Vincenzo Noto

 

 

PARALITICI DELLO SPIRITO UNA QUARESIMA PER GUARIRE

 

 

Le condizioni esterne per una Quaresima dal forte contenuto penitenziale ci sono tutte dal momento che da ogni parte ci arrivano messaggi di sacrifici che tutti siamo chiamati a fare e ancora per qualche anno. I cicli economici sono molto più complessi di quanto i giornali non ci facciano capire, ma soprattutto è la realtà nella quale ciascuno di noi vive che ci spinge ad essere molto realisti e a non aspettarci ancora per molto tempo cambiamenti radicali.

Ma la Quaresima ci aiuta a dare un valore spirituale anche a  ciò che siamo costretti a fare per necessità. Anzi, ne ricaviamo una certa gioia che spinge al sacrificio e a trasformare in dono per gli altri quanto riusciamo a risparmiare.

Dobbiamo, però, cambiare stile di vita, modi di relazionarci all’interno delle nostre famiglie e delle istituzioni, sapendo trasformare tutto ciò che ci sembra piatto e monotono in un inno di gioia e di felicità. Tutte le penitenze che la vita e la realtà ci impongono devono nelle nostre mani diventare oro da spendere a servizio di un contesto umano che sembra vivere nella crisi più profonda. E’ vero che c’è la crisi economica che tutti i parametri ci presentano tragicamente davanti agli occhi, ma tutto questo potrebbe avere un grande valore spirituale  che non sempre riusciamo a vivere perché lo cogliamo solo nella sua dimensione economica. Per nostra sconfitta.

Siamo interiormente paralizzati, uno spirito rachitico costretto a vivere all’interno di un corpo che tante volte sembra soprasviluppato. Siamo dei piccoli mostri che ci muoviamo per strade affollate e piene di vita, ma siamo spesso morti dentro e conduciamo una vita stanca senza grandi prospettive di gioia.

La Quaresima, con i suoi forti richiami alla penitenza, con tutte le occasioni liturgiche che ci offre, va vissuta come un tempo favorevole per ritrovare se stessi e la propria identità frantumata da una quotidianità ultrapiatta e senza gioia. La vera penitenza non ha mai dato tristezza a nessuno, ma vera gioia a tutti, sempre che si abbia della gioia una giusta visione umana e non la si riduca soltanto a certe espressioni di piacere. E la più alta forma di penitenza resta, anche nel complesso mondo di oggi, l’insegnamento di molti asceti: accettare se stessi, con il peso della propria corporeità e debolezza.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009