Vincenzo Noto

 

 

Avvento: vegliare Dio sulla terra

 

 

Ecco il germoglio della giustizia. Ecco i giorni della tranquillità. Ecco i giorni del ”Signore-nostra-giustizia”. Sono testardo. Procedo irreprensibilmente verso lo scrigno della salvezza, verso la culla della santità. Agli uomini sono fallito, dentro, il sigillo dello Spirito mi arde di letizia. Le ferite dell’anima bruciano di purificazione. Perché gridare nel deserto? Ecco io urlo con la velocità dello spirito. Ancora oggi urlo la nascita di Dio. Nella città del silenzio avverrà ancora il tenero miracolo della sua nascita, il tenero miracolo del suo vagito. Abito la stalla dell’adorazione. Il fieno non mi crea allergia. Né lo sterco del cavallo mi dà malattia. Altro sterco mi imputridisce l’anima. Respiro sano nella campagna del silenzio. Respiro divino nelle intime aurore dello spirito. Che volete che siano le nostre minute idee nella fornace ardente della sapienza di Dio che nasce in una stalla del tempo e che ora vuol nascere proprio dentro di te? Ecco neanche i firmamenti sono in grado di segnalarci la sua presenza. Ama tanto la vita del creato che si fa creatura per il dono del sigillo dell’eternità. Il creato è eterno nelle dita di Dio. Sono anch’io una matita, per di più stemperata, che indica la presenza del suo amore nel tuo cuore, nella nascita di ogni bambino. Dio è la vita e la vita è sempre bambino. Sono qui, nella città del silenzio, a gustare i palpiti dell’anima. Sono qui, ai piedi del tabernacolo, ad adorare i respiri di Dio, Come respira! Come geme! Sono qui, ad adorare l’avvento del Signore. La sapienza penetra l’invisibile e legge l’insondabile. Nessun nostro pensiero pur sottile può inserirsi nella sua sapienza. La sapienza è oltre la luce. Non ha confini, per questo penetra dentro di te. Non ha tramonto, per questo sei eterno. La sapienza è l’anima di Dio. Penetra i corpi e nello stesso istante sostiene ogni atomo dell’universo. Nella sua sapienza io sogno: Dio diviene ancora bambino nel sorriso di ogni innocente. Dio diviene bambino nella meraviglia delle struggenti sere stellate. Dio discende bambino nelle comete di ogni lacrima. Dio discende bambino nei lampi di ogni dolore. Dio diviene bambino nel seno della Vergine Maria. Anch’io vi scrivo ciò che vedo riguardo al cielo e alla terra.Vedo non più un monte dove sopra splende un tempio ma un trono di miriadi di persone nel sigillo del Dio vivente. Vedo sentieri di luci che esplodono dentro ogni uomo. Vedo non solo Isaia, figlio di Amoz, discutere leggi e governi ma catene di giovani a liberare le nazioni da ogni muro mentale. Vedo le caserme delle armi e delle bombe atomiche convertite in industrie di prodotti alimentari per un’equa distribuzione solidale tra la gente. Non più armi. Non più guerre. Non più carriarmati. Non più proiettili ad urano impoverito.  Vedo anch’io le lance dell’odio convertite in falci di pane, in falci di covoni, in falci di abbracci di fraternità e di perdono. Non sogno più stelle filanti, né comete di plastica, nè re magi venire dall’oriente con passi lenti di cammello. Vedo venire l’oriente ad abitare l’occidente. Non sogno monti innevati per meravigliare gli occhi di natale. Non sogno le comete indicare il cielo che abita in una stalla. Non sogno le palme cariche di datteri solo come ornamento di visioni natalizie. Non sogno spedizioni di cartoline, di presepi, di panettoni da donare a missioni o a persone sterili di emozioni. Non sogno container di natale da inviare a paesi a bidonvilles. E’ tempo ormai di svegliarsi dal sonno dell’inerzia, dal sonno dell’indifferenza, dal sonno dei riti sterili e ripetitivi. La notte del male è lontana dalle nostre spalle. Il giorno della speranza, del Dio bambino, è vicino. Buttiamo nelle tenebre le opere dei malvagi e vestiamoci di onestà, di bontà e di perdono. Le gozzoviglie degli imbrogli e le ubriachezze delle disonestà sono affogate nello svelare delle verità. Sogno il cielo che si prepara ad abitare la terra. Tu, o Dio, vieni non più a salvare l’arca di Noè, qui c’è più di un oceano da salvare. Tu vieni a costituire una nuova alleanza, universale, totale con ogni popolo della terra. Tu vieni non a risolvere un diluvio che inghiotte tutti nella disperazione. Tu non vieni nei campi a separarci l’uno dall’altro. Vieni a unire l’umanità che non macina alla mola le semenze delle droghe e i soffioni dell’oppio. Vieni e sei tu la nuova umanità che nella genesi di tuo Padre hai sempre sognato. E noi vegliamo il cielo non solo nelle sue fattezze e nei suoi colori. Noi vegliamo i tuoi desideri. Noi vegliamo la tua venuta di salvezza. Noi vegliamo non più un padrone che ritarda, che sa come rimproverare il servo che dorme e che nulla sa. Tu vieni a svelarci il Padre. Tu vieni a donare lo Spirito. Tu vieni a rivelare l’ineffabile di Dio. Noi vegliamo non più una notte che come un lampo guizza sulle nostre teste. Noi vegliamo il tuo vagito di innocenza. Noi vegliamo ciò che tu sei. Noi vegliamo l’eternità nel tenero corpicino di Gesù Bambino e che si accasa nelle nostre dimore. Noi vegliamo quaggiù sulla terra il paradiso. Nessuno è capace di scassinare la casa del cielo. Noi, in questo natale, vegliamo il vangelo che i tuoi amici hanno tramandato come eredità per ogni uomo. Noi vegliamo la culla della nascita e non più la croce che gli uomini violentano. Noi vegliamo il tabernacolo, porta che ci apre il cielo. Noi vegliamo per essere veramente pronti al tuo appuntamento di amore eterno. Noi vegliamo perché l’ora della tua presenza è già fulgida nella chiesa, nei sacramenti, in  ogni uomo che tu ami. Noi vegliamo la terra perché i suoi abitanti possano seminare Dio nell’universo. Noi vegliamo la notte perché, prima o dopo, giunge sempre il giorno che non tramonta, Signore dell‘universo.

 

Paolo Turturro.

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009