Vincenzo Noto

 

 

Messaggio per la Pasqua 2009

 

 

Pasqua per i crocifissi di oggi

 

Alle donne addolorate e incredule, che al mattino del primo giorno della settimana, si interrogavano sul senso del sepolcro aperto e vuoto, due uomini in abito sfolgorante rivolgono una domanda inattesa e danno una risposta inimmaginabile: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24,4-5).

La gioia della Pasqua parte proprio da questa evidenza insperata: il Signore crocifisso non è più nella tomba prigioniero della morte, ma è vivo. E questo messaggio la Chiesa proclama ininterrottamente da più di duemila anni e io, vostro Vescovo, lo ripropongo a voi, carissimi fratelli e sorelle che vivete in questa Chiesa che è in Mazara del Vallo. A voi tutti - cattolici, cristiani e fratelli in umanità - auguro di sperimentare la stessa gioia perché la risurrezione di Gesù Cristo è la vittoria della vita sulla morte e riapre la porta della speranza per ogni uomo e donna di ogni tempo.

Tale gioia, tuttavia, va preparata, seguendo lo stesso percorso del Signore Gesù, “primogenito di quelli che risorgono dai morti” (Col 1,18). Non si può, infatti, partire dal sepolcro vuoto, se prima non si è entrati in esso attraverso la via della croce; e ciò può avvenire in due modi.

Il primo modo è quello che chiede a ciascuno di noi di accettare e di prendere la propria croce per seguire il Maestro. A qualcosa dobbiamo morire (e ciascuno sa che cosa in lui chiede di morire perché contrario alla condizione di discepolo del Signore), altrimenti non possiamo gustare la gioia dei risorti, la luminosità di vita dell’uomo nuovo: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! […] Vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, a immagine di Colui che lo ha creato” (Col 3,3.9-10).

Il secondo modo ci fa rivolgere lo sguardo del cuore ai crocifissi di oggi, e sono tanti tra noi e lontano da noi. Ci sono i poveri di risorse materiali e spirituali, gli afflitti, i malati, i portatori di disabilità, le persone sole; gli oppressi a causa dell’ingiustizia, della violenza, della sopraffazione; i perseguitati per la fede e per l’umanesimo cristiano che intendono attuare; i maltrattati a motivo del compimento del proprio dovere e della libertà di pensiero; le vittime della prepotenza che si propaga attraverso la criminalità organizzata, il commercio della droga, l’usura. Il tormento e il pianto, spesse volte nascosti, di tanti uomini e tante donne ci interpellano e ci chiedono di non gustare da soli la gioia della Pasqua. Vi invito, perciò, miei cari, a entrare nel buio crocifiggente con qualcuno di questi nostri fratelli per portare la croce con lui e per accompagnarlo nella speranza verso la luce della risurrezione; solo così la nostra gioia pasquale sarà vera e piena, celebrata nella liturgia della vita e nella liturgia della Chiesa.

Il Signore è risorto, alleluia.

                                     X Domenico Mogavero, Vescovo

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009