Vincenzo Noto

 

 

Stare in  piedi e a testa alta

 

Solo un 20% della nostra gente - forse e se non siamo troppo ottimisti - ha iniziato il 29 novembre scorso il tempo liturgico dell’Avvento. Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina è stato l’invito fondamentale di questo nuovo inizio d’anno nel quale sperimenteremo ancora una volta la vicinanza e la misericordia del Signore per tutti. Il messaggio dell’Avvento non è solo per i credenti, ma è rivolto a chiunque cerca verità e giustizia. Riportiamo una preghiera che crediamo illustri bene i cambiamenti che ciascuno è chiamato a praticare nella vita quotidiana: “E' così facile, Signore, chiudere gli occhi per non vedere i drammi e le contorsioni di questa storia, i rivolgimenti e le tante mutazioni. E' così spontaneo, Signore, tapparsi gli orecchi per non udire le invocazioni e gli appelli dei miseri, le richieste e il grido d'aiuto dei poveri. E' così tranquillizzante, Signore, abbassare il capo e considerare solo il perimetro ristretto della mia vita, le zone dei miei piccoli affanni. Sì, è vero, tante volte sono tentato di assopirmi e di immergermi in un dolce, sicuro tepore. Signore, strappami a queste tranquillità che mi rende allergico ai problemi, scuoti la mia esistenza rintanata negli angoli dell'intimità e fa pulsare il mio cuore ai ritmi della speranza e dell'attesa”.  Di fronte a certa rassegnazione e indifferenza siamo interpellati ad essere più attenti alla nostra vita e a quelle dei nostri simili. Nel piano pastorale 2009-2010 tra i gesti liturgici, che dobbiamo riscoprire all’interno della celebrazione eucaristica, si ricorda che “i fedeli stiano in piedi […]dall’invito Pregate fratelli prima dell’orazione sulle offerte fino al termine della messa”. Stare in piedi, nella preghiera e nella vita, è sempre stato segno di attenzione e di pronto coinvolgimento personale.  Nelle celebrazioni liturgiche in particolare lo stare in piedi è uno “stare” nella salvezza, la persona sta in rapporto con il Dio della vita. Stare in piedi non è solo un simbolo della resurrezione di Cristo, ma anche della gioiosa elevazione del cuore umano alle realtà eterne, anzi rappresenta la resurrezione spirituale di ogni essere umano. Se dunque stare in piedi  è “l’atteggiamento liturgico fondamentale” e dall’antichità è il segno eloquente di una esistenza rinnovata dal Cristo morto e risorto, ci permettiamo di dire che dobbiamo stare in piedi anche nelle scelte quotidiane, riscoprendo il gusto dell’onestà e dell’impegno vero per la comunità. Sperimenteremo il senso profondo ed inebriante della libertà di vivere a testa alta. Smettiamola di lasciarci dominare dall’avidità e dall’invidia, dall’ossessione dei soldi arraffati a qualsiasi costo, dall’affanno per un posto di “comando” più “alto” sia in ambito civile che ecclesiale, dall’intrattenere “legami” con soggetti che hanno imboccato da tempo la strada della corruzione del menefreghismo, da chi  - pur stipendiato dallo Stato - non si dedica pienamente ai suoi compiti e quindi frena lo sviluppo sociale. Stare in piedi significa anche intervenire pubblicamente per contribuire a fermare gli sprechi e gli “assalti” sul nostro territorio da parte di taluni enti ed individui pericolosi che senza alcun scrupolo vogliono fare i loro affari a danno della salute e della dignità di tutti. Se non si sta in piedi si rischia di rimanere “curvi” o chinati  verso ideologie, uomini e organizzazioni che prima o poi ti rendono schiavo o estremamente dipendente. La vita e la libertà restano i più preziosi tesori che dobbiamo custodire con molta cura.

 

Francesco Fiorino

 

 

progetto: SoMigrafica 2009