Vincenzo Noto

 

 

LOMBARDO-BERLUSCONI, IL GIOCHINO DELL’ESTATE?

 

Si incontreranno il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo , e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi? Se si, quando e dove? E in che posizione vedremo Lombardo nelle foto: in piedi, seduto o in ginocchio?

Viste le premesse tutto lascia pensare (ma i tempi dei politici sono segnati da calendari diversi da quelli in uso dei comuni mortali!) che questo incontro, tanto atteso dal presidente Lombardo, tarderà ancora. Innanzitutto perché chi ha in mano il vero potere lascia nel dubbio i sudditi costretti a bussare e dimostrare ripetutamente  la loro sudditanza. E poi perché Berlusconi è molto lontano dal risolvere le faide interne al partito della libertà siciliano che è un partito a sè. Quando il Pdl raggiungerà una posizione unitaria per cui Berlusconi può imporre la sua linea? Perché alla fine questo accadrà: Berlusconi deciderà per il bene del suo partito, per la massima soddisfazione dell’istinto di potere con il minimo danno sull’elettorato. Lombardo continuerà a parlare di autonomia, di ascarismo, forse farà ancora in tempo ad affidare qualche altra poltrona a dirigenti del suo partito nei quadri del personale della amministrazione regionale, ma poi sarà costretto ad inghiottire il rospo, probabilmente  dimissionerà la nuova giunta sempre incompleta (e chi pagherà il danno che ne riceveranno alcune personalità che lo hanno seguito in questa avventura?), e dividerà i posti di comando seguendo il manuale Cencelli tanto odiato ma tanto usato.

Resta ancora forte il dubbio se l’Udc farà parte del nuovo governo. Non tanto perché Romano o Cuffaro vogliano tenere fuori le loro falange da palazzo d’Orleans, quanto perché Berlusconi, dopo il risultato elettorale di domenica prossima, potrebbe decidere di estromettere del tutto l’Udc dalle amministrazioni locali, regione Sicilia compresa. Forse stanno facendo i calcoli, sempre sulla testa degli elettori, di quante amministrazioni rischia di perdere il Pdl se l’Udc decidesse a sua volta per ritorsione di mettere in crisi amministrazioni dove è necessario per avere una maggioranza.

Cose troppo complicate per i comuni mortali che proprio perché tali sono condannati a morte da un sistema di potere costruito sulla gestione della cosa pubblica in maniera privata. Quattro persone possono decidere tutto sulla testa di cinque milioni di siciliani che non se la prendono più di tanto perché alla prossima consultazione elettorale continueranno a sceglierle come loro rappresentanti. E questa è la democrazia che i siciliani si meritano. Se le cose dovessero andare diversamente e il giochino dell’estate interrompersi allora potremmo cominciare ad alzare un po’ la testa.

Vincenzo Noto

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009