Vincenzo Noto

 

 

CEI E QUESTIONE MERIDIONALE

 

Aspettiamo con un certo interesse il documento che la Conferenza episcopale italiana sta preparando sulla Questione Meridionale che sarà sottoposto alla approvazione della assemblea generale che si terrà ad Assisi dal 9 al 12 novembre. Ovviamente non possiamo farci nessuna illusione sul reale apporto che un tale documento può produrre nella complessa realtà meridionale all’interno di una situazione economica nazionale che è attraversata da pesanti nubi. E vista anche la fine che hanno fatto pronunciamenti analoghi del passato.

L’attenzione della Chiesa ci invoglia a superare l’atteggiamento piagnone che caratterizza molte rivendicazioni, soprattutto politiche, di meridionali che sembrano chiedere sempre e solo soldi, mentre il problema è soprattutto culturale.

Il fatto che i vescovi italiani, nella loro globalità, ritengono opportuno affrontare ancora una volta questo tema ( già lo avevano fatto venti anni fa con il documento Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, ma anche a febbraio scorso a Napoli con il convegno Chiesa nel Sud, Chiese del Sud), ci consente di aprire un varco nel silenzio generale e di rimboccarci le maniche, sapendo che i problemi del Mezzogiorno possono trovare la solidarietà nazionale, ma devono vedere in prima fila la stessa gente del Sud, Chiese locali comprese.

Lo sottolinea pure il comunicato stesso del Consiglio di presidenza della Cei quando dice: “Tale situazione richiede non assoluzioni preventive né indebite colpevolizzazioni, ma una parola di responsabilità indirizzata alla gente del Sud e alla Chiesa che colà vive, capace nel contempo di rivolgersi al Paese intero, come voce di tutta la Chiesa che è in Italia”.

Va certamente fatta una seria riflessione sul perché il Sud resta sempre Sud nonostante 150 anni di unità nazionale, e non bisogna farsi condizionare da campanilismi e localismi che finiscono con il bloccare un serio avvio del cambiamento che tutti riteniamo necessario. E in questa riflessione largo spazio va dato alle responsabilità degli uomini del Sud, imprenditori, politici, ecclesiastici, uomini dell’informazione e della cultura.

Ma da cristiani dobbiamo anche affrontare con una certa speranza tutte le problematiche legate allo sviluppo dell’Italia meridionale, sapendo che nessuno ci ha condannato per l’eternità a restare area complessivamente sottosviluppata. E poi non si possono non tenere nella dovuta attenzione due problematiche che sembrano lavorare contro il Sud: federalismo fiscale o non fiscale e nascita di aggregazioni politiche locali che hanno tutto il sapore del rivendicazionismo inconcludente.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009