Salvare l’azionariato popolare
Oggi viene messo in discussione l’azionariato diffuso vissuto dalle
banche di credito cooperativo e quindi anche da istituti come Banca
etica, strumenti di reale democrazia economica. Questo sistema rischia
di infrangersi a causa di una norma che, introdotta con la manovra Salva
Italia del novembre 2011, applica l’imposta di bollo su tutti i titoli
depositi. Precedentemente l’esenzione era per i titoli al di sotto dei
mille euro.
La nuova norma penalizza i piccoli risparmiatori (colpisce anche i
sottoscrittori di titoli al di sotto dei mille euro), cioè, in buona
sostanza, le migliaia e migliaia di persone che hanno voluto
sottoscrivere piccole azioni popolari per partecipare alla rinascita
dell’economia e della finanza. Persone che non sono certamente
speculatori o portatori di interessi di lobby nascoste. Banca etica ha
promosso
una petizione
popolare proprio per salvare l’azionariato popolare e
l’esperienza di democrazia economica con esso iniziata.
Anche questo, mi sembra, é un modo per individuare nuovi percorsi e
nuove strade utili alla ricerca di un modello di sviluppo sostenibile e
utile alla nostra democrazia.
Lottare per la difesa dell’azionariato popolare diffuso é utile e
necessario anche alla partecipazione politica e alla democrazia di
prossimità. Dal basso, dall’esperienza di genuina partecipazione
(economica e politica) giungeranno le risposte alle tante, troppe piaghe
che esistono nella nostra nazione. Proprio l’altro giorno a Palermo (ma
poteva accadere a Milano piuttosto che a Roma) la Guardia di Finanza ha
scoperto un call center che utilizzava giovani tutti neolaureati o
neodiplomati. Il compenso: 70 centesimi l’ora!
Quest’esperienza di partecipazione diretta ha coinvolto anche me. Nello
scorso mese di aprile si rinnovano gli organi di rappresentanza dei soci
di Banca Etica, una banca di credito cooperativo che, come molti
sapranno, nasce dall'impegno di migliaia di cittadini e organizzazioni
che si interrogano sulla necessità di utilizzare il denaro in modo
responsabile.
Anche a me è stato chiesto di impegnarmi in questa esperienza
candidandomi al coordinamento dei soci. Non ci avevo pensato, devo esser
sincero, ma ho colto la profezia della proposta: la finanza e l’economia
sono due ambiti dove la legalità può essere utile ma la legalità senza
concrete attuazioni nell’economia rischia di divenire moralismo. Non
serve a nessuno.
Quando si sfida a scoprire la convenienza della legalità, significa
aiutare una nuova economia e una nuova finanza che – rifiutando a priori
qualsiasi rapporto con criminalità di tutti i generi – vuole promuovere
il bene comune anche economico. Insomma, per farla breve, sono stato
eletto nel coordinamento dei soci di Banca etica della Sicilia
occidentale. Spero in questo modo di contribuire a rendere possibile il
lavoro sotto una stessa prospettiva la legalità, la finanza l’economia,
la politica.
Questa prospettiva mi persuade perché quello che stiamo cercando, in
questa notte oscura dell’umanità, é un nuovo modello di sviluppo fra
economia e società, fra politica e agire cooperativo.
Certamente non basta l’impegno e la buona volontà. Bisogna avere la
capacità – meglio se comunitaria – di leggere i movimenti sotterranei
che già ci sono e che sperano di essere rappresentati. Aspettano e
sperano di trovare chi li possa attualizzare. Non é solo un peccato
sociale, deludere queste aspettative, é anche pericoloso per la deriva
economica, politica e istituzionale che possono provocare.
Intanto sul sito web quasi settemila persone hanno sottoscritto
l’appello di Banca etica con le motivazioni più varie: «Perché non si
esce dalla crisi facendo pagare i più fragili, perché non si possono
affossare le buone pratiche di partecipazione», commenta Patrizia. E
Ugo: «Credo nel principio di equità e di solidarietà che si concretizza
nella proporzionalità dell'imposizione fiscale». C’è ancora tempo fino a
per dire la propria e per firmare.
Roberto Mazzarella
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