Vincenzo Noto

 

 

LA PAROLA DI DIO CI SPINGE A NUOVE RELAZIONI

Ascoltare per vivere nell’amore

 

Vi sono due punti nell’esortazione apostolica post-sinodale sulla Parola di Dio “Verbum Domini” che non possiamo far “passare” senza darvi una giusta sottolineatura. Il nuovo documento Pontificio - come accaduto per altri importanti atti del magistero della Chiesa - rischia di non essere adeguatamente valorizzato e assunto come “guida sicura” per la nostra vita personale e comunitaria. Certamente sono diversi e significativi gli aspetti su cui si sofferma l’atteso testo pontificio, ma guardando realisticamente al vissuto concreto delle nostre parrocchie e delle varie aggregazioni laicali ecclesiali, ci pare importante illustrare - seppur sinteticamente - i due sopraindicati . Nella terza parte della nuova esortazione viene evidenziato che “il Vangelo ci ricorda che ogni momento della nostra esistenza è importante e deve essere vissuto intensamente, sapendo che ognuno dovrà rendere conto della propria vita. Nel capitolo venticinque del Vangelo di Matteo il Figlio dell’uomo ritiene fatto o non fatto a sé quanto avremo fatto o non fatto a uno solo dei suoi «fratelli più piccoli» (25,40.45): «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (25,35-36). Pertanto, è la stessa Parola di Dio a richiamare la necessità del nostro impegno nel mondo e la nostra responsabilità davanti a Cristo, Signore della storia. Nell’annunciare il Vangelo esortiamoci vicendevolmente a compiere il bene e all’impegno per la giustizia, la riconciliazione e la pace”. Non sono pochi oggi i cristiani che ritengono secon­dario o addirittura superfluo l’impegno per migliorare il mondo e per servire Gesù nei suoi «fratelli più piccoli». Imperversa spesso, anche in coloro che si definiscono “credenti”, una sorta di “accidia” collettiva, cioè di “un vivere senza cura e senza slanci” e appesantito da un pessimismo asfissiante, come è stata definita dai nostri Vescovi nel comunicato finale a conclusione della 62ª Assemblea generale tenuta ad Assisi. Benedetto XVI ricorda che “la Parola di Dio spinge l’uomo a rapporti animati dalla rettitudine e dalla giustizia, attesta il valore prezioso di fronte a Dio di tutte le fatiche dell’uomo per rendere il mondo più giusto e più abitabile. È la stessa Parola di Dio a denunciare senza ambiguità le ingiustizie e promuovere la solidarietà e l’uguaglianza. Alla luce delle parole del Signore riconosciamo dunque i «segni dei tempi» presenti nella storia, non rifuggiamo l’impegno in favore di quanti soffrono e sono vittime dell’egoismo”. Come non lasciarsi “provocare” da queste chiare e illuminanti parole? Il Papa ci invita a rivedere in profondità la nostra vita, a non lasciarci trascinare in una deriva intimista, “consolatoria” e individualista della fede. Chi ascolta con cuore sincero la Parola di Dio non può restare immobile o chiuso unicamente nella difesa del suo pro­prio interesse. Invece ci insegna il Successore di Pietro che “ascoltando con disponibilità la Parola di Dio nella Chiesa si desta la carità e la giustizia verso tutti, soprattutto verso i poveri”. Il duplice amore di Dio e del prossimo sono il centro e la pienezza di tutte le Scritture divine. Il Papa fa un appello accorato in tal senso: “Esorto, pertanto, tutti i fedeli a meditare spesso l’inno alla carità scritto dall’apostolo Paolo e a lasciarsi ispirare da esso: «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine» (1Cor 13,4-8). Che ognuno di noi lo mediti spesso e ne faccia un suo riferimento costante di vita.

 

Francesco Fiorino

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009