riconoscimento ecclesiale di questo marti rio ha valore di segno e costituisce una svolta verso una pietà popolare orientata alla esemplarità evangelica. Raccontare della morte di un uomo che non ha piegato la testa al potere mafioso per fedeltà a Cristo e ai fratelli annunzia con linguaggio propriamente ecclesiale che l'unica signoria nella storia è quella del Signore Gesù Crocifisso, da cui hanno inizio la libertà del cristiano e la liberazione da ogni sistema di potere che opprime l'uomo e, nel nostro caso, dal potere mafioso, pericolosamente intriso di ambiguo ateismo devoto". I credenti che hanno sottoscritto la lettera, per il bene che ne può derivare a tutta la comunità ecclesiale e in modo particolare a tutti i presbiteri in questo anno ad essi dedicato, nel rispetto delle modalità previste dalla Chiesa, chiedono al Papa che, in occasione della sua venuta in Sicilia nel prossimo mese di ottobre, venga solennemente riconosciuta dalla Chiesa come martirio cristiano la morte del presbitero don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia.
Salvo Grasso
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