Vincenzo Noto

MANGIARE TRA DIRITTO E DOVERE

Ad un assiduo frequentatore della mensa della Caritas di Monreale che aveva lasciato più della metà del secondo che gli era stato servito ho fatto notare che non era giusto lasciare tutta quella roba perché aveva il dovere di nutrirsi bene, anche se non svolge nessun lavoro pesante.

Pensavo di aver chiuso lì il mio intervento quando mi sento apostrofare: Lei mi ha detto che ho il dovere di nutrirmi perché altrimenti rischio di prendere qualche malattia, ma non le pare che ho anche il diritto di mangiare?

La domanda mi ha raggelato. Anche se non si tratta di un pensatore abituato a fare discorsi secondo i più ordinari canoni della logica aristotelica sono rimasto alquanto frastornato.    E’ proprio così. Anche lui, come tutti gli altri poveri, come tutte le persone che vengono a questo mondo, hanno il diritto di trovarvi tutto ciò che è indispensabile per condurre una vita dignitosa. La dottrina sociale della chiesa in tutti i documenti dei pontefici questo concetto lo ribadisce in tutte le salse. Ogni uomo ha il diritto alla alimentazione.

E quando gli ho detto che è vero che ha il diritto al nutrimento mi ha risposto che non poteva esercitare questo diritto perché non aveva famiglia, non aveva lavoro, non aveva pensione anche se tante volte gli è stato promesso che gliela avrebbero fatta arrivare. “Se non ho una lira – fu questa la conclusione del suo ragionamento – come posso esercitare il mio diritto?”

Poi ha avuto la cortesia (perché i poveri non sono cafoni), di ringraziarmi perché venendo a mensa poteva, almeno una volta al giorno, esercitare il suo diritto. Ho capito quanto fosse stata inutile la mia osservazione a spingerlo a mangiare per esercitare un dovere verso il corpo e per non incorrere in qualche malattia. Non aveva consumato tutto perché non si sentiva bene. Ma ho capito anche che nel chiedere qualche cosa per i poveri, oltre che puntare sulla generosità dei benefattori, dovrei sottolineare un po’ di più che anche i poveri hanno dei diritti.