Vincenzo Noto |
LA POVERTA’ UN PUGNO IN FACCIA ALLA POLITICA
Dietro la porta della sede di Caritas diocesana questa mattina ho trovato due signori che mi aspettavano. Mancavano dieci minuti alle otto, ma loro erano lì già da un pezzo. Avevano nel portabagagli di una vecchia macchina più di dieci chili di finocchietti di campagna e una cassa d’arance. Erano venuti per vendermeli e devo dire che li ho comprati volentieri perché questo mi sembra un modo concreto e dignitoso di aiutare persone in difficoltà. Poi apro le pagine di Palermo del quotidiano la Repubblica e leggo questo titolo: Amministratori poveri ma con case e automobili di lusso. Uno schiaffo ai veri poveri, a quanti non riescono ogni giorno a mettere insieme pranzo e cena né per sé né per i propri figli e sono costretti a fare i salti mortali per non finire a chiedere l’elemosina. Si parla, ma ormai da troppo tempo, di rendere la pubblica amministrazione più sobria, rispettosa delle regole di una sana economia ma siamo sempre punto e a capo e ogni giorno si scoprono sprechi su sprechi. Ma non ci sono organi di controllo? Forse ci sono ma non riescono a controllare il complesso mondo della politica anche perché quasi tutti vengono scelti dai partiti di maggioranza e di opposizione. E la pillola da inghiottire diventa ancora più amara perché non c’è nessuno ( o almeno questa è la sensazione più diffusa) che controlla chi gestisce denaro pubblico, mentre la virtù dell’onestà sembra portata via da un alluvione. Questo non significa che non ci sono pubblici amministratori onesti e puliti, ma si tratta di persone che contano meno del due di briscola nelle stanze dei bottoni dove si decidono le sorti delle nostre comunità. E il disgusto nei confronti di chi guida le sorti delle comunità diventa sempre più grande e sono sempre meno le persone ritenute oneste pronte ad assumersi ruoli politici di una certa rilevanza. Quando l’opinione pubblica apprende disorientata che il Parlamento sottrae ai magistrati politici ritenuti dagli organi inquirenti corrotti, alleati di mafiosi e camorristi, allora la tentazione di rinchiudersi nel privato e coltivarsi il proprio orticello diventa ancora più forte ben sapendo che così saranno sempre persone corrotte e corruttrici che conquisteranno gli spazi della rappresentanza democratica. Come dare torto ai tanti giovani intelligenti e preparati che parlano con disgusto del mondo politico e della vita dei partiti? Ma se continuiamo su questa strada come potremo ricuperare un minimo di legalità nella vita di ogni giorno? Siamo proprio condannati a vedere trionfare i malavitosi, i carrieristi, i ladri di ogni risma? Per quanto mi riguarda non credo che dobbiamo rassegnarci, anzi dobbiamo moltiplicare le energie per individuare soggetti idonei ad assumersi responsabilità nella pubblica amministrazione per il bene della collettività.
Vincenzo Noto
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progetto: SoMigrafica 2009