Vincenzo Noto

 

 

ABBIAMO VERAMENTE CAPITO IL RUOLO DEL PRETE?

 

La tragica fine di padre Galizia mi suscita un senso di angoscia e di smarrimento. Mi viene in mente un pensiero sconvolgente: la sua fine può essere messa in relazione con la pressione psicologica esercitata  su di lui, come su tanti altri sacerdoti, da chi usa in maniera impropria il sacramento della Riconciliazione o comunque il ruolo del prete? I preti non sono bombardati dalle “confessioni” di tanti non in senso sacrementale ma intimistico?

Non c’è dubbio che oggi tutti gli uomini, ma per primi i cattolici, debbono riscoprire un atteggiamento fondamentale della vita: il senso del peccato. Questa riscoperta avrebbe ricadute benefiche non solo a livello interiore, ma anche a livello di sistema relazionale tra le persone e quindi di vita collettiva. Nella società attuale infatti la cosa più deleteria è proprio la scomparsa del senso di colpa, per il venir meno di punti di riferimento fondamentali in campo etico e religioso.

Al posto del senso di colpa è subentrato un giustificazionismo a buon mercato per dare una spiegazione razionale a ogni sorta di colpa, errore, deviazione. Ciascun individuo, abbagliato dal nichilismo dilagante e dal desiderio di possesso, tende a farsi una propria ragione e una propria morale.

Che funzione può avere per i cattolici la Riconciliazione in tale contesto?

Essa implica un cambiamento di visione e di vita: non può  essere un fatto di guarigione tout court (per questo esistono i protocolli psicoterapeutici). Il primo passo è quello di porre riparo alle offese che si sono fatte, alla stessa stregua della giustizia umana. Ma questo non basta: quella divina richiede in più, oltre alla riparazione, una inversione di rotta da attuare mediante la preghiera, le opere di misericordia, l’accettazione serena delle offese ricevute e della sofferenza, il servizio gratuito agli altri.

 

Pippo La Barba

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009