Vincenzo Noto

 

 

 

UNA CHIESA RICCA DI PROFETI

 

Oggi mancano profeti. Una chiesa senza profeti rischia di morire. Sei tu, Signore, il profeta. Sei tu, Signore, la voce del Padre. Sei tu, Signore, l’effusione della Parola e della Verità. Il profeta è colui che ispira amore, beatitudini, mitezza, misericordia. Il profeta non è colui che ti predice il futuro.

Il profeta ti effonde tranquillità e fortezza di verità. Tu, o Signore, effondi nei sacramenti, nella quotidianità della nostra vita, nel dialogo con gli altri, la tua voce, la tua certezza, la tua chiara presenza.

Il Profeta è lo Spirito Santo, che agisce in noi e che è dentro di noi. Ci parla intimamente. Ci illumina la coscienza. Noi siamo profeti nella misura in cui entriamo nel nostro battesimo, nella misura in cui entriamo nella nostra stessa coscienza, nel nostro stesso spirito. E lì dentro che lo Spirito Consolatore ci esorta, ci sostiene, ci rafforza, ci illumina.

E lì dentro che viviamo il nostro battesimo, l’effusione della profezia. Siamo profeti per l’umanità. Siamo profeti per liberare i popoli oppressi, per detergere le lacrime di poveri. E’ Cristo Gesù il profeta delle beatitudini della gente. E’ il profeta della croce, del dolore, della fortezza dello spirito.

E’ il profeta della risurrezione. E’ il profeta della chiesa di ieri, di oggi e di sempre. E’ il profeta della chiesa in cammino, nell’impegno di annunciare l’amore del Padre e della speranza concreta che i popoli sono figli di Dio.

E’ il profeta di ogni giusta fede. In te, profeta, è possibile rinnovare ogni cosa. In te, profeta, è possibile cambiare le tenebre in luce. Tu sei il profeta dell’aurora di Dio. Ogni uomo in te passa dal dubbio alla certezza e oltrepassa il tempo per immergersi nell’eterno amore di Dio.

Tu sei il giorno nuovo che ogni profezia annuncia. Signore, hanno ucciso tanti profeti. Il profeta è scomodo. Il profeta è fuori legge. Tentano di uccidere la tua voce, il tuo vangelo ma non è possibile. Tentano di uccidere la coscienza.

Non si può uccidere lo spirito. Signore, oggi, la nostra terra è devastata. Il peccato devasta più di una tempesta, più di un tsunami. Oggi la nostra terra è abbandonata e tu la vuoi sposata. Oggi è desolata e tu la vuoi consolata. Puoi tu forse far mancare la tua effusione nel nostro spirito? Tu adempi ogni desiderio del Padre, del tuo stesso desiderio: ut unum sint. Dalla tua bocca escono effusioni dello Spirito.

In quella sinagoga, dove tu hai adempiuto la profezia di Isaia, c’è tanta agitazione. Tu calmi ogni tempesta e proprio qui tu aizzi gli animi. Non sembra così nel vangelo di Luca. Tu provochi. Citi il proverbio che suscita ribellione.

Eccolo: “ Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria”. Tu sai leggere l’intimo di ogni uomo, di ogni scriba, di ogni rabbino. E provochi ancora: ”Nessun profeta è bene accetto in patria”. E’ proprio vero! Sulla tua scia di forza e di verità, tanti uomini, tante donne hanno camminato con ardire di fortezza. Ecco i martiri della chiesa d’origine.

La chiesa non può escludere il martirio per annunciare l’amore della Trinità. Ecco Martin Luther King: “La forza di amare tutti”. Ecco Oscar Romero:” Non ti è lecito uccidere tuo fratello”. Ecco san Lorenzo: “ I tesori della chiesa sono i poveri”. Ecco sant’Agostino:” Ti cercavo lontano e tu eri dentro di me”.

E tu continui oggi: “ Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuno di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova di Sarepta di Sidòne”.

Qui, non smetti di essere il profeta dell’amore del Padre per tutti e lo dimostri facendo camminare Elìa oltre Israele, a soccorrere e a salvare una vedova di Zarepta di Sidòne, città fuori d’Israele. Con un semplice aiuto spacchi i confini della chiusura della salvezza, steccati alzati dagli uomini e non da tuo Padre che ama tutti. Non ti basta Elìa, aggiungi ancora la forza di Elisèo. Li esasperi, Signore.

Il profeta non può non parlare a nome di Dio che vuole tutti salvi. Il profeta non può non parlare di equa distribuzione dei beni della terra. Non può non parlare di giustizia. Non può non parlare di solidarietà, di pace e di liberazione degli oppressi.

Tu, Signore, con il Tuo esempio ci insegni la teologia della profezia. Signore, ora manda un altro. Hanno udito la tua forza profetica. La profezia non è fare miracoli nel tuo paese. La profezia per ogni terra è la verità, un bene sommo di ogni uomo. Hanno ascoltato il tuo lieto messaggio. Hanno tremato dinanzi ai tuoi passi di lieti annunci. E vedi ora cosa ti succede? Anche contro di te furono pieni di sdegno.

Anche contro di te si levarono, certamente non il capo, non la mente, non il cuore, ma le mani per aggredirti, per strapparti fuori della città, per condurti sul monte della loro superbia, fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarti giù, nel fango delle loro miserie e per finire così la tua vita.

E tu, passando in mezzo a loro, te ne sei andato via. Tu sei, il profeta dell’innocenza, capace di passare illeso nel fuoco di ogni bufera, tra le fiamme delle menzogne. Sei andato via. Via dal male. Via dall’odio. Via dalla morte. Via dalle cattiverie. Non era la tua ora.

Come fuggire dai nemici dello spirito? Chi uccide un profeta? Un’arma? Non era giunta la tua ora. Nel momento in cui ogni uomo entra nella tua Parola, così incarnata nella coscienza, spalanca nel mondo l’effusione dello Spirito. E non sei più tu a parlare, ma Lui che agita, consola, geme in te, effonde profezie di certezza e di verità, anche se il tuo corpo debba sopportare il martirio del sangue.

 

Paolo Turturro

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009