Vincenzo Noto |
OLMI, UN CINEASTA CRISTIANO
Ermanno Olmi il 24 luglio compie ottant’anni. Con i suoi film ha descritto l’anima semplice ma vera dell’Italia: la natura, la sacralità del Creato, l’uomo, il lavoro... In qualche modo ha anche anticipato i tempi, demolendo il paradigma che vede nell’economia la chiave di tutto e il mito della fiducia illimitata nella ricchezza per la soluzione dei problemi individuali. Proprio oggi invece constatiamo l’inadeguatezza del sistema economico e la voglia sempre più diffusa di tornare a una dimensione altra dell’esistenza. Il suo modo delicato e leggero di trattare il quotidiano, che lo connota da L’albero degli zoccoli alle opere successive, lo colloca in quel gruppo di registi (De Seta, Nelo Risi, Baldi ed altri) che dagli anni sessanta ai primi dei settanta trasfondono una poetica intimistica e crepuscolare in quel cinema “alternativo” lontano dallo spettacolo e da ogni forma di drammatizzazione tradizionale, portatore di un linguaggio piano, comprensibile, quasi in punta di piedi. Rispetto agli altri autori in Olmi c’è però una peculiarità: il suo è un approccio fondamentalmente religioso. Il mistero dell’esistenza lo fa tendere costantemente verso il trascendente. Per lui la religione non è un coacervo di regole etiche, bensì la libertà di scelta tra il bene e il male. La sua cifra stilistica è il rapporto armonico tra l’uomo e l’ambiente. Ne L’albero degli zoccoli c’è la vicenda emblematica del contadino che da un piccolo pezzo di terra non adatto all’agricoltura riesce a ricavare fiori e frutti. Nemmeno i re potevano godere di quelle primizie. Ecco, il messaggio del suo cinema è questo: per Olmi la terra è “Madre”, e quando l’onestà della terra si sposa con l’onestà dell’uomo, i frutti vengono copiosi.
Pippo La Barba
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progetto: SoMigrafica 2009