Vincenzo Noto

 

 

Padre Angel … libraian

 

Non è per snobismo, ma tra il vecchio appellativo di "bibliotecario" e quello più recente di "responsabile della biblioteca" preferisco la versione inglese di "librarian" perché - se non altro -richiama più immediatamente alla mente la materia prima trattata dal nostro personaggio: i libri.

Intendo riferirmi a P. Angelo Carrara S.I., "librariao" presso l'Istituto di Formazione Politica "Pedro Arrupe" di Palermo.

Che l'Istituto Arrupe, le cui origini risalgono al 1958 quando i Gesuiti di Sicilia costituirono il Centro Studi Sociali, sia lustro e vanto della comunità scientifica di Palermo e dell'intera isola è un fatto noto; meno diffusa, al di fuori della ristretta cerchia degli studenti, è forse la consapevolezza che il "fiore all'occhiello" dell'Istituto sia la BIBUOTECA, curata e gestita dal suo dominus P. Angelo.

Spinto un poco dalla mia mania di bibliofilo incallito, avevo chiesto - attraverso conoscenze comuni - di poterla visitare ed è stato così che in un caldo pomeriggio dello scorso mese di luglio mi sono ritrovato in Via Lehàr a dialogare con il nostro "librarian" che, comunque, avevo avuto occasione di incontrare in altre, seppur brevi, circostanze.

Smaltiti i convenevoli, che una certa garbata ironia da parte dell'interlocutore avevano reso più leggeri, e recuperata la sua "terza gamba" (bastone per appoggio) ci siamo portati all'ultimo piano della palazzina, dove la mancanza di condizionatori rendeva l'aria quasi irrespirabile.

Chiarisco subito che la Biblioteca non impressiona né per la bellezza dei suoi locali né per il numero dei suoi volumi (anche se i 55.000 posseduti non sono pochi per una "biblioteca specializzata") né per l'ordine che vi regna: quello che colpisce è l'estrema professionalità con la quale è organizzata ed è ancor più gestita.

Se, come dice un vecchio proverbio, la casa è lo specchio del padrone, a maggior ragione una biblioteca è lo specchio del suo "librarian". E più mi aggiravo in quei locali, più vi vedevo riflessa l'immagine di P. Carrara.

La ripartizione della varie materie negli "scaffali" della Biblioteca (Sociologia, Scienze della Politica, Scienze dell'Economia, Diritto, Questioni di società e di costume, Etica, Social Work, Metodologia della ricerca sociologica) è frutto, sono certo, dell'esperienza vissuta da P. Angelo presso l'Università Laval di Québec dove ha conseguito il suo Master Degree in Sociologia.

Contrariamente a quanto normalmente si crede, e cioè che una biblioteca gestita da un ordine religioso può non essere necessariamente dinamica e/o moderna, quella che mi sono trovato davanti all'Istituto Arrupe è, grazie alla lungimiranza dei superiori e all'opera instancabile di P. Carrara, dinamica, aggiornata costantemente e ultramoderna. Infatti, il suo catalogo completamente automatizzato è accessibile e consultabile on-line (http://www.istitutoarrupe.it): basta essere dotati di un computer e di un modem (non è necessaria nemmeno una password), ed è su-bito disponibile a quanti ricercatori, studenti universitari e studiosi sono coinvolti nell'attività esigente della ricerca.

Man mano che passava il tempo traspariva, non dalle parole di P. Angelo che restavano sempre scarne, semplici ed essenziali, ma dai lampi nei suoi occhietti furbi, quanto fosse -giustamente - soddisfatto ed orgoglioso di quella che, a buon ragione, considerava la sua creatura.

Impercettibilmente, e senza che io me ne rendessi conto, l'uomo, il professore, il gesuita avevano ceduto il posto al "librarian" che quasi si identifica con l'oggetto delle sue cure, che soffre se, per qualsivoglia motivo, non  può realizzare a pieno il suo disegno, che ha con i suoi libri un rapporto vivo e costante.

E mi vien voglia di lanciare, qui, un appello ai bibliotecari di molte facoltà universitarie: fate una visita all'Istituto Arrupe e vedrete come si può trasformare un "deposito di libri" (pieno di polvere) in una istituzione viva e vegeta. Vi sorprenderà vedere come gli utenti accorreranno numerosi e più volentieri.

Grazie, P. Angelo Carrara, per aver dato un'anima alla "sua" biblioteca ("Un laboratorio per la riflessione”), offrendo, così, un'oasi di professionalità in un deserto di dilettantismo; spero che gli utenti apprezzino.

Al termine della visita, incamminandomi lungo il viale che mi conduceva all'autovettura (fortunatamente parcheggiata all'ombra di un albero), non ho potuto fare a meno di rivolgere un pensiero a quell'Antonio Panizzi, modenese, che - nominato Principal Librarian al British Museum nella prima metà del 1800 - seppe rivoluzionare completamente l'attività di "Librarian" tanto da guadagnarsi la gratitudine perenne del mondo della cultura.

 

Antonino Lo Nardo

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009