Vincenzo Noto

 

 

Una fatwa per il Tg1 di Minzolini

''La libertà che vale tutte le altre... è la libertà di stampa'' (Chateaubriand). E dunque la nostra Carta assegna all’ art 21 la funzione-diritto-dovere di “cane da guardia”  a salvaguardia di ogni altra libertà, di controllo sull’ operato di tutte le istituzioni. Questa è almeno la ratio. Ci sentiamo tutelati, avviene proprio questo oggi in Italia? Giornali, radio, tv assolvono alla funzione?

"Pericolosa è la politica –ha osservato Beppe Grillo- che istituisce una commissione per vigilare sulla tv, mentre dovrebbe essere la tv a vigilare sulla politica". Corollario: è la politica che nomina i direttori di testata, assegna un mandato, detta una “linea”. Controlla i controllori

“Ai giornali non ha mai creduto nessuno,altrimenti non farei più questo lavoro- ha spiegato un operatore di Borsa- I giornali e le tv sono oggi delle banche, degli industriali, dei politici, dei governanti. Sentenziò già 30 anni fa Eugenio Cefis: “i giornali, mal che vada, sono sempre un ottimo mezzo di scambio. Infatti, in quegli anni, a raffica, “giornali comprati e venduti”. E Celine ancor prima definì  “formidabile carciofo di notizie in via di marcescenza” la mercanzia delle edicole.

 

  

Ipocrisie, ipocriti 

Paolo Martini, portavoce del Pd, ha attaccato Augusto Minzolini per avere ridotto al minimo la “copertura” su Papi, Veline, La Certosa, le escort, le accuse di Bari. Ha detto che con Minzolini al timone il Tg1 ha abdicato al ruolo di grande e libero narratore del Paese reale. Una domanda è forse lecita : ma quale Tg1 ha guardato negli ultimi decenni Martini? La bordata sparata dal PD ha aperto un secondo fronte nell’ affaire che impania il Presidente del Consiglio. Ne è scaturita una Fatwa in piena regola. La fatwa- a giudizio di Di Pietro- ormai sfornito di manette- punta al licenziamento immediato di Minzolini, che seppe conquistarsi un posto al sole costringendo Occhetto a “licenziare” Luciano Violante. Da presidente dell’ Antimafia il massimo esperto del collateralismo toghe-politica anticipò in Transatlantico che Dell’ Utri era indagato per mafiosità.

L’ipocrisia della fatwa consiste in questo: la meraviglia per la linea Minzolini a 20 giorni di distanza dalla nomina ricevuta non dalla Rai, ma da Berlusconi. Allo stesso modo i predecessori di Minzolini, da Fanfani in poi, hanno ricevuto l’ investitura dagli inquilini pro tempore di Palazzo Chigi. Si vota, si contano i voti e se ne vale la pena il vincitore occupa Viale Mazzini. Non fa nemmeno scandalo. Insooma l’ ipocrisia degli ipocriti per i quali Fabrizio Corona è un pezzo di merda e Zappadu è un eroe democratico .

Il neo direttore dell’ ammiraglia Rai si è difeso in video e voce: «Ad urne chiuse - ha detto - voglio spiegare perché il Tg1 ha avuto una posizione prudente sull’ultimo gossip: non c’è ancora una notizia certa né tantomeno un’ipotesi di reato che coinvolga il premier e i suoi collaboratori. Ipotesi investigative e chiacchiericci mediatici non hanno nulla a che vedere con l’informazione del servizio pubblico». Già in passato, ha ricordato, si cercò di colpire il presidente Prodi con argomenti simili”. Trasparente il richiamo a Sircana fotografato in zona viados.

 

ITINERARI SIRIANI

"Solo gli imbecilli non cambiano idea" è un modo di dire dei convertiti sulla via di Damasco. Correva l’ anno 1993 ed in un dibattito Augusto Minzolini (classe 1958) espose il suo punto di vista di allora, diverso da quello di oggi.  "Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico".

 

  

ALLEATI A SINISTRA

Minzolini non è isolato. Due indizi sono una coincidenza, ma cinque fanno una prova. Di più: «La prova di un complotto». A dirlo è uno storico insospettabile di simpatie berlusconiane: Aldo Giannuli, 57 anni, barese, insegna storia contemporanea preso la facoltà di scienze politiche all’Università statale di Milano. Autore di numerosi libri, consulente delle Commissioni stragi e Mitrokhin, da sempre vicino all’ultrasinistra. Ha collaborato con il quotidiano «il manifesto» e i settimanali «Avvenimenti» e «Oggi», attualmente firma per giornali e riviste come «L’unità» e «Libertaria». Il suo sito è www.aldogiannuli.it.  Giannuli , in un’ intervista rilasciata a Il Giornale ( di Paolo Berlusconi) la prende da lontano, ma arriva a lambire i Servizi che, fra l’altro, per il suo lavoro conosce molto bene.

Se complotto c’è stato (è questa per altro la tesi del Cav.) come condannare chi preferisce ignorare, censurare piuttosto che accodarsi e celebrare scampoli lasciati filtrare dai Pm?. «Io mi faccio una domanda- ragiona il prof Giannuli - come mai questo fotografo, Zappadu,si tiene nel cassetto per anni le foto, senza venderle a nessun giornale specializzato? Le scattava per collezionismo?». Un collezionismo particolare? «Questi collezionisti chiamano il loro hobby dossieraggio». Lei è barese, come Patrizia D’Addario. È sorpreso da questa storia?«Moltissimo. Se è vero che ha incontrato Berlusconi, vuol dire che ci è arrivata debitamente referenziata e garantita, al punto da passare senza intoppi ai controlli di Palazzo Grazioli, munita di tutti gli aggeggi elettronici del caso. Anche qui la sicurezza mostra qualche falla: purché si sia donne avvenenti ci si può accostare al premier anche con un bazooka. Ma non è questo il punto più importante». E qual è? Il comportamento della donna. Perché, sempre che sia vero, fotografava e registrava tutto. E poi una professionista del suo calibro dovrebbe essere molto attenta a garantire la propria riservatezza». Forse, vicina al traguardo dei 45 anni si sentiva a fine carriera? «Forse. Quel che è certo è che dopo questo show la signorina in questione ha finito di lavorare. E allora sono assalito da molti dubbi». Il primo?«Patrizia ha deciso di ritirarsi dal mercato perché qualcuno le ha offerto una confortevole buonuscita». Chi?«A Bari si mormorano dei nomi. Ma io non ho elementi per puntare il dito. Io penso però che lo stesso benefattore si sia preoccupato di darle anche le necessarie garanzie sul suo futuro. Un futuro sicuro e confortevole. E mi viene un altro sospetto. Forse la signorina alterna il mestiere più antico del mondo con il secondo più vecchio: quello di spia. Non sarebbe la prima doppiolavorista del settore».

 

Cosa dobbiamo aspettarci

Francesco Cossiga non è incline all’ottimismo ed avverte: “I tempi sono brutti, ma state tranquilli che potranno venirne di peggiori, penso che il colpo più grosso sia ancora in canna: lo spareranno prima o dopo il G8 dell’Aquila". ( Ricordate? “Andremo sempre più a fondo senza mai toccare il fondo” è stata la lucida previsione di Leonardo Sciascia).

Forse domani i giudici sapranno dirci se la prudenza di Minzolini (seconda maniera) fu saggezza ovvero calcolo freddo, mano grata al Cavaliere. Forse. Sia perché  rapporti di forza sono destinati, in politica, ad avere regolarmente la meglio sulla verità e sulla giustizia, sia perché- come spiegò già nell’800 il giurista francese Quizot- “I giudici sono costituiti solo per giudicare le controversie di piccoli uomini su piccole cose; il resto è giustizia politica". Ed in tempi coevi Giovanni Pellegrino ( l’onesto  presidente pugliese della Commissione Stragi)ha osservato di trovare ingenuo pensare che la giustizia sia la via migliore per giungere alla verità. Verità giudiziaria e verità storica assai spesso non coincidono. Se coincidessero dovremmo concludere che il Nazareno e Socrate furono colpevoli, visto che la giustizia li condannò”.

 

 Lucio Galluzzo

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009