Vincenzo Noto

 

 

FORMAZIONE IN SICILIA

LUOGO DI SCANDALO E DI IMBROGLI?

 

 

Il mondo della formazione è in fermento. Gli ottomila addetti (a giudizio di tutti troppi e assunti con metodi clientelari) scendono ogni giorno in piazza, interrompono il traffico, protestano e minacciano di occupare l’assessorato competente e scaricano tutta la loro rabbia sull’assessore Mario Cintorrino. Un galantuomo che ha solo il torto di voler mettere un poco d’ordine in un settore che ne ha tanto bisogno perché negli ultimi anni la politica ha trovato in questo settore un canale per dare sfogo alle pressioni clientelari.

E’ giusto garantire il posto di lavoro a chi ne ha diritto, ma non sarebbe ugualmente doveroso chiedere ai sindacati e a tutti gli enti che gestiscono i corsi di formazione professionale conto e ragione sul numero degli impiegati, sui professori, sulla loro retribuzione e su quanto attiene il corretto funzionamento di un settore diventato soltanto luogo di clientelismo?

La Regione vuole mettere un poco d’ordine? Ne ha il diritto e il dovere mentre i sindacati dovrebbero fare un passo indietro e consentire a chi ha responsabilità di governo di spendere bene i soldi che sono di tutti i cittadini. Diversamente non si è credibili quando si accusa chi governa di gestire il potere in modo clientelare.

Ha ragione Centorrino quando si lamenta che attorno alle sue proposte non sente la solidarietà dei partiti che governano e nemmeno quella dei partiti di opposizione. Ma la ragione è troppo chiara. Molti dei politici che sostengono il governo Lombardo e molti di quelli che militano nei partiti di opposizione hanno utilizzato il settore della formazione per le loro campagne elettorali qualche volta trasformando le stesse sedi in segreterie politiche. Mettere mano al settore della formazione non significa soltanto ridurre il personale, ridimensionare i costi, vigilare sui corsi e il loro svolgimento, ma chiedersi seriamente se ancora hanno una funzione visto il rapporto che esiste tra frequentare questi corsi e trovare un lavoro reale. Perché non sottoporre ad esame anche gli iscritti a questi corsi e quantificare il numero degli iscritti che di corsi ne frequenta a più non posso accontentandosi anche di un piccolo contributo che gli studenti ricevono per la frequenza?

Se Centorrino ha il coraggio di andare avanti in questa direzione penso che di consensi negli ambienti politici e sindacali ne troverà ben pochi, ma avrà la consapevolezza di aver tentato di moralizzare un settore che ha bisogno urgente di essere rivisto.

 

Vincenzo Noto

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009