Vincenzo Noto

 

 

Mubarak se ne va...

 

E cosa resta? Uno stato militare filo-americano che aspetta una transizione democratica. Si spera in meglio. Cosa possiamo raccogliere da questa esperienza che sta facendo esplodere il Magreb?

Da un lato le cause: Wikileaks con le sue informazioni scottanti che sconvolgono il mondo, lo stato di povertà che schiaccia le popolazioni, l'arroganza e i crimini legali che coloro che sono con una parvenza di legalità democraticamente eletti.

Dall'altro lato le persone. C'è una dimensione di lotta, e di euforia che riscontriamo in questa situazione, che è relativa ai movimenti di popolo e che sfugge al controllo razionale finendo nelle dinamiche del branco identiche, come quelle delle violenze dei teppisti, e come quelle negli stadi che in un dato momento sfocia nella lotta politica per risolvere le questioni che attanagliano la gente.

La lotta  viene repressa con la paura, con le armi o con i camioncini dell'esercito che scorazzano all'impazzata travolgendo la folla ed uccidendo. Ma i numeri sono a favore della folla, ed il gioco vale la candela. Ognuno si nasconde dietro il branco per fuggire le proprie paure e sognare un Egitto libero.

E' evidente che nella rivoluzione non si afferma il giusto contro l'ingiusto ma la forza maggiore contro la forza minore.  La logica delle dimostrazioni di piazza, specie nei paesi arabi, come anche molto più vicino a noi, non implica una scelta, un progetto di crescita, bensì una furia cieca di risentimento verso questo o quello. Infatti per governare l'unica via è quella di stordire il popolo, o con un finto benessere (come in occidente), o con l'odio verso qualcuno, verso una categoria quale causa di tutti i mali.

In Egitto il volto dato a questo odio è Israele, ma potrebbero diventare i cristiani o l'occidente con gli islamisti.

Una vera riforma democratica allora riguarda la scelta dell'istruzione, riguarda la responsabilizzazione della gente, riguarda un'etica pubblica ed un'etica privata che prenda a principio la logica della giustizia e del primato della persona come valori che soprasseggono ad ogni scelta, e all'impegno di ogni vita.

La logica delle piazze è quello dell'eccitamento spasmodico, quello dei messaggi spot che non significano nulla, dell'odio politico rivolto verso una persona, o verso un gruppo di persone: Berlusconi, i comunisti, i rom, gli extracomunitari, i chierici e la Chiesa, ebrei, islamici... insomma parole chiave che mobilitino, e creino consenso politico spendibile per l'acquisizione di potere capace di generare altro consenso e sopratutto denaro: il denaro di quella gente per cui si dovrebbe lavorare ed invece... è quella che viene a sostenere il peso dei poteri forti della finanza e degli interessi privati, dei proprietari di intustrie che si dice sempre che rischiano di crollare ma che generano introiti da capogiro.

Peter Glotz, scomparso da qualche anno, profetizzava che la crisi della democrazia avrebbe causato la “società dei due terzi”: una società nella quale i “gruppi dirigenziali metteranno in preventivo la degradazione sociale ( non la miseria completa) del terzo più debole della società, costituito da disoccupati, manovali, anziani dei ceti più poveri, lavoratori stagionali, handicappati, giovani incapaci di integrarsi nel mondo del lavoro...”

Probabilmente per l'Egitto questo male democratico sarà comunque un progresso, ma rimane ben evidente che permane lo stesso livello di ingiustizia sociale in paesi come l'Italia o gli Stati Uniti perenni evangelizzatori democratici con la fissa della guerra di liberazione.

Cosa cambia? Che il popolo egiziano ha i numeri a determinate condizioni di instabilità politica per ribellarsi, ma in Italia? Dove l'ignoranza regna mentre i media disinformano e trasformano a proprio piacimento ed utilità la realtà?

In Italia i poveri, messi in minoranza, rimangono poveri, ed è dal loro bisogno di promesse che si fonda il potere elettorale di centro, destra e sinistra. La piazza viene fomentata e controllata e guidata per la propria necessità politica, per la propria affermazione. Insomma la povertà del terzo della società deve essere ricercato se si vuole continuare a mungere tutti, a rubare a tutti. Quando riusciremo finalmente a garantirCI la possibilità di una vita dignitosa per tutti, allora un popolo istruito e culturalmente capace di amore e giustizia potrà eleggere una classe dirigente onesta e far cadere quella disonesta ed incapace.

Oggi Mubarak se ne va... altri restano.


Riccardo Incandela

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009