Vincenzo Noto |
Nella città del silenzio
Non mortifico la mente a non pensare. Lotto tra il dovere e il volere. Lotto la luce del tempo che si spegne e vinco il silenzio. Lotto il tramonto e mi apro nuovi orizzonti, nuovi giorni da vivere. Non sempre una lotta è una vittoria. Squarcio i pensieri maligni nel cranio dei malvagi. Ho divorato la morte sul cavallo dell’ignoto. Non ho timore dell’ignoto. L’unica paura è il peccato. Mi perseguita senza risultati. Non circuisco la mente con inferiate di sospetti. Ho sempre spezzato i cancelli e i muri mentali. Ho svuotato il sacco delle falsità che i potenti pagano per renderle verità. Forza, non fermiamoci al compromesso per quella benedetta prudenza che virtù non è. Ho buttato fuori della mia casa ogni captatio benevolenthiae. Forza, usciamo dalla notte dell’inerzia. Forza, pensiamo con la nostra mente libera e non con i giornali, i file, i film e i poster pagati. L’agonia dell’uomo comincia con il non pensare. Quanto si atrofizza la mente anche il cuore muore. Il pensiero è il sangue del cuore. In questa società di tensioni e di sospetti l’uno contro l’altro urgono nelle università della mente continue overdose e operazioni chirurgiche allo spirito. Le stanche e distratte preghiere sono solo unguento che non guariscono. Ho spazzato fuori della mia anima i falsi comandamenti della storia. Primo tra questi che Dio possa condannare le sue creature nate dal suo amore. Non c’è realtà che possa fare morire Dio dentro di noi. Il cielo, con tutto il suo incanto, non è che un barlume del suo volto. E’ lo spirito che crea le primavere. E’ lo spirito che governa le galassie. E’ lo spirito che sana un tumore. E’ lo spirito, la fucina del creato. I miracoli non sono altro che le opere e l’eredità dello spirito. Ho studiato tutti i percorsi della luce, dall’aurora al tramonto, dal sole alla notte, dal chiarore alle tenebre, e ho analizzato i calcoli della matematica. Sono uscito fuori dal tempo. In questo mio nuovo andare sono luci le mie lacrime, luci che mi chiariscono ciò che non si può sapere dentro il tempo. Sto vivendo la battaglia più ardua che un uomo può sostenere: il coraggio del silenzio. Mi sono assunto il compito di custodire il seme della speranza. Sono entrato nel silenzio dell’origine. Non invento una luce. L’uomo con il denaro non può inventarsi una religione. Quando cammino con Dio che ama e che salva tutti. Io a vestirmi di pietà e tu a stringermi d’amore. Sono cadute nell’ipocrisia le nostre parole di consiglio. Parole perse di candore d’innocenza. Tu infinito che mi stringi e mi avvolgi non solo di presenza reale ma di grande affetto. E io sempre a cercare l’eterno dentro i miei pensieri. E tu sei dentro la mia anima il midollo più tenero e più vivo. E io a soffrire per non raggiungerti mai. Tu aliti persino il mio stesso respiro e io a lottare per uscire dalla guerra del mio egoismo. Non mi confondo ora dinanzi a te. So ora di conoscermi e di conoscerti. Non odio i colori dell’anima. Odio invece l’acquaragia. Pulisco i pennelli con i detersivi dei piatti e vengono limpidi e morbidi. Le mie tavolozze sono dei big - bang di luci. Che volete so aprire appena il tubetto del bianco. Sono all’inizio dell’arcobaleno. Vedo discendere dal cielo colui che mi salva dalle sterpaglie del tempo. Ho tanto atteso questo momento che mi annienta il dolore e mi realizza la speranza. Cerco ciò che non posso ottenere con le forze umane. La mia esistenza finché non trova l’essenziale è insopportabile. I giorni tristi sono l’anticamera della disperazione. Il cristiano non ha nessun giorno triste. A volte ogni telefonata è un incubo. Ogni macchina è un incidente. Ogni sguardo è un pregiudizio. Sono attaccato nobilmente alla vita. Non precipito nell’inerzia. Sono dinanzi all’insondabile. La verità mi è venuta già incontro. Sto incontrando, per l’esperienza di profonda empatia con il dolore altrui, il mistero della via crucis di Cristo Gesù. La mia incredulità che il figlio di Dio con la sua croce possa salvare tutti è già crollata. E’ crollato il rifiuto. E’ crollato il dubbio. E’ crollato la mentalità del sospetto. E’ crollata la morte. Il nulla non può pescare la mia vita. Contemplo nella sua luminosità la chiesa dei santi, dei profeti, dei martiri, nata dalla passione di Gesù Cristo. Sono già investito della forza divina della sua croce. Comincio a conoscere l’Altro. Sono estraneo a me stesso e al mondo. Non dimentico tuttavia l’uomo in cui Dio si è incarnato. Non riesco a infondere certezze a me stesso. La via dell’Altro in me è già aperta, già seguo il suo percorso. Sono ancora ancorato alla mia vita individuale senza lasciare spazio alla vita di Dio. Solo la donazione totale a Lui ti spoglia dalla lacerazione di ogni dolore. L’olocausto dello spirito non mi impaurisce, anche se l’olocausto del fallimento mi annienta. Sappiate che l’olocausto della condanna ci inserisce nella vera passione e morte di Gesù Cristo.
Paolo Turturro.
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progetto: SoMigrafica 2009