Vincenzo Noto

 

 

NON POSSIAMO PIU' TACERE

 

Non è una riproposizione di un capitolo del libro "Cuore"; è una scena di vita di oggi a cui giornalmente assisto. Alle sei e trenta circa, un'auto in male arnese, si ferma davanti al caffè San Michele a Palermo per lasciare scendere un ragazzetto di dieci anni che si piazza davanti alla porta del bar per iniziare il suo lavoro mattutino. E' infreddolito, affamato, e stende la manina esile in attesa dell'elemosina. Il suo servizio finirà a tarda sera. Tutto questo nella piu' assoluta indifferenza della gente, soprattutto di quella gente che spesso protesta indignata per l'assenza di attenzioni  verso le parti deboli. C'è, infatti, molta ipocrisia nell'atteggiamento che da molte parti si assume nei confronti di  alcune comunità portatrici di cosiddette culture "altre". Un atteggiamento al cui fondo sta una vera e propria irresponsabile  indifferenza rispetto ai diritti individuali ed alla garanzia della tutela della dignità della persona umana. Molta di questa gente e'  pronta a gridare contro atteggiamenti discriminatori che a tratti si  manifestano fra di noi, ma preferisce passar sopra a certe aberrazioni  espresse da culture di taluni gruppi.  Il riferimento e' alle  comunità Rom, presenti anche nel nostro territorio, la cui attività ,quasi esclusiva, e' l'accattonaggio. Se infatti qualcuno, punto da  quell'indignazione che e' figlia della cultura dei diritti, si facesse  coraggio e denunciasse l'incompatibilità fra tali stili di vita e la tutela della dignità della persona umana, rischierebbe il linciaggio di questi perbenisti.
Ma possiamo accettare una simile situazione? Mi chiedo, non ci si sente in contraddizione  chi si proclama, apertis verbis, progressista di fronte allo spettacolo indecoroso a cui e' possibile assistere al primo mattino davanti ai caffè cittadini dove sostano per la questua diecine di donne Rom, alcune in stato interessante, ma anche  i minori come quello di cui parlo per i quali si può, con giusta ragione, di "infanzia negata". Il silenzio che regna sovrano, mi lascia intuire la risposta. Ed e' una risposta amara, quella di chi, in realtà , piu' che ai diritti e' interessato alla "facciata" e che, proprio per questo motivo, può permettersi di sorvolare sul dolore e sulla dignità degli altri. Il nostro, a parole, dovrebbe essere l'Occidente della civiltà, il luogo del trionfo della cultura dei diritti in cui la civiltà giudaico cristiana, che ha messo al centro la persona umana, si e' incarnata nella storia, mentre in realtà sempre piu' diviene, in forza di un relativismo di comodo, il luogo in cui quella stessa persona umana può di fatto, e perfino in certi casi di diritto, subire la negazione dei diritti, in nome di un'ipocrita visione multiculturale che, appunto, relativizza il sistema dei diritti. Una cultura che può arrivare al punto di consentire lo sfruttamento di un minore senza che la coscienza personale ne abbia a subire traumi o sensi di colpa mi pare, che non possa definirsi progressista ne democratica.
 

Pasquale Hamel


 

 

progetto: SoMigrafica 2009