Vincenzo Noto

 

Dossier informativo-propositivo sulla elaborazione

del nuovo Piano di zona dei servizi sociali (triennalità 2010-2012)

del Distretto Socio-Sanitario n. 52 Marsala- Petrosino

Conoscenze, proposte alternative  e osservazioni critiche

(formulate  da don Francesco Fiorino - rappresentante della Diocesi di Mazara del Vallo)

 

“…la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili.
La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente”...
(dalla Lettera Enciclica: “DEUS CARITAS EST” di BENEDETTO XVI)

 

 

1.  Di che cosa stiamo parlando?

L’8 novembre del 2000 il Parlamento ha approvato la legge-quadro di riforma dell’assistenza sociale, denominata “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.”(Legge 328/2000).

 

La Legge quadro riprende in pratica la definizione di "servizi sociali". Vi rientrano infatti tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia. Alle persone e alle famiglie dovrà essere garantito un “sistema integrato di interventi e servizi sociali”, promovendo interventi finalizzati a garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza. L’art. 1 comma 3 sancisce che gli attori, cioè chi programma e organizza il sistema dei servizi, sono gli enti pubblici (Comune, Regione, Stato).

Spetta a questi enti (comma 4) riconoscere e agevolare un ruolo di programmazione e organizzazione degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. La società civile e la Chiesa, quindi, non hanno titolarità ma vengono fatte partecipare, secondo una logica costruttiva e fondamentale, per l’analisi dei bisogni e per meglio definire le azioni ed i servizi sociali.

Risultano significative le ultime righe del comma 5, dove si dice: “Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha tra gli scopi anche la promozione della solidarietà sociale, con la valorizzazione delle iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà organizzata.”

All’art. 2 viene ribadito il carattere universalistico del diritto all’assistenza, , ma si corregge il vecchio criterio onnicomprensivo (dare tutto a tutti) adottando il principio che qualcuno ha chiamato dell’ “universalismo sostenibile”, che si basa sull’idea di garantire l’essenziale a tutti . La legge, infatti, parla di “livelli essenziali di prestazioni” da garantire a tutte le persone in condizioni di bisogno. I servizi che definiscono questo livello essenziale e che devono comunque essere predisposti sono indicati all’art. 22 e sono:

a) servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari;

b) interventi per le situazioni di emergenza sociale, personali e familiari;

c) assistenza domiciliare;

d) strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali;

e) centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.

2.  Cos´è un Piano di zona (P.d.Z.)?

Piano regolatore dei servizi ed interventi sociali e socio-sanitari del Distretto Socio-

Sanitario introdotto dall’articolo 19 della Legge n. 328/2000. Il Piano di Zona è volto a:

a) favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e prestazioni

complementari e flessibili, stimolando in particolare le risorse locali di solidarietà e di

auto-aiuto, nonché a responsabilizzare i cittadini nella programmazione e nella verifica

dei servizi;

b) qualificare la spesa, attivando risorse, anche finanziarie, derivate dalle forme di

concertazione fra i vari attori che intervengono nel sistema dei servizi sociali;

c) definire criteri di ripartizione della spesa a carico di ciascun comune, delle aziende

unità sanitarie locali e degli altri soggetti firmatari dell’accordo, prevedendo anche

risorse vincolate per il raggiungimento di particolari obiettivi;

d) prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento degli operatori finalizzate a

realizzare progetti di sviluppo dei servizi.

 

3.  A cosa serve un Piano di zona?

E´ lo strumento principale delle politiche sociali (= Una politica sociale è un insieme di azioni strutturato e organico, la cui titolarità fa capo a un soggetto pubblico, messo in atto in vista di una finalità o di un obiettivo intesi come risposta a una questione di rilevanza pubblica in ambito socio-sanitario), che serve a costruire un sistema integrato di interventi e servizi.
Integrato, perché deve mettere in relazione servizi che si offrono in strutture, servizi domiciliari, servizi territoriali, misure economiche, prestazioni singole, iniziative non sistematiche, sia che siano rivolte alla singola persona sia alla famiglia.
Integrato, perché deve coordinare politiche sociali, sanitarie, educative, formative, del lavoro, culturali, urbanistiche e abitative, e cioè: come, dove, e chi il sistema nel suo complesso assiste, si prende cura, riabilita, educa, forma, orienta e inserisce al lavoro, offre occasioni di cultura e di socialità, offre una città e un´abitazione vivibile e adeguata.
Integrato, infine perché deve far collaborare e lavorare, in modo coordinato ed efficace per i cittadini, soggetti istituzionali e non, pubblici e privati.

4.  Perché questo interesse al nuovo Piano di zona del Distretto Socio-Sanitario n. 52 Marsala- Petrosino ?

 

Da qualche mese partecipo,  nella qualità di rappresentante della Diocesi di Mazara del Vallo (Ente Terzo) nel Gruppo Piano del Distretto Socio-Sanitario n. 52 Marsala- Petrosino. Il Gruppo Piano (= è la struttura tecnica di riferimento per i Comuni che compongono - più l’Azienda Sanitaria Locale di riferimento -  ogni Distretto socio-sanitario, dotata di proprio regolamento, è preposto all’attuazione di tutti i provvedimenti propedeutici alla redazione del Piano di Zona, nonché alla gestione dello stesso) che definisce gli obiettivi (=  risultati attesi, in termini fisici, finanziari, istituzionali, sociali, ambientali, al raggiungimento dei quali si prevede che un progetto o un programma possa contribuire) e le priorità (= Rilevanza di un particolare problema o bisogno rispetto ad altri. La rilevanza viene stabilita in base ad alcuni criteri di valutazione (gravità, diffusione, urgenza, fattibilità,…) del P.d.Z.  a livello distrettuale (Comuni di Marsala e Petrosino). Il Gruppo Piano è quindi un importantissimo organismo pubblico di partecipazione e di progettazione sociale che deve venire incontro ai bisogni collettivi più rilevanti (= il bisogno, secondo una definizione operativa, è lo scarto fra ciò che esiste e ciò che è desiderabile in un determinato contesto sociale, in termini di benessere/salute, servizi socio-sanitari e risorse a disposizione).

 Dopo aver inviato, lo scorso 23 maggio 2009,  la lettera aperta ai cittadini di Marsala e Petrosino, ove comunicavo che “il nuovo Piano di zona dei servizi sociali e sanitari per la triennalità 2010-2012 che si sta elaborando non risponde, a nostro parere,  in maniera adeguata ed efficace ai più gravi bisogni sociali presenti nei suddetti Comuni”, con il presente “dossier” desideriamo meglio offrire e motivare le seguenti osservazioni critiche e le relative proposte concrete di azioni progettuali al suddetto nuovo P.d.Z.

5.  Perché non si fanno conoscere i risultati e le presenze degli utenti che hanno usufruito delle azioni e servizi del precedente piano di zona (tecnicamente il “monitoraggio” dei servizi sociali resi)?

 

Probabilmente i pubblici responsabili dirigenti competenti, con i loro collaboratori, non si sono preoccupati di averli. Ma non si possono progettare altri servizi o azioni progettuali senza prima aver verificato ed analizzato questi importanti dati e risultati realizzati. Nel verbale della riunione del Gruppo Piano del 22 maggio u.s., si scrive che al sottoscritto “non gli è stato possibile avere una chiara visione del monitoraggio effettuato sulle azioni progettuali del precedente P.d.Z. e del Riequilibrio, per poter valutare in maniera più precisa l’opportunità della riproposizione di alcune azioni progettuali”. Quanto scritto è assolutamente estraneo alla realtà dei fatti. Il sottoscritto ha chiesto, come già scrivevo nella succitata lettera aperta, “ripetutamente ai responsabili dirigenti competenti, di fornire i risultati e le presenze degli utenti che hanno usufruito delle azioni e servizi del precedente piano di zona (tecnicamente il “monitoraggio” dei servizi sociali resi), ma ad oggi una tale importante informazione dettagliata non è stata fornita”. E’ indubbio che in questa vicenda qualcuno voglia alterare i fatti e conseguentemente non offrire pubblicamente e puntualmente i risultati concreti e le presenze reali delle persone che hanno usufruito, negli anni scorsi, dei servizi sociali nei Comuni di Marsala e Petrosino.

6.      Quali azioni e servizi sociali sono ritenuti più importanti che non figurano nel nuovo P.d.Z.?

Nel contesto sociale di Marsala e Petrosino risulta doveroso intervenire in particolar modo nella macro area di contrasto alla povertà e del disagio adulti. Nello specifico si propone d’intervenire innanzitutto incrementando notevolmente il numero di persone (almeno 40 soggetti: disoccupati con almeno tre persone a carico nel nucleo familiare ed alcuni soggetti con dipendenze) che possano beneficiare del cosiddetto Assegno civico sociale” (Si tratta di una particolare forma di assistenza economica (cinquecento euro al mese) che prevede lo svolgimento di attività socialmente utili per la cittadinanza in cambio di una erogazione economica). L’azione avrebbe un costo complessivo triennale di euro 720.000,00 e sarebbe coordinata dagli assistenti sociali dei Comuni di Marsala e Petrosino. Inoltre sono necessarie due azioni che si ritengono essenziali: un Centro distrettuale (con 8-10 posti per l’alloggio) di prima accoglienza per persone autoctone ed immigrate in gravi difficoltà socio-economiche (= Servizio che si occupa degli aspetti più propriamente legati alla sopravvivenza immediata: vitto, alloggio, pronto intervento sanitario ecc.). Si ritiene urgente la creazione più di un Centro diurno di aggregazione giovanile (con almeno 30 adolescenti tra i 14 e i 17 anni) nei quartieri popolari (Amabilina,  Sappusi, zona via Istria) del territorio marsalese. Questa azione potrebbe sostituire quella definita “La Girandola” (con una spesa complessiva triennale pari a euro 540.000,00) che avrebbe come destinatari venti bambini compresi tra i 4 e i 10 anni . Non abbiamo nulla contro i bambini ma crediamo indispensabile e più urgente intervenire verso la fascia adolescenziale/giovanile.

7.      Quali azioni o servizi non sono ritenuti “appropriati” nel nuovo P.d.Z.?

 

Ci pare inopportuna l’azione progettuale che prevede il potenziamento dell’èquipe distrettuale specialistica socio-psico-pedagogica e del cosiddetto “Sportello di acceso unico per la famiglia”(con le relative figure professionali previste: tre assistenti sociali, un psicologo, un pedagogista, un avvocato;  con un costo complessivo triennale  - comprendenti anche spese di gestione – di euro 810.000,00). Con questa enorme somma di denaro si potrebbe realizzare almeno un altro Centro diurno di aggregazione giovanile (con almeno 30 adolescenti tra i 14 e i 17 anni) nel Comune di Petrosino e si potrebbe creare a Marsala un Centro di aggregazione interculturale per donne (autoctone ed immigrate), aperto anche a persone con disabilità fisico-motoria,  dove tra l’altro si potrebbero svolgere attività riguardanti i loro compiti socio-educativi nei confronti dei figli minori.

8.      Perché non si ritiene adeguata la relazione sociale (contenente la domanda e l’offerta sociale) adeguata al nuovo P.d.Z.?

Si valuta insufficiente la relazione sociale in quanto soprattutto nella parte riguardante l’offerta sociale dei servizi già operanti sul territorio è abbastanza incompleta. Non si comprende come mai non viene citata la “Mensa fraterna”, operante a Marsala da quasi tre anni, gestita dalla Fondazione San Vito Onlus, con l’apporto di diversi volontari delle Caritas parrocchiali. Mensa che offre gratuitamente, da lunedì a sabato, un pasto completo e “vicinanza umana” a circa trenta persone al giorno.  Struttura che ad oggi non ha avuto un euro di aiuto dal Comune di Marsala. Si dimentica di citare l’intervento di ascolto e di sostegno anche materiale che i volontari della Fondazione San Vito offrono settimanalmente ai detenuti della Casa Circondariale di Marsala. Nulla è descritto dell’opera discreta di ascolto e di sostegno, anche economico, che diverse Caritas parrocchiali di Marsala e Petrosino,  portano avanti da anni, nei confronti di tante famiglie bisognose.  Inoltre la relazione sociale dimentica di illustrare il lavoro incessante delle Parrocchie e delle Associazioni ecclesiali o di ispirazione cristiana,  nei confronti di centinaia di minori che frequentano gli spazi socio-educativi e di animazione ricreativa e sportiva, all’insegna della gratuità e della crescita umana integrale. Non vengono infine menzionate l’Associazione “Opera di Misericordia” che si occupa di ragazze madri e donne con difficoltà, il Gruppo di “Volontariato Vincenziano” che si prende cura tra l’altro di persone disabili, del Centro Italiano Femminile che svolge attività di consulenza gratuita per le donne e per coppie di sposi. Perché non viene “raccontato” e brevemente descritto il “lavoro” di queste realtà sociali? A chi giova non farle conoscere? Così facendo si crede di lavorare per il bene di tutti o per accontentare qualcuno in particolare?

9.      Osservazioni e note conclusive

Infine si deisdera ribadire l’importanza che i singoli cittadini, associazioni ed  enti che operano nel campo sociale, educativo e per la promozione umana, si interessino maggiormente dell’elaborazione ed esecuzione dei piani di zona dei servizi socio-sanitari. Non possiamo infatti  permettere che le fasce deboli della popolazione vengano lasciate ai margini e non si dia loro un adeguato sostegno. Non possiamo permettere che i soldi pubblici vengano spesi, per la gran parte, per dare occupazione a qualche “professionista” e non per progetti concreti ed utili per le famiglie e persone in difficoltà.

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009