Vincenzo Noto |
La gabbia della società
Le sbarre sono di odio e di sospetto. L’aria è di catrame e l’atmosfera è di paura. Nei mega centri del consumismo la merce più venduta è l’avarizia. Lo sguardo più acuto è la video camera spia in ogni luogo. Si corre a se stessi e ognuno è centro dell’universo. Gli altri sono pedine per il proprio scalare di successo. Si cammina a spilli per infierire contro chi aziona il male, senza sapere che il peggior nemico, in questa gabbia del sospetto, si è se stessi. La posta in gioco è alta. Si mangia prestiti fuori e dentro miseria. Ciò che vale è l’effimero. In casa l’apparenza infine scompare, si è se stessi e nudo di se. Solo allora si sbatte il cervello a terra come dei polipi. Ti do un consiglio:“Vivi te stesso. Non agganciarti al vortice del luogo comune. Che ti serve sbandierare un lussuoso matrimonio di ristorante con i soldi del presti -tempo, del presti - donna, del presti - garanzie. Sono agenzie di strozzini, ora legalmente costituiti. Non ci sono più infatti usurai ma presti tutto e subito, garantiti per di più dalla stessa legge“. Come è arduo uscire dalla carne. L’aurora della decisione è intima di colori autunnali. La notte dell’attesa profuma di caldarroste. Qui, in questa gabbia della società, non ha importanza essere innocenti o colpevoli. Restiamo soli al suolo, vivi o morti. Il resto non conta nulla. Viviamo l’angoscia del gigante che si chiama ”dubbio”. Io lotto il respiro delle tenebre. Le città sono sterili. I nervi lampeggiano a surriscaldarsi di cattiverie. Sopra e dentro di noi caparre di odio e di sospetti. Le case sono urli e hanno licenziato dalle finestre la serenità e la tranquillità. Felice casa non c’è più. I professionisti del denaro, nel covo delle banche, hanno divorziato con la competenza e la dignità. Sono banditi degli affari. Tutto fanno per imbottirsi di denaro. Le persone sono ridotte a scheletri. C’è poca differenza tra loro e i manichini di moda. Corpi venduti di timbri di tatuaggi e di appartenenze. Ciò che vale è il consumo da gettare. Gli occhi filtrano nell’anima solo avvilimenti. L’innocenza per il commercio è solo un ricordo, per gli scaltri solo una sciocchezza. Ridono sui loro stessi dialoghi insensati, sono delle barzellette viventi. Sono cose da narrare e da comprare. Il vivere è un lampo di esistenza, vale la pena solo illuminarsi di godimento e di stress. Si fulminano solo di inutilità. Molti passano i giorni come noia. Reputano la noia una virtù, come ieri e forse oggi, l’ozio. Il pallore dell’inerzia si accasa sulla loro pelle. Anche il loro fiato è giallastro di rancore. Il loro dire è fracasso di suoni e di menzogne. Sposano l’apparire come essenziale. Non vivo più qui ma nella città del silenzio. Fuggo con il cielo sulle vette dell’invisibile. Ho deciso di distruggere l’inferno sposando la follia dell’amore. Il corpo dell’amore è una persona che si chiama ”Cristo Gesù”. Sono disarmato persino dinanzi ai miei stessi pensieri. Io che sono pazzo di intuizioni vi posso aiutare a uscire dalla gabbia del malessere, facendovi conoscere un uomo chiamato Gesù. Tanto ama da dare la sua vita per noi, totalmente gratis. Mi frastorna la mente e lo spirito, come un setaccio la pula che non serve al vivere. Mi accarezza le viscere per partorire la grazia. Sono morto mille volte nella carne e mille volte ancora sono risorto nel suo giorno. Non posso nascondermi al suo volto, subito mi svela ciò che è in me di pallido spirito. Non so lasciare ciò che nel tempo ho sognato. Non so lasciare l’orizzonte della mia mente che non finisce mai. Da solo tento il cielo che appena a guizzo ho conosciuto dentro il suo corpo. Inizio il viaggio con Lui e non so dove finisce. Il viaggio più lungo è quello interiore. Ti ho fatto uscire dalla gabbia delle tenebre. Buon cammino, amico! Ora buon viaggio, Umanità. A presto sui sentieri dello spirito, meravigliosamente nuovo.
Paolo Turturro.
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progetto: SoMigrafica 2009