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Mons. Vincenzo Noto

 

 

Mons. Vincenzo Noto nacque a Bisacquino il 21 agosto 1944, da papà Rosario e mamma Teresa Campisi; fu iniziato alla fede nella Parrocchia Matrice di Bisacquino come chierichetto, fanciullo di Azione Cattolica sotto la direzione dell’Arciprete mons. Pasquale Bacile, il quale ebbe una predilezione verso di lui, che rispondendo alla  chiamata  di Dio entrò nel Seminario Arcivescovile di Monreale, dove fece tutti gli studi fino alla licenza liceale.

Fu avviato per la teologia e gli altri studi di specializzazione presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore a Roma, frequentando l’Università Lateranense, dove conseguì la laurea in teologia e in diritto canonico, inoltre, fu alunno della Pontificia Accademia Ecclesiastica. A Roma è stato anche  insegnante di religione e impegnato pastoralmente nelle Parrocchie di S. Ignazio di Antiochia e di S. Fabiano e Venanzio.

La sua ordinazione sacerdotale avvenne a Bisacquino il 19 marzo 1969. Dopo l’esperienza di Roma, fece ritorno in Diocesi coprendo l’ufficio di professore  in Seminario, mansionario della Cattedrale e cancelliere della Curia arcivescovile.

 

Per diversi decenni è stato impegnato nel delicato e importante ed in qualche caso problematico campo delle comunicazioni sociali, collaborando con l’Osservatore Romano, Avvenire, altri periodici  di ispirazione cristiana (Jesus) e in ultimo con il Giornale di Sicilia.  Come direttore del settimanale  Novica e dell’agenzia Mondo cattolico di Sicilia ha seguito  il cammino pastorale delle Chiese di Sicilia nel periodo postconciliare ed è stato molto vicino al cardinale Salvatore Pappalardo e si è impegnato per promuovere una cultura della legalità.

 

Ha pubblicato 18 libri trattando vari argomenti: dalla dottrina sociale della Chiesa alle problematiche del lavoro a quelli della spiritualità. Vari editori, quando sentivano che Don Vincenzo era impegnato in qualche prossima pubblicazione si offrivano spontaneamente per pubblicarla, chiamando insistentemente la sua segreteria, contrariamente a quello che accade a molti autori che con i loro menabò girano le case editrici sperando che il loro lavoro sia un giorno pubblicato. Questo perché aveva un modo di scrivere semplice, chiaro e profondo.

 

Ha  esercitato con molta passione l’ufficio di direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Monreale. Ha affiancato il sacerdote  fidei donum don Filippo Mammano, sacerdote di Nicosia,  in varie iniziative  caritative ed educative  per i poveri  di Ilula. Mons. Noto, con entusiasmo e generosità ha contribuito  a costruire una scuola agraria, una scuola primaria e tante altre opere. In occasione del suo 25° di sacerdozio, invece di ricevere inutili regali, chiese ad amici e parenti contributi per le opere missionarie e raccolse 50 milioni di lire ai quali ne aggiunge altri 50 personali. Promotore instancabile di opere caritative ha creato una rete di benefattori, grazie ai quali  è stata costruita sempre ad Ilula la Casa del Buon Samaritano dove vengono accolti  un centinaio di bambini e ragazzi, anche con disabilità mentali e fisiche, molte le adozioni a distanza circa 450 bambini. Ha collaborato nel reperire fondi per le scuole dei non vedenti, dei sordomuti, della scuola professionale Santa Maria Goretti, del nuovo asilo nel villaggio di Ikuwala a pochi metri una chiesa dedicata ai Santi di origine corleonesi.

 

È stato anche Vicario Generale dell’Arcidiocesi, collaborando con mons. Pio Vittorio Vigo, gli Officianti e gli Impiegati della Curia arcivescovile di Monreale, lo ricordano con grande affetto e stima. In questi ultimi anni è stato direttore  instancabile, serio e appassionato della Caritas diocesana, assistendo ogni giorno i  veri poveri con un pranzo presso i locali della Chiesa del Carmine di Monreale sostenuto da tanti suoi amici benefattori, con attività di microcredito, con l’apertura di un centro d’ascolto, di un doposcuola gratuito e di una ludoteca nei locali di Sant’Isidoro.

 

Uomo di preghiera, Don Vincenzo in questi anni si è recato ogni giorno presso la Cattedrale di Monreale per l’adorazione eucaristica nella cappella di san Castrense dopo aver ascoltato ed accolto i poveri alla Caritas diocesana. Al parroco della Cattedrale che un giorno gli chiese il motivo di questo gesto vissuto con semplicità e fedeltà rispose: “Se non parlo con Gesù non posso poi parlare agli altri di lui”.

Don Vincenzo, che come presbitero è stato impegnato nel campo delle comunicazioni sociali, dell’animazione missionaria e della carità fattiva ha sempre creduto che la fede cristiana non è una serie di idee vaghe, ma è il rapporto personale con la persona di Gesù Cristo. Egli ha creduto nell’amore di Gesù che ci ha amati fino a sacrificare la sua vita sulla croce per la salvezza di tutta l’umanità. Non c’è infatti amore più grande: se è un grande amore quello di fare del bene alle persone amate, è amore ancora più grande quello di soffrire per loro.

Durante la malattia non si è chiuso nella sofferenza ma si è interessato sempre di tutto quello che accadeva nella Caritas diocesana. Il Signore lo ha unito, giorno dopo giorno, alla sua passione fino alla sera di mercoledì 18 dicembre 2013, quando è arrivato il giorno natalizio del suo ritorno nella casa del Padre Celeste.                                           

Il suo ministero è stato caratterizzato da spirito di servizio,  generosità e disponibilità verso tutti con i quali instaurava un rapporto franco, diretto e di amicizia, insistenza nel perseguire i suoi progetti e nell’essere vicino  particolarmente ai poveri e agli ultimi.

 

In questa occasione, permettetemi di ringraziare Dio per avermelo fatto conoscere, apprezzare, poter lavorare con lui, e da lui attingere al grande esempio di umiltà, dedizione e amore verso la Chiesa.

 

Sono certo, come credente, che – come dice s. Agostino “non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo sempre amarli in Colui che non si può perdere”.

 

Antonio Mirto

 

 

 

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