Vincenzo Noto

 

 

59a ASSEMBLEA GENERALE

DEI VESCOVI ITALIANI

Roma, 25-29 maggio 2009

 

 

COMUNICATO FINALE

 

 

            La 59a Assemblea Generale dei Vescovi italiani si è svolta nell’Aula del Sinodo in Vaticano dal 25 al 29 maggio 2009, con la partecipazione di 240 membri, 23 Vescovi emeriti, 24 rappresentanti di Conferenze Episcopali Europee, nonché del Nunzio Apostolico in Italia. Tra gli invitati, docenti ed esperti sulle problematiche dell’educazione, in ragione del tema principale dei lavori: “La questione educativa: il compito urgente dell’educazione”.

Grande emozione ha suscitato l’incontro con il Santo Padre, che giovedì 28 maggio ha voluto essere presente in Assemblea, donando la sua preziosa e illuminata parola. La speciale ricorrenza dell’Anno Paolino è stata celebrata solennemente mediante il pellegrinaggio alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, culminata nella Concelebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

L’Assemblea ha individuato nell’educazione il tema degli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio. Nel corso dei lavori è stato approvato il Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia; si è deciso di attribuire un punteggio aggiuntivo per la remunerazione dei docenti e degli officiali a tempo pieno delle Facoltà teologiche e degli Istituti superiori di scienze religiose. Come ogni anno, è stato presentato e approvato il bilancio consuntivo della Conferenza Episcopale Italiana, sono stati approvati i criteri di ripartizione e assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2009 ed è stato illustrato il bilancio consuntivo dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero.

Distinte comunicazioni hanno avuto per oggetto l’azione di Caritas italiana nella Chiesa e nel Paese, l’impatto del passaggio alla televisione digitale terrestre sulla rete delle emittenti cattoliche, l’Unione Europea e l’impegno delle Chiese, con particolare riferimento all’azione del CCEE e della COMECE, la 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, in programma a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010, e il 25° Congresso Eucaristico Nazionale, che si terrà ad Ancona dal 4 all’11 settembre 2011. Sono state date puntuali informazioni intorno alla Giornata per la Carità del Papa, che si terrà il 28 giugno prossimo, e all’indizione dell’Anno sacerdotale, che prenderà il via il 19 giugno. Infine, è stata presentata e consegnata la Lettera ai cercatori di Dio, recentemente pubblicata dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi.

 

 

1.                  Diaconia della verità e della carità: stanno o cadono insieme

 

“Rispetto alle diverse stazioni della ‘via crucis’ che l’uomo di oggi affronta, la Chiesa non fa selezioni. La sua iniziativa però non ha mai come scopo una qualche egemonia, non usa l’ideale della fede in vista di un potere. Le interessa piuttosto ampliare i punti di incontro perché la razionalità sottesa al disegno divino sulla vita umana sia universalmente riconosciuta nel vissuto concreto di ogni esistenza e per una società veramente umana”. In questa affermazione, contenuta nella prolusione del Cardinale Presidente, si sono ritrovati i Vescovi italiani, chiamati in causa – nel loro discernimento pastorale – non solo da inediti problemi economici e sociali, ma anche da ricorrenti questioni bioetiche. Non è possibile separare – come taluni invece vorrebbero – la carità dalla verità, perché si tratta di due dimensioni della medesima diaconia che la Chiesa è chiamata a esercitare. Infatti “fraintendimenti e deviazioni restano incombenti, se non si è costantemente richiamati al valore incomparabile della dignità umana, che è minacciata dalla miseria e dalla povertà almeno quanto è minacciata dal disconoscimento del valore di ogni istante e di ogni condizione della vita”. A partire da questa convinzione, si è riconfermata una netta presa di distanza da quelle visioni che vorrebbero ridurre la Chiesa ad “agenzia umanitaria”, chiamata a farsi carico delle patologie della società, ma irrilevante rispetto alla fisiologia della convivenza sociale. Nel contempo, è stato rigettato un modello di Chiesa che si limiti a ribadire una fede disincarnata, priva di connessioni antropologiche e perciò incapace di offrire il proprio apporto specifico all’edificazione della città dell’uomo. Il vero profilo di una compiuta evangelizzazione richiede di saper servire la persona nella sua integralità, ponendo attenzione sia ai bisogni materiali sia alle aspirazioni spirituali, secondo l’insuperabile intuizione di Paolo VI, per il quale il destino della Chiesa è di “portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro (…)”, fino a “raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza” (Evangelii nuntiandi, nn. 18-19). Tenere insieme queste due dimensioni dell’unica diaconia della Chiesa esige in concreto non separare la solidarietà dalla spiritualità e, di conseguenza, non disgiungere la ricerca della fede dalla realizzazione del bene comune.

 

 

2.                  Il compito urgente dell’educazione quale tema degli Orientamenti pastorali del prossimo decennio

 

L’ampio spazio dedicato ai lavori di gruppo, a seguito della relazione fondamentale, ha fatto emergere un radicato consenso intorno alla scelta dell’educazione quale tema portante degli Orientamenti pastorali della Chiesa in Italia nel decennio 2010-2020. Si è condivisa la consapevolezza che l’urgenza della questione non nasce in primo luogo da una contingenza particolare, ma dalla necessità che ciascuna persona ed ogni generazione ha di esercitare la propria libertà. Infatti – come ha affermato con chiarezza il Santo Padre Benedetto XVI – “anche i più grandi valori del passato non possono essere semplicemente ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati, attraverso una, spesso sofferta, scelta personale”. Si è dunque privilegiato un atteggiamento positivo e non allarmistico e si è precisato che questa scelta è in profonda continuità con il recente cammino della Chiesa in Italia, dal momento che comunicare il Vangelo è riproporre in modo essenziale Cristo come modello di umanità vera in un contesto culturale e sociale mutato. Su questo punto, è stata ribadita la necessità di non sottovalutare l’impatto delle trasformazioni in atto, senza peraltro limitarsi semplicemente a recensirne le cause socio-culturali, indulgendo a diagnosi sconsolate e pessimiste. Al contrario, si intende ribadire che l’educazione è una questione di esperienza: è un’arte e non un insieme di tecniche e chiama in causa il soggetto, di cui va risvegliata la libertà. È questo il punto centrale su cui far leva per riscoprire la funzione originaria della Chiesa, a cui spetta connaturalmente generare alla fede e alla vita, attraverso una relazione interpersonale che metta al centro la persona. La libertà, peraltro, prende forma soltanto a contatto con la verità del proprio essere, quando cioè è sollecitata a prendere posizione rispetto alle grandi domande della vita e, in primo luogo, rispetto alla questione di Dio. Di qui la centralità del rapporto tra libertà e verità, che non può essere eluso e che è variamente declinato, tanto nel rapporto tra libertà e autorità quanto in quello tra libertà e disciplina. Esiste poi un altro binomio che va correttamente interpretato, cioè quello tra persona e comunità, il che indica che nel processo educativo intimità e prossimità devono crescere insieme. Da queste considerazioni scaturiscono due conseguenze, largamente condivise dall’Assemblea: la prima individua nella Chiesa particolare e specificamente nella parrocchia il luogo naturale in cui avviare il processo educativo, senza peraltro sminuire il contributo originale delle aggregazioni ecclesiali; la seconda dà rilievo ai soggetti del processo educativo (sacerdoti, religiosi e religiose, laici qualificati e, naturalmente, la famiglia e la scuola), dal momento che figure di riferimento accessibili e credibili costituiscono gli interlocutori necessari di qualsiasi esperienza educativa.

In sintesi, si è convenuto sul fatto che la scelta del tema dell’educazione è necessaria, perché intercetta tutti i nodi culturali, raggiunge l’uomo in quanto tale e interagisce con la persona guardando a tutta la sua vita: vivere è educare.

 

 

3.                  La crisi economica e il “Prestito della speranza”

 

Il richiamo del Cardinale Presidente a non sottovalutare la crisi occupazionale in corso “come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra” (prolusione) ha avuto ampia risonanza nell’opinione pubblica. Anche nel dibattito assembleare è stato sottolineato come il termine ‘esubero’ non tenga nel debito conto un tessuto sociale che va sfilacciandosi, a motivo delle disuguaglianze che aumentano invece di diminuire. Nessuno ignora il pesante impatto della sfavorevole congiuntura economica internazionale, di cui non si riesce a cogliere ancora esattamente la portata, né si intende minimizzare l’impegno profuso da chi detiene l’autorità. Resta però evidente che i costi del difficile momento presente ricadono in misura prevalente sulle fasce più deboli della popolazione. Di qui l’esigenza di avviare una prossimità ancora più concreta al mondo del lavoro, non limitandosi a riproporre modelli del passato, ma come “segno di un’attenzione nuova verso la profonda relazione tra la fede e la vita” (prolusione).

Accanto a quest’indicazione di carattere pastorale, si è preso positivamente atto delle molteplici iniziative promosse nei mesi passati in tutta Italia dalle Diocesi e dalle Conferenze Episcopali Regionali per fronteggiare le difficoltà del mondo del lavoro. In tale contesto, l’iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana di costituire un fondo di garanzia per le famiglie numerose che abbiano perso l’unica fonte di reddito costituisce un ulteriore e corale seme di speranza. A nessuno sfugge che la scelta del sostegno alla famiglia è indice di una visione precisa di società, in cui tale soggetto sociale è percepito e costituisce davvero il principale fattore di integrazione e di umanizzazione. La colletta promossa a tale scopo il 31 maggio in tutte le chiese italiane ha avuto un indubbio valore pedagogico ed è stata indice di una spiccata sensibilità che non deve spegnersi.

 

 

4.                  L’immigrazione: ospitalità e legalità

 

Sulla questione dell’immigrazione, che negli ultimi tempi ha suscitato ampi dibattiti, i Vescovi hanno concordato sul fatto che si tratta di un fenomeno assai complesso, che proprio per questo deve essere governato e non subìto. È peraltro evidente che una risposta dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico – che è comunque necessario garantire in un corretto rapporto tra diritti e doveri – risulta insufficiente, se non ci si interroga sulle cause profonde di un simile fenomeno. Due azioni convergenti sembrano irrinunciabili. La prima consiste nell’impedire che i figli di Paesi poveri siano costretti ad abbandonare la loro terra, a costo di pericoli gravissimi, pur di trovare una speranza di vita. Tale problema esige di riprendere e incrementare le politiche di aiuto verso i Paesi maggiormente svantaggiati. La seconda risposta sta nel favorire l’effettiva integrazione di quanti giungono dall’estero, evitando il formarsi di gruppi chiusi e preparando ‘patti di cittadinanza’ che definiscano i rapporti e trasformino questa drammatica emergenza in un’opportunità per tutti. Ciò è possibile se si tiene conto della tradizionale disponibilità degli italiani – memori del loro passato di emigranti – ad accogliere l’altro e a integrarlo nel tessuto sociale. Suonerebbe infatti retorico l’elogio di una società multietnica, multiculturale e multireligiosa, se non si accompagnasse con la cura di educare a questa nuova condizione, che non è più di omogeneità e che richiede obiettivamente una maturità culturale e spirituale. In questa logica, è stato suggerito di dotarsi di un osservatorio nazionale specializzato per monitorare ed interpretare questo fenomeno, e si è chiesto alle parrocchie, all’interno del loro precipuo compito di evangelizzazione, di diventare luogo di integrazione sociale.

 

 

5.         Il terremoto in Abruzzo: una prova di solidarietà

 

Il tragico sisma che ha colpito vaste zone dell’Abruzzo ha suscitato una corale reazione di solidarietà che, come ha sottolineato Benedetto XVI, “è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società”. Grande apprezzamento è stato anche espresso per la compostezza e la fierezza con cui le popolazioni abruzzesi hanno affrontato l’immane sciagura, segno di una fede tenace e di un’identità radicata. Molto resta da fare nel delicato passaggio dalla prima fase dell’emergenza al lento ritorno alla quotidianità. Anche in questi momenti la Chiesa non vuole far venir meno la sua vicinanza non solo mettendo a frutto il generoso raccolto della colletta nazionale appositamente indetta nella domenica dopo Pasqua, ma anche favorendo iniziative di gemellaggio fra le Diocesi. L’auspicio è che per il prossimo autunno tutte le famiglie abbiano una sistemazione adeguata e che le comunità possano disporre di locali decorosi per la socializzazione e l’esercizio del culto.

 

 

 

La Presidenza della Conferenza Episcopale, riunitasi lunedì 25 maggio 2009, ha nominato S.E. Mons. Cosmo Francesco Ruppi, Amministratore apostolico di Lecce, membro della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.

 

 

Roma, 9 giugno 2009

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009