Vincenzo Noto

 

 

Combattiamo pizzo e rapina

 

La recente notizia dell’arresto di dieci persone effettuato dalla Squadra mobile di Trapani e dagli agenti del Commissariato di Alcamo è un motivo in più per confermare la nostra stima alle Forze dell’Ordine della nostra Provincia di Trapani che bene e con dinamismo stanno svolgendo i loro compiti istituzionali. Gli arrestati, tra i quali anche due donne, sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione. Numerosi i danneggiamenti e le estorsioni scoperte dalla Polizia: ai taglieggiamenti venivano sottoposti concessionarie di auto e imprese. Le somme chieste andavano dai diecimila euro fino ai duecentomila imposti ad un imprenditore alcamese. La brillante operazione della Magistratura e della Questura di  Trapani conferma l’enorme influenza negativa della criminalità organizzata sull’economia. Il fenomeno malvagio del cosiddetto “pizzo” (il pizzo lo ricordiamo è una forma di estorsione praticata dalla mafia che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale sull'incasso o di una quota fissa da parte di negozianti e imprenditori in cambio di una supposta "protezione" dell'attività) è senza dubbio uno degli elementi negativi che blocca lo sviluppo del Sud e in particolare della Sicilia.  Che una parte della popolazione della nostra Sicilia (che speriamo non superi il 5%) sia collegata alle cosche mafiose è un fatto quasi indiscutibile. Chi lo nega non guarda alla realtà e di conseguenza non s’impegna a contribuire al cambiamento profondo delle coscienze e delle relazioni sociali. La Bibbia ci insegna che «l'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede ». Coloro che sono affiliati alla criminalità organizzata consapevolmente cercano denaro facile senza la fatica del lavoro onesto e potere arbitrario per sentirsi “grandi” e pressappoco “venerati”.  Diceva, sempre in maniera chiara, Giovanni Paolo II in una delle sue ultime udienze,  che è presente nella storia umana il “falso dio della rapina” - oltre quello della violenza e della ricchezza egoista - , “che s’esprime nell’estorsione, nell’ingiustizia sociale, nell’usura, nella corruzione politica ed economica. Troppa gente coltiva l’«illusione» di soddisfare in questo modo la propria ingordigia”.  In ogni regione del pianeta vi è una parte (più o meno consistente ) di persone che prendono “scorciatoie” pericolose e dannose per gli altri e che inseguono assurdi “miraggi”.  Non possiamo certamente giustificare in alcun modo i loro comportamenti, anzi siamo tenuti ad educarci ad uno stile di vita che prenda oggettive distanze da simili condotte distorte. Ci chiediamo perché ancora dalle nostre parti spesso si rimane “schiavi” di questi estorsori, di uomini e donne senza scrupoli e con cuori ricolmi di disprezzo per l’altrui dignità e libertà? Perché non denunciamo subito chi ci vuole imprigionare nella paura di essere danneggiati fisicamente o nelle cose che possediamo?  Non possiamo comprendere neanche chi si fa “strumento” di ricatti elettorali o di cordate di affari politicamente scorretti ed illegali.  La voracità banditesca di alcuni si combatte dando allora piena collaborazione alle forze positive dello Stato  e rinunciando decisamente a compromessi con “personaggi ambigui e collusi” che ci avvicinano solo per fare i loro interessi. Dobbiamo continuamente stare attenti a chi si è da tempo rassegnato al malaffare ed alle “amicizie” di comodo per oltrepassare le giuste regole di convivenza e del merito professionale e di studio.  Ciascuno è chiamato ad esprimere un no deciso alla sopraffazione e al ricatto da qualsiasi parte venga.  Il crimine del pizzo si sconfigge mettendoci insieme con convinzione ed avendo fiducia nelle Istituzioni preposte alla salvaguardia della nostra sicurezza e libertà.

 

Francesco Fiorino

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009