Vincenzo Noto |
TANGENTI, SIAMO DI NUOVO NEL FANGO
Siamo nuovamente nel fango o forse non ne siamo mai usciti. Torna come un incubo il fantasma di tangentopoli, le bustarelle cominciano a farsi rivedere in pubblico e veniamo nuovamente informati che c’è tutta una massa di funzionari, dirigenti, politici che accanto a lauti stipendi, spesso immeritati, raccolgono generose elargizioni di imprese, aziende, ditte appaltatrici che per assicurarsi lavori e contributi devono oleare maledettamente i farraginosi meccanismi della burocrazia. I ruoli di corrotti e corruttori si confondono e spesso i protagonisti si scambiano i ruoli sempre per portare a casa mazzette di soldi costati tanta fatica a chi realmente li lavora. La tangentopoli dell’ultimo decennio del secolo scorso ha spazzato via una intera classe dirigente, sono scomparsi, volatilizzandosi, partiti storici che avevano contribuito alla costruzione della nazione. Per molti si sono aperte le patrie galere, si è gridato ovunque che era giunto il momento di fare piazza pulita. Perché? Per ritrovarsi dopo pochi anni nuovamente nel fango? Forse ha ragione chi dice che è vero che la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Liberale e il Pci sono stati travolti, ma molti dei loro uomini sono riusciti ad inserirsi facilmente nelle nuove formazioni politiche e ancora oggi sono al governo del paese. E quindi la corruzione continua. Suscita molta ilarità sentire dire a molti dirigenti politici che occorre una legge più severa contro la corruzione. Ma possono i corruttori fare una legge contro i corrotti? Perché, purtroppo, molto spesso a capo delle cordate di corruttori ci sono fior fiore di politici come le cronache giornalistiche ogni giorno ci informano e quasi sempre, per ovvie ragioni, politici dei partiti che governano o negli enti locali o nel governo nazionale. Le leggi che abbiamo sono già più che sufficienti per assicurare alla giustizia corrotti e corruttori, per stroncarne le lucrose carriere politiche, per impedire che distruggano risorse nazionali. Occorre, invece, e da subito, una visione corretta del servizio politico, della amministrazione dei beni di tutti senza rassegnarsi alla ineluttabilità delle statistiche che ammettono l’esistenza di un certo numero di corrotti. Ma occorre anche che lo sdegno che si diffonde sempre di più verso l’attuale classe dirigente diventi protesta politica espressa nel momento in cui siamo chiamati alle urne. Perché se continuiamo a votare come sempre favorendo amici degli amici, allora per questo paese non ci sarà mai un tempo eticamente migliore.
Vincenzo Noto
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