Vincenzo Noto

 

I VESCOVI ITALIANI E LA CRISI DEL PAESE

 

Che la crisi attanagli ancora la nostra comunità nazionale con gravi conseguenze soprattutto per i più fragili lo ribadiscono i vescovi italiani riuniti a Roma per l’annuale assemblea della Cei. La relazione del Presidente, card. Angelo Bagnasco, può apparire impietosa e contraria alla lettura della realtà da parte del governo nazionale. Ma i vescovi, attraverso i parroci e tutti gli operatori pastorali, hanno chiara la situazione del paese e non vogliono ingannare nessuno e per questo parlano il linguaggio della chiarezza che può piacere o non piacere a chi si ostina a tenere fettine di prosciutto molto spesse sugli occhi spingendo gli italiani a comprare con soldi che non hanno.

Pubblichiamo alcuni stralci della relazione del cardinale Bagnasco.

 

 

…. “Il terremoto, che è tornato a colpire duramente l’Italia, ha colto il nostro Paese in una condizione sociale ed economica duramente provata dalla crisi che, iniziata l’estate scorsa negli Stati Uniti, si è rapidamente diffusa in tutto il mondo. Nei mesi scorsi non sono mancate le occasioni per esprimere, come Chiesa Cattolica, le considerazioni che questo contesto suggerisce. Osserviamo oggi che c’è una comprensibile ansia volta a scrutare, e dunque quasi anticipare, i segni di uscita dal tunnel nel quale ci troviamo. E per la verità non mancano le voci che si arrischiano in previsioni quasi rasserenanti, che tutti naturalmente vorrebbero vedere confermate. Eppure, questo pare a noi il momento in cui la crisi tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie per le quali torniamo ad auspicare un fisco più equo. La disoccupazione, in particolare, sta intaccando anche le zone a più radicata tradizione industriale. Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come se si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra.

Invece, proprio il patrimonio di conoscenze e di esperienza garantito dalle persone che lavorano sarà la base realistica da cui partire, una volta passato il peggio. Intanto, a patire la maggiore ripercussione è la fascia dei precari. E’ noto come nell’ultimo decennio i posti di lavoro flessibili avessero fornito un apporto decisivo alla riduzione della disoccupazione, che ora registra un brusco aumento dovuto principalmente alla perdita di posti di lavoro non garantiti. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti. Ma l’incertezza ha da tempo attecchito anche nell’area del lavoro stabilizzato, che sta infatti conoscendo l’inquietudine della cassa integrazione, quando non del licenziamento…

 

 

IMMIGRATI

Nell’ultimo periodo si è parlato molto di immigrazione. In primo luogo a causa del disegno di legge sulla sicurezza che la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura, dopo alcune significative correzioni che peraltro non hanno superato tutti i punti di ambiguità. In secondo luogo a causa della concomitante ripresa degli attraversamenti del Mediterraneo che sono tra le modalità – non la più ricorrente ma certamente una delle più pericolose –di ingresso irregolare nel nostro Paese. Ad essi le nostre autorità hanno risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come in altri paesi. Se la sovrapposizione con la campagna elettorale non ha sempre assicurato l’obiettività necessaria ad un utile confronto, non può sfuggire il criterio fondamentale con cui valutare questi episodi, al di là delle contingenze legate allo spirito polemico o alla stagione politica. Ossia il valore incomprimibile di ogni vita umana, della sua dignità, i suoi diritti inalienabili. Accanto a questo valore dirimente ce ne sono altri quali la legalità, l’affrancamento dai trafficanti, la salvaguardia del diritto d’asilo, la sicurezza dei cittadini, la libertà per tutti di vivere dignitosamente nel proprio Paese, ma anche la libertà di emigrare per migliorare le proprie condizioni da contemperare naturalmente con le possibilità d’accoglienza dei singoli Paesi, o magari solo per arricchirsi culturalmente. Motivo per cui il singolo provvedimento finisce con l’essere fatalmente inadeguato se non lo si può collocare in una strategia più ampia e articolata che una nazione come l’Italia deve darsi a fronte di un fenomeno epocale come la migrazioni di intere popolazioni…

 

 

progetto: SoMigrafica 2009