Vincenzo Noto

 

 

Beati…

 

Beati gli umili, sono i più poveri della terra. Beata l’acqua, umile e casta. L’acqua ci rende limpidi e simili a Dio. La superbia inquina e sporca l’acqua del nostro spirito. Quanti diluvi devastano la terra. Ogni diluvio però ha sempre una colomba che annunci l’ulivo della vita, il ritorno dei giorni. Bevo il mio martirio dopo aver bevuto il calice di Cristo. La notte del nulla, del rischio. La notte oscura dei sensi, dei dubbi, ora è la mia casa. Non mangio la condanna del peccato. Viviamo la società dei morti. Mangiano, bevono e sono morti. Cantano, danzano e sono morti. Vestono mode e chiasso e sono morti. Progettano chiacchiere, disegnano il futuro e sono morti. Non sono il tiranno dell’intelligenza, tale da essere chiamato benefattore dell’arte e della filosofia. Vivo la chiesa dell’emarginazione. Soffro la chiesa del silenzio. Il vangelo oggi cresce sotto la cenere del martirio. Oggi le ciminiere del petrolio e del consumo sono più alte dei campanili. Sono le nuove torri di Babele, che vogliono conquistare il cielo. Il nostro peccato è tacere dinanzi ai massacri sui poveri. I martiri sono le torci ardenti e accese che indicano la presenza dello Spirito Santo. Vivere oggi le beatitudini è un vero martirio. E’ l’eterna pentecoste della vita. “ Uscire di casa è come andare alla guerra” (Davide Maria Turoldo). Sono sepolto nel silenzio. Qui nella morte vivo di gioia. Non si esce dalla tomba se non senza la vecchia carne, ma con cuore e sangue nuovo. Dentro viaggio l’universo. Nei giorni tristi fluiscono sentieri nuovi, infiammati di rosa e di giallo d’autunno. Nelle vene dell’anima i pentagrammi dei giorni tristi cantano i momenti più arditi della vita. Il chicco di grano non è seminato in uno sguardo ebete, senza luce. Sono felice di essere archiviato nel silenzio. Beati gli umili della terra, sono i veri poveri in spirito. La povertà dello spirito è la virtù che piace a Dio. E’ la virtù che ti riempie di Dio. I poveri sono beati perché ripongono ogni speranza in Dio. Fiduciosi e quindi disponibili a ricevere la buona notizia di Gesù che ci riempie di divinità e di risurrezione. In greco," poveri " sono “ i pitocchi” “ptochoi”, i mendicanti, i pieni di pidocchi.. “ Ptocheion “ è l’ospizio dei poveri. In questa prima sinfonia Gesù proclama questa gente beata, i pidocchiosi beati. E' un vero assurdo. Gente amata da Dio, rispettata, a dispetto di coloro che, profumati, ricchi, superbi di tutto, pensano di essere certi di possedere persino Dio, con le loro ricchezze. Questa sinfonia al rovescio è uno schiaffo mortale ai benpensanti. Ieri nella proclamazione, una vera sberla d'umiliazione ai sadducei, ai farisei, che credevano di possedere Dio con la loro autorità. “Venite, esultavano i discepoli sulla montagna della moltiplicazione dei pani. Venite, sollecitavano i poveri d’Israele”. E la gente accorreva alla sinfonia della povertà. “ Venite, accorrete, sentite la buona notizia. Tutta per voi. Sola per voi. Il regno dei cieli è vostro. Venite, umiliati. Venite, schiavi, servi d'ogni padrone. Venite, voi accattoni di Dio. Il regno dei cieli è vostro. Venite, il Messia vi lava da essere “ pitocchi “. Vi spulcia dai peccati. Vi libera dalla miseria del cuore. Venite, vi profuma con l’incenso divino. Venite, la sinfonia è tutta per voi. Per voi sono i primi posti. Ascoltate la beatitudine che vi arricchisce dinanzi a Dio. Il Messia vi ha riservati le prime file. Venite a gioire della ricchezza di Dio. Venite, la vostra umiltà è il banchetto nuziale di Dio. Venite, voi che non siete sicuri di voi stessi. Venite, voi macerati dalla ricerca, voi ignoranti di Dio. Voi massacrati dalle notti dell’incerto. Venite, voi pitocchi del niente. Nessuno può immaginare come il cuore trabocchi di ricchezze e di letizia. Voi che vi aggrappate al cielo. Chi si aggrappa alla terra, alla superbia, si sgretola di niente. Venite, voi che chiedete l’elemosina di Dio. In greco “ptochèuo”. Venite, come bambini (il verbo greco paidiòn” indica quei bambini che tra i tre e otto anni si fidano dei genitori) a fidarvi di Dio, fonte d'ogni certezza e d'ogni sicurezza. Abbandonarsi in Dio è come abbandonarsi nelle braccia di una madre. Il povero, l’umile si abbandona all’abbraccio di Dio Padre e riceve tutte le sue ricchezze spirituali. Venite a ricevere il tesoro nascosto nei secoli ai sapienti e agli intelligenti. L’ignoranza sulla misericordia di Dio è il sentiero della povertà, dell’umiltà. La povertà, l’umiltà, a sua volta, è la base della vera sapienza. Venite, ricevete il tesoro, rivelato a voi. Ora vostra eredità. Ora vostra ricchezza. Ora vostro regno nel cuore. Ora vostra casa e sicurezza. Ora l’eredità di una ricchezza eterna. Venite, voi, a cui Dio ha riservato il suo sguardo e ha rovesciato i potenti dai troni e i superbi dalle loro menti. Venite, voi generati dalla madre dell’umiltà, Maria, la madre di Dio, la madre del regno. Venite con Lei a cantare il magnificat della gloria, il magnificat della santità, il magnificat della beatitudine della povertà. Venite, voi vuoti di tutto: Gesù Cristo si è svuotato di essere Dio stesso per arricchirci di divinità. Venite, voi affamati di Dio. Cristo sulla croce della nullità, della vergogna, del sangue, del martirio, ha affidato il suo Spirito al Padre. Il vostro cuore affamato è l’altare privilegiato, dove Cristo Gesù si consacra e riempie le mense del cuore con le ricchezze dello Spirito Santo. Vivendo la beatitudine della povertà dello spirito, da pidocchiosi d'elemosina di Dio, diveniamo suoi santi, suoi figli privilegiati. Eredi, dalla strada di pitocchi e dei peccati, al sentiero divino delle beatitudini  che ci spalancano la mensa del regno di Dio. La beatitudine della povertà è la ricchezza dello spirito.

 

Paolo Turturro

 

 

progetto: SoMigrafica 2009