Vincenzo Noto

 

 

LA FINE DI BERLUSCONI?

 

Si è detto sempre che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è un uomo che merita tutta la fiducia degli italiani perché si è fatto da sé, arrivando ad accumulare un patrimonio economico tra i più significativi e non soltanto nel nostro paese. Ma da qualche settimana si ha la sensazione che è anche un uomo che si sta distruggendo da sé. Così come si è fatto, così si sta distruggendo, fino a scomparire dalla scena nazionale ed essere ricordato soltanto per le donne che hanno frequentato palazzo Grazioli o villa Certosa. Mentre c’è chi viene ricordato in politica per avere firmato la Costituzione, l’adesione al Patto Atlantico e gli inizi della Comunità Europea,  di Berlusconi ricorderemo le vittorie del Milan e qualche barzelletta. A ciascuno il suo. Certamente ci sarà pure chi ricorderà che, grazie a lui, ha potuto fare una brillante carriera politica, chi di essersi arricchito per aver contribuito alla nascita di un impero televisivo, chi racconterà ai figli che hanno potuto mangiare grazie ad uno stipendio che arrivava da Arcore e dintorni.

Quando si è sul viale del tramonto ad emergere sono solo le malefatte,e c’è chi pensa che saranno gli storici a chiarire tutto in un futuro più o meno lontano.

Che Berlusconi sia ormai finito sul piano politico ( i colpi di coda sono sempre pericolosi! ), lo si può dedurre dai sempre più frequenti interventi di uomini di chiesa sulla necessità di una moralità pubblica al di sopra di ogni sospetto per chi riveste cariche istituzionali da parte di uomini di Chiesa. Ha cominciato il quotidiano cattolico Avvenire, ha proseguito Famiglia Cristiana (con una encomiabile chiarezza), continuano vescovi, prelati, organizzazioni ecclesiali che cominciano a farsi coraggio e a manifestare, finalmente, lo sdegno di una realtà cattolica che ha a che fare ogni giorno con le vere emergenze del paese e non può assistere, in silenzio, ancora per troppo tempo, ad un degrado morale pubblico che non fa sperare nulla di buono nel futuro delle giovani generazioni.

C’è stato troppo silenzio da interpretare come volontà di non ingerenza o, cosa che peggiorerebbe di molto le cose, come gratitudine per provvedimenti adottati o da adottare? Ciò che importa, in questo momento, è che finalmente si parli, e che non siano sempre don Sciortino, direttore di Famiglia cristiana, o don Ciotti, fondatore della comunità Abele, a doversi esporre.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009