Vincenzo Noto

 

 

Relazione “progetto Caritas”

inserito nel più ampio contesto del

“Progetto Spazio Aperto”

della Caritas diocesana di Monreale.

Anno Scolastico 2009-2010

 

È già il quarto anno consecutivo che presso i locali della Chiesa Madre di San Giuseppe Jato, messi a disposizione dall’arc. Don Gino Tumminello, prosegue la continuazione del progetto “Caritas “,iniziativa, rivolta ai bambini bisognosi, con lo scopo, non solo di apportare sostegno economico ma contemporaneamente essere di sostegno culturale ed anche religioso.

L’associazione di volontariato nella persona di Ida Vivirito ha sostenuto economicamente il progetto assicurando un’abbondante ed energetica merenda giornaliera ai partecipanti.

Calogera Schirò, Maria Riela e Pina Mannino le tre insegnanti in pensione, coadiuvate anche didatticamente da Ida Vivirito hanno prestato la loro opera educativa da lunedì a venerdì dalla prima settimana di novembre 2009 alla penultima settimana del mese di maggio 2010.

Il presidente del centro “Caritas” di Monreale Mons. Vincenzo Noto ha continuato ad assicurarci il materiale di cancelleria e di facile consumo necessario per soddisfare le esigenze dell’utenza richieste pure dalla scuola di appartenenza.

Anche in questo anno scolastico abbiamo cercato di rispettare le finalità del progetto iniziale e cioè di fornire la prima alfabetizzazione didattico- culturale ai bambini a cui manca tutto ,a volte  anche il supporto di una famiglia che, anche se povera, dovrebbe avere la responsabilità di inculcare nei propri figli sani principi etici e morali.

 In un primo momento l’utenza era troppo eterogenea, molti che con noi avevano iniziato il percorso didattico- educativo si sono ripresentati, ma non riuscivamo a dare l’attenzione e la cura ai nuovi arrivati, alcuni dei quali privi di qualsiasi regola.

Dopo un paio di mesi, considerato che la priorità, come da progetto, era rivolta ai 10 bambini di prima e seconda classe, i più grandi non hanno più frequentato anche se ogni tanto venivano a salutarci

Così dal mese di gennaio 2010 la frequenza da 15 si è ridotta a 10 bambini: 6 di classe prima e 4 di classe seconda.

Credo non sia superfluo ribadire che le carenze e le lacune degli alunni che abbiamo seguito sono sempre più profonde e problematiche che richiedono , a mio avviso, l’ intervento non solo didattico, ma un intervento più mirato sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Hanno frequentato la classe seconda bambini che , tranne una , ancora non avevano appreso la conoscenza dell’alfabeto nei quattro caratteri, era molto difficile per loro capire l’accoppiamento tra consonante e vocale per formare la sillaba come pure la diversità dei suoni

I sei alunni di prima classe oltre a lacune di scolarizzazione, alcuni presentavano problemi di apprendimento molto seri: ciò che, a fatica, avevano appreso oggi, domani era già dimenticato. Per due bambini un’insegnante non era sufficiente e non poche volte ci scoraggiavamo credendo di non farcela a portare avanti questa iniziativa in cui crediamo molto. Speriamo sempre che, come noi, altre persone sentano il desiderio di affiancarci per poter aiutare più persone ad ampliare gli obbiettivi.

Il giorno dopo lo scoraggiamento tornavano con più entusiasmo e quando finalmente tutti i bambini hanno fatto notevoli progressi, rispetto allo stato iniziale, pur avendo la consapevolezza che ancora c’è molto da fare la delusione si è trasformata in speranza di tempi migliori. Ci rammarica il fatto che soprattutto una bambina di prima, intelligente che addirittura era nel gruppo di seconda classe, priva di qualsiasi regola,che ha imparato a stare con gli altri e non dire parolacce, non sappiamo in quali condizioni tornerà, se tornerà. Siamo sempre più convinte che per questi bambini e per tanti altri che materialmente non riusciamo a seguire, chi di competenza dovrebbe realizzare un centro di accoglienza in cui essi possano trovare il necessario per le loro esigenze che la famiglia non può dare; far sì che da quando escono dalla scuola fino a sera vengano accolti presso una sana struttura e solo dopo cena  tornerebbero presso le loro famiglie, soddisfatti sia dal punto di vista fisico che didattico.

Forse solo così si potrebbe evitare che da grandi abbiano un tenore di vita diverso dalla famiglia di appartenenza, ma  anche se povero, onesto, laborioso e con sani principi morali .

Siamo sempre più determinate a continuare il lavoro intrapreso perché siamo sempre più convinte che solo attraverso la cultura ed una sana e morale educazione si può migliorare la società.

 

 

San Giuseppe Jato, 15 Giugno 2010

 

Referente

Ins. Calogera Schirò

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009