Vincenzo Noto

 

 

 

 

Discorsi “papali papali”

 

Nel mondo antico c’era una stretta corrispondenza tra parole e fatti al punto da dare un valore divino alla bene-dizione o alla male-dizione. In altri contesti il gesto esprimeva il significato della parola mentre questa spiegava il gesto: così avveniva per esempio, nella predicazione dei profeti, o nei miracoli di Gesù. Per fortuna almeno il rapporto di significato tra parola e gesto lo manteniamo ancora! Ma non sempre è così, specie in certi discorsi di occasione, o d’ufficio nei quali si afferma solo quello che dovrebbe essere, scollando parole e fatti, e perfino la dichiarazione dalla reale intenzione. Detto in altre parole si mente, o quasi! Di fatto si pone un problema di verità e credibilità, oltre che di comunicabilità. Pochi giorni fa Vincenzo Noto rifletteva su queste pagine sui discorsi antimafia del neo-eletto cardinale mons. Romeo e sul fatto che oltre le parole la comunità cristiana abbia fatto ben poco contro la mafia, la quale ha espanso sempre più il suo potere “passando di livello”. Le parole di Giovanni Paolo II dopo le stragi di mafia contro i giudici Falcone e Borsellino ed a pochi mesi dall’assassinio di padre Puglisi  riecheggiarono nelle coscienze di molti perché si incontrarono nella Chiesa la forte testimonianza cristiana, puramente volta alla crescita dell’uomo più che ad un’attiva volontà “contro” qualcosa o qualcuno; e l’aperta condanna che il papa fece a braccio contro coloro che si opponevano a questo amore per l’uomo e la vita. La partecipazione emotiva coinvolse tutti e coinvolge ancora nel rivedere il video in cui intima ai mafiosi  “convertitevi!”. La stessa capacità empatica la si ritrovava nel card. Pappalardo, ma non nei suoi successori. Neanche Benedetto XVI ha la stessa capacità comunicativa del suo predecessore ma per un osservatore più attento, meno prevenuto e sopratutto che accetti la (poca) fatica di rileggere i discorsi si accorge della ricchezza dei contenuti capaci di questionare quanto l’empatia di Giovanni Paolo.

Per altri si deve condannare l’uso barocco della retorica, incapace di portare a termine il suo semplice compito: comunicare; e l’insufficienza di altri supporti mediatici per eventuali riletture. Insomma una mancata attenzione alla comunicazione. Per l’azione … beh lì il discorso è molto più complicato ma lo riprenderemo.

 

Riccardo Incandela

 

 

progetto: SoMigrafica 2009