Vincenzo Noto

 

 

La liturgia dei poveri.

  

Che ne abbiamo fatto dell’eucaristia? Il vero pane dei poveri? Appena appena oggi riusciamo a spezzarla per noi soltanto. Che ne abbiamo fatto dell’eucaristia? Eppure è l’eredità più autentica che Cristo Gesù ha donato agli anawin di Dio. E’ il pane spezzato per tutti. Nella didaché l’eucaristia veniva chiamata “Klàsma” – spezzato. E’ la frazione del pane. Comprende il pane eucaristico non solo nella sua sostanza ma soprattutto nella sua relazione, ossia fatto per essere condiviso. In quanto sostanza di Dio e in quanto condivisa, l’eucaristia realizza pienamente la sua essenza di pane per l’uomo e la sua verità divina. Oggi noi cristiani arbitrariamente l’abbiamo separata, creando così il collasso della stessa eucaristia, da nessuno più mangiata, ma solo spezzata nelle parate dei sacramenti. Tanto da essere credenti ma non credibili. Abbiamo ucciso l’eucaristia nel possesso delle ricchezze tutte per noi, lasciando i poveri in mezzo alle strade. Sono cristiani (almeno di origine) quel venti per cento di umanità che detiene nelle sue mani l’ottanta per cento delle risorse della terra? L’eucaristia ricevuta al momento della morte è chiamata viatico: è il compagno di viaggio per l’eternità. Come chiamare l’eucaristia per vivere la giustizia? Non facciamoci illusioni. Il mondo sa che siamo ipocriti. Non facciamoci illusioni. La gente sa che siamo nel mondo lo scandalo di Dio. Come conciliare il pane eucaristico che ogni giorno spezziamo con l’ingiustizia che condividiamo non solo nelle nostre carte ma nelle nostre stesse azioni di vita quotidiana? Sappiamo essere ipocrita: in chiesa spezziamo l’eucaristia e nella vita spezziamo l’ingiustizia, figlia dell’egoismo. E’ lo scandalo che svuota i nostri banchetti. E’ il prezzo da pagare per la nostra stessa contraddizione. Come conciliare sostanza e relazione del pane eucaristico? Come conciliare la mensa della Parola con quella del Pane? La fractio panis è la risposta a un miliardo e oltre di uomini che soffrono oggi la fame. La fractio panis è la risposta di Dio perché nessuno muoia di fame. La fractio panis è la via della distribuzione equo solidale nel mondo. Rendere sterile la fractio panis è il peccato di omissione che nessun cristiano confessa. La fractio panis è la profezia del cristiano che è emarginato, come Dio, nel cuore della gente. Un Dio emarginato che si fa mangiare quotidianamente dagli ingiusti e dai giusti. Siamo così contraddittori che riusciamo a separare l’eucaristia, senza nessun pentimento. Il fine della liturgia non è la sacramentalizzazione del credente, (quanti sacramenti ricevuti così freddi più della morte), bensì la santificazione del credente. L’eucaristia e il battesimo raggiungono il loro pieno effetto solo quando conducono i cristiani a vivere come Cristo, ad amare come lui ha amato, a morire come lui è morto. Cari amici, la risposta non può essere la nostra carità di raccolte del superfluo. Cari amici, la risposta non può essere l’8 per mille per la chiesa. Cari amici, la risposta non può non essere che la piena condivisione di ogni povero che è un frammento dello stesso pane spezzato e da noi mangiato. Forse i ricchi non hanno le loro case opulenti? Forse non hanno i loro menù da sprecare? Perché quindi venire in chiesa a umiliare chi non ha niente? Vogliono forse gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio che vive con i poveri del Signore? E’ il rimprovero di san Paolo alla comunità di Corinto responsabile di aver trasformato la “Cena del Signore” in un pasto che non aveva più nulla di eucaristico. E’ il rimprovero oggi non solo di Helder Camara, bensì di tutti coloro che sentono incarnata nel proprio corpo l’eredità eucaristica di Cristo Gesù. Così comprendiamo che la crisi economica di oggi, che opprime l’umanità, non è altro che la crisi dell’eucaristia. Venne nella notte di Natale un barbone a trovarmi qualche minuto prima dell’inizio della veglia di mezzanotte. Aveva visitato quasi tutte le chiese di Palermo, rigettato puntualmente da tutti. Ebbi la forza di ascoltarlo e vestito liturgicamente l’affidai a un mio carissimo amico perchè potesse rimanere con noi in quella notte silente di Dio. Si rivelò poi immediatamente. Era un giornalista che passò in quasi tutte le chiese di Palermo per vedere chi potesse accogliere un povero a Natale. Si sentì così felici nell’essere accolto che l’indomani scrisse non solo sui giornali, bensì nel suo cuore, che Dio accoglie e si schiera sempre con i suoi poveri. L’eucaristia condivide culture, pensieri e stili di vita di ogni povero. Nella mensa domenicale non siamo più greci, giudei, pagani, italiani, bensì il corpo della nuova umanità, dove tutti vivono la ricchezza dei doni divini. L’eucaristia è il passaporto di ogni eredità della terra. Notiamo che san Paolo nella lettera a Corinto risolve i sette problemi della comunità, tra questi, le questioni interne alla comunità portate davanti ai tribunali pagani, annunciando il kerygma della Parola della Croce. La Croce - Risurrezione è la risposta all’uomo che soffre povertà e ingiustizia. Il gelo delle nostre mense eucaristiche non ci scuote per nulla a considerare il dramma delle ingiustizie del mondo tanto da essere convinti che un conto è la Messa e altro conto è la vita quotidiana. Separate l’una dall’altra, svuota prima l’una e rende sterile l’altra. Così viviamo imbottiti del dualismo della falsità. Eppure sono convinto che Dio non perde su questa terra. Più lo seppellisci nell’emarginazione delle nostre gelide case e più, a nostra meraviglia, diviene fertile nelle stagioni della crescita dei nostri giovani. La risposta è il cuore dell’uomo che non sa altro che amare. La risposta è il cuore dell’uomo che non vuole affatto gelarsi di incredulità. La risposta è il giovane di ogni religione che palpita il risorto nell’accoglienza calda di ogni povero. Dio Gesù ha spezzato la sua giovinezza sulla mensa eucaristica della croce del Giovedì santo perché il suo Giorno restasse sempre fertile e abbondante per tutti, luminoso e giovane nella primavera della terra.     

 

Paolo Turturro

 

 

progetto: SoMigrafica 2009