Vincenzo Noto

 

 

NON PIÙ BURATTINI

 

di Gianni Notari

 

Il mondo cambia. E non si capisce quale direzione prenda. C’è un tale stato di incertezza che la gente non sa più come orientarsi.

Solitudine e precarietà, «come i passeggeri di un aereo che si accorgono che la cabina di pilotaggio è vuota, e che la voce rassicurante del capitano era soltanto la ripetizione di un messaggio registrato molto tempo prima». (Z. Bauman)

Cambiano soprattutto le coordinate di riferimento. Le ideologie gettano la spugna, ormai incapaci di parlare al cuore delle persone.

L’utopia  della “democrazia liberale” è sempre più mortificata; un certo modo di governare  non riconosce più la priorità e la superiorità delle leggi della “polis” sulle leggi del mercato. Il cittadino viene trasformato in consumatore obbediente che non deve vedere se non la propria “sicurezza”.

Cala così un silenzio incomprensibile su tante situazioni e non ci si interroga più sulle cause e i processi che producono povertà, disagio e sofferenza… Si preferisce tacere.

Si ha la sensazione che tanti di noi preferiscono essere narcotizzati e ridotti a burattini collocati sugli scaffali del supermercato globale come una qualsiasi altra merce; imballati e prezzati per essere vendibili al miglior offerente che promette una vita tranquilla nello scenario ben curato di uno spot pubblicitario.

Il tempo si è frammentato in episodi, la salute è diventata “fitness”, la massima espressione di libertà è lo “zapping”.

Tanti preferiscono vivere così; è meglio vivere così che “impicciarsi” di cose più grandi della propria comprensione.

A ciò si aggiunge una strana paura, la paura di essere additati come “farabutti”. In nome del “bene irrinunciabile dell’unità” la videocrazia tiene sempre l’indice puntato su chi tenta di indicare quadri analitici e progetti alternativi. Provate a dire qualcosa sul conflitto di interessi oppure ad esprimere il disagio di vivere in un Paese “addomesticato”. Provate a dire no all’attuale globalizzazione neoliberista e ad auspicare una globalizzazione dei diritti, per un mondo ove regole politiche democratiche e condivise pongano limiti precisi al dominio incontrastato dell’economia. Si viene  criminalizzati!

È l’eclissi della democrazia.

Ma nel Paese c’è chi non rinuncia a parlare. Da più parti si dice che un’altra Italia è possibile.

Molti prendono consapevolezza delle tante menzogne che alimentano il quotidiano e ritrovano nell’indignazione la propria dignità di essere liberi e pensanti. E vogliono capire.

Oggi c’è un’anticasta che alza la testa e non accetta di essere ammaliata da venditori di fumo; che  non vuole una guerra civile, ma una svolta fondamentale nella riacquisizione del confronto democratico; vuole la certezza che su questioni fondamentali come la giustizia, la sanità, la scuola, il lavoro, la libertà di informazione si lavori per il bene comune, non per gli interessi di pochi.

Queste novità, non solo italiane, vanno accolte, ascoltate e condivise. Importante è mettersi in gioco e non stare alla finestra. Non possiamo barricarci per tutta la vita in case blindate, difese da una miriade di misure di sicurezza in attesa di un paventato attacco del mussulmano terrorista, facile alibi di chi vuole la paralisi delle coscienze.

I nostri tempi sono una chiamata alla responsabilità e alla decisione. Il carattere dialogico comunicativo, proprio della vita di ogni società, va risottolineato con forza. L’incontro con l’altro, il diverso, la costruzioni di legami di cura solidale, diventano elementi fondamentali della ricerca di un’autenticità capace di ridare spessore alla dignità della persona.

L’imperativo diventa andare al di là di una coscienza appiattita e coinvolgersi nel nuovo che nasce anche se spesso chi cerca di farlo è ignorato e isolato. Ma solo partendo da questa assunzione di responsabilità si ha il diritto di continuare a sperare. Come diceva Mario Cuminetti, essa è l’unica via per attendere la manifestazione della bellezza del mondo. Lo spazio in cui organizzare queste difese è piccolo, ma brandelli di realtà, che danno gioia e vitalità, possono essere ancora strappati alla omologazione generale in vista di una trasformazione del presente.

«Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore

del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza,

porterà al raggiungimento di una splendida felicità» (Pablo Neruda)

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009