Vincenzo Noto

 

 

L’ARCIPRETE DI TERMINI: OLTRE LA FIAT

 

 

Don Francesco Anfuso, da cinque anni arciprete di Termini Imerese, è molto preoccupato sul futuro della sua comunità e non soltanto per le nere prospettive di quanti lavorano nello stabilimento Fiat destinato come tutto fa pensare alla chiusura.

 

Don Francesco, è proprio così?

 

 

Che io sia preoccupato per lo sviluppo di Termini è fuori discussione, anche se le voci che circolano intorno alla Fiat hanno tutto il sapore del ricatto per ottenere dalla Regione Sicilia altri soldi. Se la regione avesse dato ai termitani tutti i soldi dati sino ad ora alla Fiat si sarebbero potuti pagare gli stipendi senza andare a lavorare. Il problema di Termini non è solo la Fiat.

 

Cioè?

 

E’ tutta l’area industriale che è in crisi, e quello che è triste è che non si riesce a trovare un Marchionne locale capace di pensare in grande allo sviluppo delle nostre zone. La globalizzazione ha prodotto conseguenze anche dalle nostre parti e allora bisogna ripensare in termini nuovi al futuro della nostra gente, soprattutto dei giovani. Perché se Fiat chiude nel giro di qualche anno tutti gli operai vanno in pensione e con gli ammortamenti sociali potranno continuare a vivere. Ma i giovani che prospettive di lavoro hanno? Come possono pensare a farsi una casa ed una famiglia alle quali hanno diritto?

 

Mi pare di capire che a Termini insieme ad una azione di rivendicazione occorrono cervelli capaci di costruire nuove prospettive di lavoro.

 

Proprio così. All’interno della comunità, e non soltanto tra le forze politiche, bisogna individuare chi è capace di offrire nuove idee e poi sostenerlo in tutte le fasi attuative. Probabilmente questo momento di crisi provocato dalle scelte internazionali di Fiat potrebbe rivelarsi provvidenziale ai fini di un futuro migliore di un’area sulla quale nel tempo si sono riversate tante speranze ma che da qualche anno è in lenta e sicura agonia

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009