Vincenzo Noto

 

 

Eppur si move.

Il terzo settore si aggrega attorno all’Arrupe

 

Movimenti civici, liste, reti... C'è un mare mosso in particolare dal terzo settore: da tutte quelle associazioni  ed enti che hanno a cuore la città e la gente, specie quella povera, quella che  svende il proprio voto per un sogno, per un lavoro, o anche solo per 50 euro. Hanno a cuore la città depredata da un sistema criminale che non chiede il pizzo, ma che distrugge e cannibalizza tutte le energie capaci di riscatto e di crescita. Hanno a cuore la vita, hanno idee diverse, hanno modi di vita diversi.

Ancora una primavera aspetta Palermo dopo il buio della seconda repubblica. Fra i movimenti si prepara l'entrata in campo del Pedro Arrupe: l'istituto di formazione politica dei gesuiti: il famoso  protagonista della “Primavera di Palermo”.

 

Il 3 dicembre all'istituto c'è stato un  seminario dal titolo “Etica pubblica: garanzia per un welfare di qualità” che fa parte di un ciclo di studi sul welfare cui hanno partecipato, semplici cittadini e terzo settore.  Si è parlato di modelli etici; di come le inefficienze, le incuranze, i modelli scorretti abbiano portato a sbagliate applicazione di leggi in origine buone; della trasparenza e di come i dati sono raccolti e diffusi in modo tale da non essere evidenti perché non si vuole vedere e far vedere...

Al termine della discussione  Anna Staropoli del coordinamento scientifico dell'Arrupe ha annunciato che sulla base dei risultati del seminario si formulerà il testo per  un patto etico da sottoscrivere tra tutti coloro che, amministratori pubblici, operatori di un servizio sociale, volontari, operatori, semplici cittadini,  sono al servizio della cittadinanza per l'assunzione di un impegno a resistere a logiche privatistiche e optare nella quotidianità del proprio lavoro per la tutela della giustizia e  creare circoli virtuosi di buona amministrazione, nell’ottica del bene comune.

 

Partecipando a diversi incontri, seminari, assemblee a Palermo abbiamo collezionato una serie  di sensazioni di impotenza. All'Arrupe, raccogliendo le esperienze di persone, ascoltando snocciolare dati su dati da parte di professionisti del settore (non i fantadati dei politici) sembra che tutto sia così evidente ed a portata di mano eppure gli studenti hanno la forza di bloccare le strade, di paralizzare città intere ma non di fermare un ddl, perché? Ogni giorno precari, coltivatori diretti, operai, sfruttati... fanno sit in, protestano, si indignano ma ottengono poco o nulla, perché? Perché ancora dopo anni di democrazia la popolazione è incapace di influire sulla “casta” che elegge? Perché è incapace di dire la sua? Tutti questi convegni sembrano sfiancare più che aiutare, sembrano essere la spina nel fianco perché portano via l'illusione che sia una crisi generalizzata invece che il male operato da una classe di novelli malavitosi di legge la causa dei nostri problemi.  Da indiscrezioni di corridoio sembra che il processo avviato dal Pedro Arrupe non è soltanto un doveroso ma alquanto sfibrante snocciolare dati, esperienze, j'accuse... ma dopo il passo del patto etico l'istituto passerà nuovamente all'azione attraverso la formulazione di politiche alternative da proporre e sostenere alle amministrazioni locali e regionali. Si parla di un'azione concertata tra il terzo settore, persone della pubblica amministrazione e cittadini, che attraverso la “rete” possa  far passare i provvedimenti necessari al risanamento della struttura socio-politica della città e dello stato. Il federalismo e lo statuto speciale dovrebbe aiutare in questo senso o forse no. L'importante è  che nonostante tutto la cittadinanza si risvegli dal torpore e dalla sfiducia e percorra strade convenzionali ed alternative come questa per il bene comune, e quindi anche il proprio bene, al di là di logiche individualistiche, ma al servizio della persona.

Aspettiamo con ansia il prossimo incontro all'Arrupe il 14 dicembre per vedere cosa succede.

 

Riccardo Incandela

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009