Vincenzo Noto

 

 

Intervento Caritas

 

ETICA PUBBLICA (BUON) COSTUME PRIVATO

 

Moralità pubblica e privata: c'è un confine netto o una zona grigia? Doveroso occuparsene, o ci si può astenere? E i cristiani, come devono atteggiarsi? Domande antiche, forse stantie. Però reclamano risposte attuali. Di oggi, infatti, sono le notizie (non solo voci) di festini allietati dal gioioso intervento di fanciulle in fiore, e conosciute "escort", nella residenza di un'altissima carica dello stato. Non è, si sa, materia penale. Semmai, di buon costume. Per due aspetti almeno: se sia consentito a chi esercita responsabilità pubbliche un comportamento personale non intonato alla gravitas della funzione; e in quale modo i credenti debbano considerare tale circostanza.

La storia ricorda che statisti, condottieri, magistrati in confidenza con le sorti dell'umanità convissero con situazioni esistenziali non proprio esemplari. Ma pesa - quando si ragiona in termini politici - l'impatto di certe debolezze umane sulla conduzione degli affari pubblici. C'è il pericolo dello scandalo, al quale in genere si rimedia con le dimissioni o con penose ammissioni di trasgressione. Soprattutto, si suppone che il personaggio pubblico che coltivi relazioni e pratiche non ortodosse sia vulnerabile a imponderabile forme di ricatto: la minaccia di rendere pubblica una relazione o, peggio, l'obbligo di rispondere alle pretese di coloro che, a vario titolo, concorrono all'allestimento degli eventi, o ne sono testimoni. Le parti si invertono: il potente paga ai suoi dipendenti un prezzo politico del proprio svago.

 

Tra rigetto e ponderazione

Per i cittadini cristiani -ed è la seconda questione - si pone un persistente dilemma tra rigetto radicale e ponderazione - per così dire - di costi e ricavi. Non di rado, per una sorta di tacita compensazione, politici assai "chiacchierati" si rivelano più disponibili ad accogliere e sostenere tesi e progetti proposti come prioritari da entità religiose, come oggi accade sui temi biopolitici. L'argomento è frequentato: può qualche scappatella (o una situazione familiare irregolare) inficiare una sintonia di rapporti? E perché (pensiero temerario) non utilizzare tali situazioni per... chiedere di più, sapendo che è più facile ottenere?

Però diceva Luigi Sturzo: la Chiesa si appoggia al potere, immaginando di rafforzarsi, ma in realtà ne risulta indebolita nella sua missione fondamentale. Ultimamente il papa ha ricordato la coerenza di Alcide De Gasperi, nell'unità di vita spirituale e testimonianza politica. Lo scorso anno, a Cagliari, Benedetto XVI aveva proclamato la necessità

di una nuova classe dirigente, caratterizzata da competenza e rigore morale. La stessa consonanza tra scelte economiche ed istanze etiche, cuore degli auspici della nuova enciclica, si pone su questa lunghezza d'onda. Né si possono ignorare i segnali provenienti da organi di stampa cattolici e dai vescovi, fino alle dichiarazioni del segretario della Cei sullo «sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile, che invera la parola lussuria».

Esistono dunque, anche se impliciti, elementi sufficienti per sviluppare, tra i credenti e oltre, un discorso ampio, probabilmente rifondativo, del rapporto tra etica e politica e, in esso, tra vita privata e dimensione pubblica delle persone, a cominciare dai credenti. Si potrebbe scoprire, tra l'altro, che sono esistiti momenti in cui una maggior severità era raccomandata ai cattolici in politica e, di rimando, una maggiore intransigenza agli elettori chiamati a valutarne l'operato. Nessuno avrebbe di che lamentarsi se la chiesa, per dirla con Bossi, fa il suo mestiere nel campo che le è proprio.

 

Domenico Rosati

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009