Vincenzo Noto

 

 

Un deludente “autogol” per la giustizia e la sicurezza

 

LA PROSPETTATA VENDITA DEI BENI CONFISCATI ALLA CRIMANALITÀ ORGANIZZATA

Nota della Fondazione San Vito Onlus

 

L’ipotesi legislativa sulla vendita dei beni confiscati alla criminalità organizzata costituisce un autentico e deludente “autogol” per la giustizia sociale e la sicurezza dei cittadini onesti e di coloro che sono impegnati sul fronte della pratica concreta della legalità e del positivo sviluppo socio-economico del nostro Paese.

La Fondazione San Vito Onlus (ente costituito dal Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo che gestisce beni confiscati dal 2003 per il loro riutilizzo sociale) desidera comunicare pubblicamente, in tale circostanza,  alcune osservazioni e proposte in merito alla gestione ed il utilizzo sociale dei beni confiscati.

- Siamo nettamente contrari alla vendita dei beni confiscati alla mafia perché tale evenienza costituirebbe un “favore dello Sato” a coloro che come “lupi rapaci insaziabili” hanno depredato vite umane e territori.

- Il riutilizzo sociale dei beni confiscati richiede un serio sostegno finanziario da parte dei comuni che sono proprietari e primi responsabili dei beni. In particolare la gestione agricola dei beni confiscati comporta un notevole impegno economico da parte dell’ente gestore. Senza l’aiuto dello Stato e delle amministrazioni locali si rischia il fallimento. Si rinnova quindi l’invito agli amministratori degli enti locali (comuni, province, regione) di creare un congruo capitolo di spesa all’interno del bilancio annuale destinato “ai beni confiscati e alla educazione alla legalità”. Alcune amministrazioni pubbliche non danno alcun sostegno economico agli enti del privato sociale che gestiscono i beni confiscati. Questo è un fatto grave e che dovrebbe far riflettere sulla loro efficace responsabilità nel gestire la cosa pubblica.

-  Non possiamo più permettere che i beni confiscati (immobili, terreni, altri strumenti) già nel pieno possesso dei comuni,  rimangano inutilizzati per anni  o, peggio ancora, siano qualche volta pressoché in “uso” a parenti-“amici” dei soggetti incriminati per associazione mafiosa. Si tratta, in alcuni casi, di un vero e proprio “pugno allo stomaco” verso i cittadini e verso gli operatori della Magistratura e delle forze dell’ordine che tanto si adoperano per la nostra sicurezza e libertà.

In alternativa alla ipotesi di vendita dei beni confiscati si propone: l’affidamento diretto tramite la Prefettura competente (dal Demanio all’ente privato, con durata almeno trentennale) ad enti del privato sociale che abbiano dato prova concreta di affidabilità e di pulizia “morale” nel gestire altri beni confiscati.

Il Governo nazionale, tramite il coordinamento e la supervisione del Commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali, crei un apposito Fondo  per sostenere gli enti che gestiscono i beni.

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009