Vincenzo Noto

 

 

Basta chiacchierare, insultare, sprecare. Conta amare e svegliare le coscienze

 

La pagina evangelica di domenica scorsa ci ricordava che il cielo e la terra passeranno. Ma quanti l’abbiamo presente quotidianamente questa osservazione di Gesù?

Sembra che tanti nostri contemporanei, dentro e fuori la comunità  ecclesiale, dimentichino facilmente -  dimostrandolo con taluni comportamenti di supposta superiorità  e con disinvolta arroganza che nessuno può ritenersi migliore e con una pagella etica perfetta.

Soprattutto ci si dimentica che gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti e che

bisogna concentrare le proprie energie fisiche e spirituali per aiutare a vivere. Impressionante è chi non riconosce la brevità  della sua esistenza e si trastulla in inutili chiacchiere, ripetuti insulti, sprechi che fanno indignare. Risulta comodo trascurare la via dell’amore ricevuto e ridonato che ci rende persone responsabili e creative. I sentieri dell’indifferenza e della continua litigiosità sterile ed inconcludente, purtroppo, sono molto attraversati.  Non è difficile ascoltare chi con tracotanza afferma: Prima di me, del mio apporto, voi eravate in mezzo a una strada.

C’è poi chi crede di essere un altro salvatore: la mia famiglia, la mia chiesa, la mia città , senza la mia presenza in che stato sarebbero?. Il Papa, nel recente discorso rivolto ai partecipanti all’assemblea del Pontificio Consiglio Cor Unum,  sottolineava il fatto che la Chiesa, nel suo annuncio salvifico, non possa prescindere dalle condizioni concrete di vita degli uomini, ai quali è inviata. L’agire per migliorarle concerne la sua stessa vita e la sua missione, poiché la salvezza  di Cristo è integrale e riguarda l’uomo in tutte le sue dimensioni: fisica, spirituale, sociale e culturale, terrena e celeste. Proprio da questa consapevolezza sono nate, nel corso dei secoli, molte opere e strutture ecclesiali finalizzate alla promozione delle persone e dei popoli, che hanno dato e continuano a offrire un contributo insostituibile per la crescita, lo sviluppo armonico e integrale dell’essere umano. Come ho ribadito nell’Enciclica Caritas in veritate, è la testimonianza della carità  di Cristo attraverso opere di giustizia, pace e sviluppo fa parte della evangelizzazione, perchè a Gesù  Cristo, che ci ama, sta a cuore tutto l’uomo». In altre parole Benedetto XVI ci invita ad ingrossare le fila  di coloro che  a vario titolo e in ogni parte del mondo, fanno dono, con generosità  e dedizione, del loro tempo  e delle loro energie per testimoniare l’amore di Cristo, Buon Samaritano, che si china sui bisognosi nel corpo e nello spirito. Non possiamo correre il rischio di  restare abbagliati dall’egoismo, dall’interesse e dal potere. Dobbiamo invece aiutarci a risvegliare le coscienze di chi avviciniamo per far loro presenti situazioni di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed aiuti concreti. Ci riscopriamo veramente persone - e non solamente animali particolarmente evoluti - quando attratti dal cuore di Dio Amore (che è la risposta vera alle attese più intime di ogni cuore umano) siamo disposti a condividere concretamente quello che siamo e abbiamo con coloro che chiedono giustizia e riconoscimento dei loro diritti fondamentali (cibo, casa, lavoro, istruzione, dignità  e libertà ). Sappiamo che nel cuore di ogni essere umano c’è il bisogno di vero amore. Vi è costantemente in ognuno il desiderio di essere accolti , ascoltati, aiutati nella totale gratuità . Non lasciamo che questa profonda esperienza sia da qualcuno o da qualche ideologia orientata nel dipendere come degli schiavi in possesso dei padroni. Amare ed essere amati, ci ha insegnato Cristo, è ciò che conta. Amare non può mai significare sottomissione o peggio ancora costrizione.  Chi ha vissuto nell’amore gratuito non si lascerà  mai totalmente inquinare dalle tempeste dell’ingratitudine e del tradimento, dalle parole vuote dei politicanti per mestiere, dall’uso consumistico delle cose di chi si ammanta di una religiosità  lontana mille miglia da Colui che si è fatto uomo per rialzarci e liberarci dall’orgoglio cieco e violento. Resistere alle sirene dello scoraggiamento e del qualunquismo, rialzarci ogni volta che cadiamo, ci sembra il migliore auspicio nell’iniziare un nuovo anno liturgico con il tempo dell’avvento. Siamo sicuri che Gesù, il Dio con noi,  ci sosterrà  sempre ed accoglierà ogni nostra sincera richiesta.

 

Francesco Fiorino

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009