FESTINO
DI S. ROSALIA
OMELIA DI S.E. MONS. PAOLO ROMEO
ARCIVESCOVO METROPOLITA DI PALERMO
Palermo, Palazzo di Città
13 Luglio 2009
1. Come ad anticipare i festeggiamenti dei prossimi giorni, giunge oggi
la tradizionale celebrazione al Palazzo di Città. Essa rappresenta
un’occasione nella quale si manifesta più concretamente la volontà di
incontro delle varie Istituzioni che sono poste al servizio della nostra
cara e amatissima Palermo: sentiamo tutti, infatti, una comune chiamata
ad attenzionare i bisogni di quegli uomini e quelle donne, nostri
concittini, che attendono da noi la concreta individuazione di cammini
di speranza e di sviluppo, a livello personale e sociale.
Ringrazio, a tal proposito, tutte le gentili Autorità qui convenute, e
in primo luogo l’On. Sig. Sindaco, che ancora una volta ci accoglie,
quale ‘padrone di casa’, in questa Sede storica che auspico possa essere
sempre più simbolo eloquente di un’autentica sollecitudine per la Città,
luogo di una presenza attenta e vigilante sulle sue potenzialità di bene
e sulle sue visibili emergenze.
Il
Festino può rivelarsi davvero un’occasione propizia per ritrovare una
maggiore unione nel servizio ai palermitani. E così, mentre la Santuzza
ci invita a gioire insieme nella festa, che la onora come esempio
fulgido di virtù umane e cristiane, ci sprona tutti a rinnovare i nostri
propositi nel metterci all’opera per la nostra Palermo, per dare ai suoi
cittadini, specie a quelli più deboli e bisognosi, un senso alto della
vita, piena dignità, necessario rispetto, un’esistenza autentica che
realizzi in ogni circostanza quella indiscutibile vocazione donata
all’uomo nell’atto della creazione: essere ad immagine e somiglianza
di Dio.
2. Come brano evangelico, in questa S. Messa abbiamo appena ascoltato la
parabola delle dieci vergini. Essa ci ricorda che Rosalia ha attuato
quanto sapientemente fatto dalle cinque vergini sagge che hanno saputo
essere anche previdenti in attesa dello Sposo. Rosalia ha saputo
presentarsi al suo Signore, con una sorta di “riserva” di olio,
sapientemente accumulata nell’austerità e nella preghiera nelle grotte
delle Quisquina e del Monte Pellegrino. Questo le ha permesso, al
termine della sua giornata terrena, di non mancare all’appuntamento più
importante della sua vita, mentre nel corso dei secoli si è rivelata
un’autentica guida dei suoi concittadini.
È l’olio del primato di Dio in lei, quello dell’unione intima con
Cristo, l’olio della disponibilità al compimento della volontà di Dio,
l’olio che alimentò la sua vita di preghiera e donazione e la rese
splendente di luce, agli occhi di Dio e di quanti – già durante la sua
vita eremitica – si recavano da lei per chiedere consiglio e
intercessione.
Rosalia, così non manca all’appuntamento. Giunge ben preparata. Tutta la
sua vita, nell’intenzione e nell’attuazione, è un incontro con Cristo e
con i fratelli. Tutta la sua vita verginale diventa come feconda di un
futuro più alto e significativo, per se stessa e per gli altri.
3. Credo che in tutto questo la nostra amata Santuzza possa anche oggi
spronarci ad una riflessione, rivolgendosi a noi come a concittadini di
cui avverte le ansie e le preoccupazioni.
Rosalia impronta tutta la sua vita all’incontro con il Diletto. Ella,
anzi, è testimonianza eloquente di un Dio che l’ha conquistata e per il
quale ha vissuto coerentemente e costantemente le sue scelte. Da un
lato, ella coltiva questo primato in una profonda intimità di preghiera
e di eremitaggio sul Monte Pellegrino. Dall’altro proprio l’assoluto di
Dio nel suo cuore, ossia la santità della sua vita, si fa, secoli dopo,
incontro con i palermitani travagliati dalla difficoltà dell’epidemia
della peste.
Per Rosalia l’incontro con Cristo, suo unico bene, suo Diletto, si
traduce nell’andare incontro alla città di Palermo, piagata dal flagello
della peste. I palermitani riportano per le strade le reliquie ritrovate
e sperimentano così la sua forza liberatrice, la sua potente
intercessione quale amica e familiare di Dio. In nome di quel primato di
Dio che Rosalia ha vissuto in pienezza sul Monte Pellegrino, alcuni
secoli dopo – per così dire – scende incontro ai suoi concittadini per
donare salvezza e guarigione.
4. A quanti sono responsabili dell’amministrazione della nostra Città,
la Santuzza sembra raccomandare un più deciso “andare incontro” a Cristo
il cui volto siamo chiamati a riconoscere in ognuno dei cittadini
affidati alle diverse responsabilità di governo. Nella Caritas in
veritate, la recente enciclica che il Santo Padre Benedetto XVI ha
voluto donare alla Chiesa si legge con chiarezza: Senza Dio l'uomo
non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia
(n. 78).
Sì, carissimi! È questo il senso del servizio al bene comune che tutti
ci interpella. Non possiamo rassegnarci all’arroganza di chi – anche ad
alta voce – pretende di far scomparire Dio dalla vita degli uomini,
relegandolo prima ad un orizzonte lontano e privatistico, poi
eliminandolo gradualmente nel definire sentieri concreti per la
promozione del bene comune. Ciò, oltre che tradire la verità della
storia che i nostri Padri hanno tracciato, tradisce anche la dignità
della persona umana, il suo essere creatura rigenerata dal Creatore.
Il Papa afferma ancora: La maggiore forza a servizio dello sviluppo è
quindi un umanesimo cristiano, che ravvivi la carità e si faccia guidare
dalla verità, accogliendo l'una e l'altra come dono permanente di Dio.
La disponibilità verso Dio apre alla disponibilità verso i fratelli e
verso una vita intesa come compito solidale e gioioso. Al contrario, la
chiusura ideologica a Dio e l'ateismo dell'indifferenza, che dimenticano
il Creatore e rischiano di dimenticare anche i valori umani, si
presentano oggi tra i maggiori ostacoli allo sviluppo. L'umanesimo che
esclude Dio è un umanesimo disumano (n. 78).
L’azione politico-amministrativa, dunque, non può ridursi ad un semplice
funzionalismo. Piuttosto essa deve caratterizzarsi come un “andare
incontro” alla cittadinanza con la consapevolezza di servire gli uomini
nella loro dignità, per una loro più autentica realizzazione del loro
sviluppo, quello sviluppo umano che – sulla scorta di quanto affermato
da Paolo VI – è vera e propria vocazione, ossia chiamata di Dio alla
realizzazione di un progetto di salvezza. Riscoprire la centralità di
Dio non può che manifestarsi in un’azione comune che ponga al centro
l’uomo e i suoi diritti inalienabili.
5. Ora, sembra quasi che questa dimensione del servizio, come servizio
alla vocazione dell’uomo che si realizzi nell’amore di Dio e dei
fratelli, venga oggi sempre più messa a tacere. Sembrano trionfare,
nella concezione dell’amministrazione della cosa pubblica, logiche di
interesse personale, di gruppi particolari o di fasce sociali che non
possono non generare un pericolosissimo disinteresse per la
collettività.
A tutto questo non possiamo e non dobbiamo rassegnarci! Questa nostra
amata Palermo soffre ancora! Come invasa da pesti antiche e nuove, si
rivela spesso paralizzata, si ritrova abbandonata, segnata dai bubboni
di mali endemici e di problematiche sociali ed economiche che –
accumulatesi nel tempo e non adeguatamente affrontate – continuano a far
dilagare infezioni e aumentano malcontento e scoraggiamento.
Questa nostra amata Palermo trepida per il suo futuro, e attende che
tutti coloro che sono preposti a condurla sulla via dello sviluppo e
della pacifica convivenza, pongano al centro – su modello di Rosalia – i
bisogni dell’uomo, vera icona del Creatore, come testimoniato
dall’antica espressione di S. Ireneo di Lione: la gloria di Dio è l’uomo
vivente.
6. Nel 1624 il passaggio delle reliquie di Rosalia segnò il cambiamento
di Palermo, l’uscita dalla stasi della malattia e del contagio, il dono
della vita e della guarigione ad opera di una Santuzza che nel servizio
alla vita dei suoi concittadini testimoniò la gloria di Dio.
Oggi un più autentico cambiamento della Città è affidato in primo luogo
ai suoi Amministratori, che hanno il dovere di prendere coscienza che
l’uomo – ogni uomo – amato da Dio e redento a prezzo del suo Sangue, può
realizzare se stesso e la sua vocazione solo con l’aiuto della famiglia
umana nella quale è inserito.
È a voi
che mi rivolgo perché il vostro non sia un passaggio distratto o
superficiale sulle problematiche di questa Città. Uomini e donne
attendono un reale e concreto interessamento per tutti quei problemi che
investono la loro quotidianità, che incidono sulla loro qualità di vita,
che minano alla base lo loro dignità e la pacifica e armoniosa
convivenza sociale.
È certo
necessario che tutti avvertiamo la responsabilità di questa nostra
Palermo. Il suo cambiamento dipenderà anche dalla volontà dei singoli
cittadini. Ma l’azione dell’Amministrazione è l’azione di chi, in vario
grado e nelle competenze che sono proprie ad ogni impiegato pubblico,
deve rendersi più disponibile e sollecito di fronte ai dolori e agli
interrogativi che segnano il nostro vissuto cittadino.
Quale
Padre e Pastore di questa Chiesa di Palermo avverto tutta la necessità e
la responsabilità di fare appello affinché l’ “andare incontro” alla
costruzione dell’avvenire di questa Città si tragga fuori da sterili
logiche di consenso politico e divenga servizio autentico alla dignità
dell’uomo, e dell’uomo creato e redento da Dio.
Solo tenendo alta questa prospettiva ogni azione politica e sociale si
riveste di nobiltà e si trae fuori dalle pastoie dell’immobilismo
burocratico che oggi, come la peste di quattro secoli fa, rischia di
paralizzare questa nostra Palermo.
Concludo con le parole del Santo Padre: L'amore di Dio ci chiama ad
uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il coraggio di
operare e di proseguire nella ricerca del bene di tutti, anche se non si
realizza immediatamente, anche se quello che riusciamo ad attuare, noi e
le autorità politiche e gli operatori economici, è sempre meno di ciò a
cui aneliamo. Dio ci dà la forza di lottare e di soffrire per amore del
bene comune, perché Egli è il nostro Tutto, la nostra speranza più
grande (n. 78).
Rosalia
lo ha compreso e lo ha vissuto.
Interceda lei per questa Città e per quanti si impegnano a servirla.
X
Mons. Paolo Romeo,
Arcivescovo di Palermo
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