Vincenzo Noto

 

 

 

 

TERMINI IMERESE,

IL DESTINO DELLA FIAT E DI MARCHIONNE

 

Per una volta vorremmo occuparci del destino della Fiat ma in un’ottica diversa da quella di salvare i posti delle tute blu di Termini Imerese e dei lavoratori dell’indotto. Dirigenti, sindacalisti, uomini di governo hanno fissato gli ultimi appuntamenti per salvare i posti di lavoro ma non certamente il futuro della Fiat in Sicilia. Torino a deciso che in Sicilia il costo di produzione delle sue macchine è notevolmente superiore che in altre località italiane ed estere e,, quindi ha deciso di portare altrove la produzione di Termini, ovviamente senza tenere conto di tutti i soldi che Fiat ha avuto dalla Regione Sicilia e dallo stato per questa azienda sulla quale Marchionne ha tracciato una croce definitiva.

Eppure Marchionne qualche preoccupazione dovrebbe averla. Dei lavoratori e delle loro famiglie non gliene importa più di tanto; di un contesto industriale che rischia di scomparire gliene può interessare ancora di meno; di contributi governativi, sgravi fiscali, incentivi sa quando e con chi parlarne per ottenere, come sempre, quello che Fiat ha preteso per il suo ruolo trainante all’interno del sistema industriale italiano.

Di una cosa, però, Marchionne e tutti gli altri dirigenti potrebbero cominciare a preoccuparsi, ma certamente non per rivedere le loro strategie industriali. Comincia a diffondersi a livello popolare e non solo l’idea che così come Fiat lascia la Sicilia, i siciliani abbandonino Fiat al suo destino. In un senso che è molto evidente: non acquistare più macchine che portano il marchio storico torinese. Già che le macchine “straniere” immatricolate nella nostra regione sono aumentate e non di poco, adesso questa politica industriale antisicilia potrebbe diffondere a macchia d’olio un atteggiamento ostile nei confronti del prodotto Fiat e far decidere molti più siciliani ad acquistare vetture non prodotte dalla casa torinese. E non soltanto i siciliani che vivono in Sicilia ma anche quelli che per ragioni di lavoro hanno fissato la loro residenza altrove. I dirigenti Fiat sperano che un atteggiamento del genere non nasca o pensano di poterlo controllare in qualche modo. Ma su fenomeni  di questo tipo i grafici degli studiosi e i calcoli degli economisti non hanno molta incidenza. e potrebbero scattare meccanismi psicologici in difesa della propria identità regionale che al momento nessuno è in grado di valutare in tutta la loro complessità. Ovviamente Marchionne avrà fatto studiare anche tutte le reazioni possibili e immaginabili e si sarà fatto molto bene i conti. Ma non tutte le ciambelle vengono col buco. Chissà che i siciliani con le loro scelte non dovranno far pentire uno abituato a guardare solo ai numeri!

 

Vincenzo Noto

 

 

progetto: SoMigrafica 2009